Una scossa contro l’erosione costiera, ecco come l’elettricità potrebbe aiutare a salvare le spiagge
Un nuovo studio della Northwestern University, pubblicato sulla rivista scientifica Communications Earth and the Environment, ha dimostrato che è sufficiente applicare una leggera scossa elettrica per trasformare la sabbia marina in una solida barriera contro l'erosione costiera, offrendo una soluzione sostenibile per la protezione delle coste a lungo termine.
Questa tecnica, ispirata al processo naturale con cui molluschi e altri organismi marini costruiscono le loro conchiglie, utilizza un lieve impulso elettrico per stimolare la formazione di legami minerali tra i granuli di sabbia, creando una struttura simile a una roccia che può resistere all'azione erosiva del mare.
Lo studio, guidato dall’italiano Alessandro Rotta Loria, professore associato alla Northwestern, è stato condotto in laboratorio, dove i ricercatori hanno applicato una corrente di 2-3 volt all'acqua marina, scoprendo che questo processo permette di cementare la sabbia in modo efficace e duraturo. «Dopo essere stata trattata, la sabbia appare come una roccia», spiega Rotta Loria, ottenendo così una sabbia compatta anziché granulare.
Questo approccio potrebbe rappresentare una rivoluzione per la protezione delle coste, che sono sempre più minacciate dall'erosione causata dal cambiamento climatico e dall'innalzamento del livello del mare. Secondo un rapporto della Commissione europea, si prevede che entro la fine del secolo circa il 26% delle spiagge del mondo sarà spazzato via, con gravi conseguenze per le comunità costiere.
In Italia, il fenomeno dell’erosione costiera è particolarmente grave. Dal 1970, sono stati persi circa 40 milioni di metri quadrati di spiagge, un dato che evidenzia l'urgenza di trovare soluzioni efficaci per proteggere le nostre coste. Ormai in Italia la superficie complessiva delle spiagge misura meno del territorio del solo municipio di Ostia, a Roma: 120 kmq, una superficie che comprende le grandi spiagge di Rimini o della Locride, fino alle piccole e suggestive "pocket beach" tra le scogliere dell'Asinara o alle spiaggette che sopravvivono tra i porti, i lungomare o le scogliere artificiali davanti le nostre città di mare.
In un simile contesto, l’erosione non solo riduce lo spazio disponibile per il turismo balneare, ma provoca anche la perdita di habitat costieri fondamentali.
Le attuali strategie di mitigazione dell'erosione, come la costruzione di dighe e barriere marine o l'iniezione di cemento nel suolo, sono spesso costose e di breve durata. «Anche i muri di protezione soffrono di erosione», spiega Rotta Loria, sottolineando che, col tempo, la sabbia sotto queste strutture può erodere e causare il crollo delle barriere stesse. Inoltre, l'uso di cemento e altri leganti comporta impatti ambientali irreversibili.
La tecnica sviluppata dalla Northwestern, invece, offre una soluzione ecocompatibile e più economica, con costi stimati tra i 3 e i 6 dollari per metro cubo di sabbia cementata elettricamente, rispetto ai circa 70 dollari necessari per i metodi tradizionali. Inoltre, il processo è reversibile: se una comunità decidesse di rimuovere la sabbia solidificata, basterebbe invertire i poli dell'elettricità per sciogliere i minerali precedentemente formati.
Rotta Loria sottolinea che le applicazioni di questo approccio sono molteplici: «Possiamo usarlo per rafforzare il fondale marino sotto le dighe, stabilizzare le dune di sabbia e trattenere pendii di terreno instabili. Ci sono molti modi per applicare questa tecnologia per proteggere le aree costiere».
In un prossimo futuro, il team di ricerca intende testare questa tecnica fuori dal laboratorio, direttamente sulle spiagge. Se i risultati confermeranno le aspettative, questa innovazione potrebbe rappresentare una svolta nella lotta contro l'erosione costiera, offrendo una speranza concreta per la conservazione delle coste italiane e globali, preservando non solo il territorio ma anche le economie locali che dipendono dalle spiagge.