Nel nuovo Pniec della Spagna dominano le rinnovabili: 308 miliardi di investimenti e crescita Pil del 3,2%
La Spagna ha approvato l’aggiornamento del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec 2023-2030) e c’è da impallidire nel fare il confronto con l’analogo italiano. Madrid, emerge dalle informazioni diffuse dal ministero per la Transizione ecologica spagnolo, lavora a una riduzione del 32% dei gas serra prevista per il 2030, ovvero nove punti superiore rispetto al 23% stimato nella versione originale del Piano. Nel nuovo Pniec, inoltre, l’obiettivo di consumo finale di energia rinnovabile sale al 48%, con l’81% di generazione di elettricità, e quello di efficienza energetica al 43%. «Con un investimento previsto di 308 miliardi durante il periodo, il Pil aumenta del 3,2% e si creano fino a 560.000 posti di lavoro nel 2030», secondo le stime del ministero. Non solo. «Per il 2030 è prevista l’installazione di 76 GW di fotovoltaico (con 19 GW di autoconsumo), 62 GW di eolico, 22,5 GW di stoccaggio e 12 GW di elettrolizzatori per ottenere idrogeno rinnovabile».
Inoltre, se la capacità dell’eolico nel rapporto 2019-2030 è più che raddoppiata (da 25 GW a 62 GW) e se la potenza installata del fotovoltaico quasi decuplicherà, passando dai circa 8 GW di cinque anni fa ai 76 GW del 2030, il nucleare nel Pniec spagnolo aggiornato finirà per essere più che dimezzato, passando dai 7 GW del 2019-2025 agli appena 3 GW del 2030. Tutto l’opposto di quanto si legge nel nuovo Pniec del governo Meloni, pubblicato all’inizio di luglio e pubblicizzato dal ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin proprio per il prospettato ritorno del nucleare in Italia. Un ritorno che, come ha spiegato il direttore scientifico del Kyoto club Gianni Silvestrini, non è al momento né realistico né conveniente. Già nei mesi scorsi Silvestrini aveva sottolineato che il nuovo Pniec messo a punto dal governo Meloni «è poco ambizioso e danneggia l’Italia». Ora il direttore scientifico del Kyoto club analizza l’analogo piano spagnolo e non può che definirlo «interessante!» per i criteri che ne sono alla base.
Criteri così evidenziati dal ministero per la Transizione ecologica della Spagna: «Il nuovo documento è il risultato del grande progresso registrato nell’attuazione dell’Agenda verde del governo negli ultimi anni e dell’aumento dell’ambizione europea nel concretizzare una transizione ecologica che migliori la competitività, modernizzi il tessuto produttivo, crei nuovi ecosistemi industriali e di servizi - con nuovi posti di lavoro e di qualità - aumentando la coesione territoriale, combattendo il riscaldamento globale, migliorando gli ecosistemi e la salute delle persone e rafforzando l’autonomia strategica». La stima di Madrid è che l’investimento totale di 308 miliardi di euro che sarà mobilitato fino al 2030 per l’82% sarà privato e il 18% sarà pubblico (il 13% di fondi europei). Il 37% di questo investimento sarà destinato alle energie rinnovabili, il 28% al risparmio e all’efficienza, il 17% alle reti energetiche e il 17% all’elettrificazione dell’economia.
Come spiegato in una nota diramata al termine del Consiglio dei ministri che ha dato via libera al nuovo Pniec, tra l’altro, le nuove disposizioni sono utili non solo in campo ambientale, ma anche in quello sociale. Grazie all’incremento delle rinnovabili, «la spesa energetica media delle famiglie scende dal 7,8% del loro reddito nel 2019 al 5,7% nel 2030, con una maggiore incidenza sulle famiglie a basso reddito». Evidenti i vantaggi anche per quel che riguarda la salute e la sanità pubblica: «La riduzione dell’inquinamento atmosferico dimezzerà le morti premature stimate per la fine di questo decennio», si legge nella nota diffusa dopo il Consiglio dei ministri.
L’aggiornamento del Pniec, sottolineano tra l’altro le autorità spagnole «incorpora le raccomandazioni della Commissione Ue e più di 12.000 contributi di diverse amministrazioni, settori economici, Ong e società civile in generale, che hanno partecipato a un ampio processo di udienza pubblica». Un altro aspetto, lamentano molte sigle ambientaliste e associazioni italiane, che da noi è mancato.