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Dal 2008 al 2022 sono emigrati 525mila giovani italiani

Bankitalia, a causa del calo demografico l’Italia rischia di perdere il 13% del Pil al 2040

Per frenare il trend servono più occupazione femminile e giovanile, smart working, immigrazione e produttività
 |  Green economy

Nelle sue prime Considerazioni finali da governatore di Banca d’Italia, Fabio Panetta introduce la Relazione annuale 2023 con un focus sul calo demografico italiano e le risposte del mercato del lavoro. Riportiamo di seguito integralmente il focus, con la versione integrale delle Considerazioni finali disponibile qui.

Secondo l’Istat, da qui al 2040 il numero di persone in età lavorativa diminuirà di 5,4 milioni di unità, malgrado un afflusso netto dall’estero di 170.000 persone all’anno.

Questa contrazione si tradurrebbe in un calo del Pil del 13%, del 9% in termini pro capite. Nonostante la crescita dell’ultimo decennio, la partecipazione al mercato del lavoro, pari al 66,7%, rimane di 8 punti percentuali inferiore alla media dell’area dell’euro.

Il divario non è ampio per gli uomini, ma sale a 13 punti percentuali sia per i giovani tra 20 e 34 anni sia per le donne. L’occupazione giovanile ha risentito della bassa crescita. Molti hanno cercato migliori prospettive di lavoro all’estero: 525.000 giovani italiani sono emigrati tra il 2008 e il 2022; solo un terzo di essi è tornato in Italia.

Hanno lasciato il Paese soprattutto i laureati, attratti da opportunità retributive e di carriera decisamente più favorevoli. L’esodo indebolisce la dotazione di capitale umano del nostro paese, tradizionalmente afflitto da bassi livelli di istruzione.

Il tasso di occupazione femminile è ancora al 52,5%. In Italia è difficile conciliare impegno lavorativo e carichi familiari. L’abbandono del mercato del lavoro dopo la nascita del primo figlio è tra le principali motivazioni della bassa partecipazione ed è positivo che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dedichi risorse rilevanti ai servizi per l’infanzia.

Ad accrescere l’occupazione potrebbero contribuire misure volte a promuovere una diversa organizzazione del lavoro tra quello in presenza e quello a distanza; una revisione del sistema di detrazioni e trasferimenti che riduca i disincentivi al lavoro del secondo percettore di reddito in una famiglia; l’adozione di politiche per stimolare l’assunzione di persone da tempo fuori dal mercato del lavoro.

Decisi aumenti dei tassi di occupazione – fino ai livelli medi dell’area dell’euro – potrebbero arrivare a controbilanciare gli effetti del calo demografico e mantenere invariato il numero degli occupati.

È inoltre possibile che un sostegno all’occupazione derivi da un flusso di immigrati regolari superiore a quello ipotizzato dall’Istat. Occorrerà gestirlo, in coordinamento con gli altri paesi europei, bilanciando le esigenze della produzione con gli equilibri sociali e rafforzando le misure di integrazione dei cittadini stranieri nel sistema di istruzione e nel mercato del lavoro.

Ma è chiaro che anche con maggiore occupazione e maggiori flussi migratori l’apporto del lavoro alla crescita dell’economia non potrà che essere modesto. Solo la produttività potrà assicurare sviluppo, lavoro e redditi più elevati.

di Fabio Panetta, governatore Banca d’Italia

Redazione Greenreport

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