Quanto costa la bonifica di 1 sito nucleare? Il caso Sellafield: 136 mld di sterline e lavori conclusi nel 2125
L’Italia non è l’unico Paese in difficoltà nel decomissioning delle proprie ormai ex centrali nucleari, il cui smantellamento continua a prolungarsi nel tempo, per non parlare della realizzazione del Deposito unico per i rifiuti radioattivi, la cui ormai ipotetica data di realizzazione è stata spostata dal ministro Pichetto al 2039.
Anche il Regno Unito non se la passa benissimo, come mostra il caso particolarmente critico di Sellafield, il sito nucleare più complesso e impegnativo presente nel Paese – dove sono presenti anche rifiuti radioattivi provenienti dalle centrali italiane –, sulla costa nel nord dell’Inghilterra.
In un nuovo rapporto appena pubblicato dal National audit office (Nao), ovvero l’authority indipendente sul controllo della spesa pubblica del Regno Unito, il costo previsto per la dismissione di Sellafield è salito a 136 miliardi di sterline – il 18,8% in più rispetto a quanto previsto nel 2019 – e dovrebbe potersi concludere solo nel 2125; ancora non è noto dove i relativi rifiuti radioattivi saranno stoccati in via definitiva.
Si tratta di costi che ricadono sui contribuenti britannici. Il sito di Sellafield è infatti di proprietà della Nuclear decommissioning authority, un’agenzia governativa che è attualmente responsabile della gestione, dello smantellamento e della bonifica di 17 siti nucleari nel Regno Unito (con altri 7 che dovrebbero prossimamente aggiungersi alla lista).
«La Nda – spiega il capo della Nao, Gareth Davies – deve costruire nuove strutture per trattare e stoccare diversi tipi di scorie nucleari, mantenendo al contempo le strutture obsolete e le relative infrastrutture fino alla loro dismissione. Nonostante i progressi compiuti dall'ultima relazione del Nao, non posso ancora concludere che Sellafield stia ottenendo un buon rapporto qualità-prezzo, poiché i grandi progetti vengono consegnati in ritardo rispetto a quanto previsto e a costi più elevati, insieme a progressi più lenti nella riduzione dei rischi multipli.Il perdurare di prestazioni insufficienti farà sì che il costo della disattivazione aumenti considerevolmente e che i "rischi intollerabili" persistano più a lungo».