Ispra, in Italia censite 634mila frane in attesa di un Piano nazionale d’intervento
Il maltempo che il 27 agosto ha pesantemente colpito diverse regioni italiane, e in particolare la Campania, nelle ultime ore ha concesso un po’ di tregua. Ma i danni provocati soprattutto nelle province di Caserta, Benevento e Avellino sono ancora ben visibili. Le forti piogge che si sono abbattute in un breve lasso di tempo su terreni resi impermeabili da lunghi periodi di siccità e da altri fattori legati a un non sempre accorto intervento dell’uomo sulla natura (di cui il consumo di suolo è solo uno dei più visibili esempi) dovrebbero far riflettere sugli effetti devastanti di una crisi climatica che non può certo essere nascosta da «taglienti strategici» operati da qualche Tg Rai. E soprattutto, i fiumi di fango e le frane che hanno provocato ingenti danni economici e messo in pericolo l’incolumità di tante persone, dovrebbero convincere chi ha responsabilità politiche e chi ricopre ruoli istituzionali che non è più rinviabile l’adozione di un Piano nazionale per la sicurezza idrica e idrogeologica: dal rapporto “Water intelligence” della Fondazione Ewa risulta infatti che un simile piano per salvare l’Italia dalla crisi climatica e dai suoi effetti legati all’acqua vale 176,5 miliardi di euro in 10 anni.
Fortunatamente, il nostro Paese non parte proprio da zero nell’attività di monitoraggio e contrasto agli effetti del riscaldamento globale.
All’indomani degli eventi meteo estremi che hanno colpito la Campania, l’aspra ricorda che tra i propri compiti istituzionali c'è la raccolta, elaborazione e diffusione di mappe e dati sul dissesto idrogeologico riferiti all’intero territorio nazionale, mettendoli a disposizione del Paese per la prevenzione e mitigazione del rischio.
In particolare, Ispra in collaborazione con le Regioni e le Province Autonome, realizza l’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia, in cui sono state censite, ad oggi, oltre 634.000 frane che rappresentano i 2/3 di quelle europee.
L’Istituto predispone le Mosaicature nazionali della pericolosità per frane e alluvioni, sulla base dei Piani di Assetto Idrogeologico (Pai) e dei Piani di gestione del rischio alluvioni (Pgra), redatti dalle Autorità di bacino distrettuali. Le aree a pericolosità per frana includono, oltre alle frane già verificatesi, anche le zone di possibile evoluzione dei fenomeni e le zone potenzialmente suscettibili a nuovi fenomeni franosi.
Con cadenza triennale Ispra pubblica il Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia, che costituisce il quadro di riferimento ufficiale sulla pericolosità e sul rischio idrogeologico per il nostro paese.
Ricorda l’Istituto che il 94% dei comuni italiani è a rischio per frane, alluvioni o erosione costiera, 1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane e 6,8 milioni di abitanti a rischio alluvioni (Rapporto ISPRA, 2021). E attualmente l’Istituto sta lavorando all’edizione 2024, che verrà pubblicata all’inizio del prossimo anno.
Tutti i dati sono pubblicati sulla Piattaforma nazionale IdroGeo, facile strumento da usare, anche con smartphone, per favorire una maggiore consapevolezza sui rischi che interessano il proprio territorio e decisioni informate su dove acquistare la propria casa o ubicare nuove attività economiche.
Il monitoraggio in situ delle frane è fondamentale per approfondire la conoscenza dei fenomeni franosi, valutare l’evoluzione dei fenomeni in atto (previsione), supportare la progettazione delle opere di stabilizzazione e verificarne l’efficacia nel tempo, pianificare correttamente il territorio, attivare procedure di allertamento della popolazione.
L’Ispra, inoltre, nel 2021 ha ideato l’Anagrafe nazionale dei sistemi di monitoraggio in situ delle frane al fine di censire le reti di monitoraggio sul territorio nazionale. È curata in collaborazione con Regioni, Province Autonome e Arpa e contiene le informazioni su ubicazione, soggetto gestore, finalità del monitoraggio (conoscitivo/allertamento), stato del sistema (attivo/dismesso/in fase di realizzazione), tipo di acquisizione (manuale/in continuo), tipo di strumentazione di monitoraggio.
L’Istituto effettua anche il supporto tecnico-scientifico al ministero dell’Ambiente nell’ambito del Pnrr Sim - Sistema integrato di monitoraggio e ha promosso, insieme a Regioni e Arpa, il potenziamento delle reti di monitoraggio in situ delle frane sul territorio nazionale con finalità di controllo e gestione del rischio.
Nel Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo (Rendis) Ispra gestisce le informazioni relative a tutti gli interventi di difesa del suolo finanziati con risorse di competenza del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, dal 1999 ad oggi. In Rendis sono censiti attualmente circa 25.000 interventi per un totale di più di 17 miliardi di euro di finanziamenti.
Inoltre Ispra coordina l’Infrastruttura di Ricerca GeoSciences IR con un focus sulla sperimentazione di tecnologie innovative per il monitoraggio delle frane, quali il monitoraggio di versanti in suoli piroclastici nella zona di Sarno (Sa), il foto-monitoraggio con fotocamere e webcam, l’analisi dei processi di instabilità in alta quota legati all’incremento della temperatura e alla degradazione del permafrost a Corvara nelle Dolomiti.