Il cambiamento climatico si sta mangiando le coste dell’Emilia-Romagna
In Emilia-Romagna esiste un territorio posto tra la pianura alluvionale e il mare formato da circa 130 km di spiaggia quasi continua, un territorio ampiamente costruito ma che ancora riserva tratti naturali di elevata valenza ecologica.
Negli ultimi 10.000 anni si è assistito, a scala delle centinaia di anni, ad una alternanza tra periodi con clima freddo a fasi più miti con ripercussioni nella posizione della linea di costa, tanto è vero che 5.000 anni fa, all’alba delle grandi civiltà, la spiaggia era spostata 30 km nell’entroterra.
L’attuale l’erosione, l’ingressione marina e innalzamento del livello del mare, è direttamente collegata alla variazione climatica in atto, così come lo è stata la progradazione del delta del Po dalla metà del XIV sec. alla metà del XIX sec. per oltre 25 km, a causa di un maggior apporto solido in un periodo climatico più freddo.
Attualmente il 57% del litorale è protetto da opere di difesa, particolarmente concentrate in provincia di Rimini e Forlì-Cesena, e sempre più frequentemente si devono affrontare e gestire criticità dovute alle mareggiate, che tendono a provocare inondazioni marine su un territorio piatto, quasi a livello del mare se non al disotto.
In uno scenario di cambiamento climatico in cui si registra un innalzamento medio del livello del mare di circa 1,5 mm all’anno con punte di oltre 3 mm negli ultimi anni, associato ad una subsidenza di 1-2 cm all’anno, è chiaro che le criticità a cui andremo incontro sono estremamente serie.
L’erosione costiera, l’inondazione marina, la subsidenza, la salinizzazione degli acquiferi e il rischio sismico sono temi che su cui bisogna investire risorse per il loro studio ma anche incominciare a progettare il futuro dell’economia costiera romagnola. In 70 anni, nell’arco di una generazione siamo passati dal costruire alberghi in riva al mare all’esigenza di come gestire il costruito, come conciliare questa economia turistica a fronte di cambiamenti che ci costringeranno a delle scelte che forse ancora neppure immaginiamo.
Un ultimo dato, nel 2018 i tratti di litorale in erosione risultano essere il 18%, con una situazione in miglioramento o stazionaria per le costanti attività di ripascimento delle spiagge, che senza esso risulterebbero in erosione per quasi il 30%.
Nelle previsioni Ipcc al 2100, la combinazione di un aumento di 50-70 cm dell’innalzamento del mare (e non sono le peggiori previsioni) e di un abbassamento del suolo calcolato proiettando i valori attuali porterà ad un aumento delle aree depresse, sotto il livello del mare, che attualmente corrispondono a circa 12.000 kmq. Questo e altro è quanto è emerso da una interessante giornata di studi organizzato dalla Regione Emilia-Romagna con relativa pubblicazione.
di Paride Antolini, presidente dell’Ordine dei geologi dell’Emilia-Romagna