In Italia le posizioni discordanti sul cambiamento climatico frenano la transizione
Bombe d’acqua e allagamenti, venti che spazzano via gli ostacoli, siccità, frane. Anche nel corso di questa estate, e in particolare nelle ultime ore, gli eventi estremi che si sono abbattuti sull’Italia hanno riacceso la spia dell’allarme rosso sulle conseguenze del cambiamento climatico. Un fenomeno di trasformazione che secondo Liana Daher, professoressa ordinaria di sociologia all’università di Catania e dell’Associazione Italiana di Sociologia (AIS) «E’ estremamente complesso e che, per essere affrontato in modo strutturale, richiederebbe una forte cooperazione non solo tra le scienze umane e non, ma anche con le istituzioni. Abbiamo la necessità di mettere in pratica un approccio basato sulla collaborazione e sulla costruzione del bene collettivo che oggi fatica ancora ad affermarsi a causa di una percezione contraddittoria da parte del mondo scientifico rispetto al problema del cambiamento climatico. In pratica, da un lato c’è chi non crede in questo cambiamento e dall’altro c’è chi dimostra, anche attraverso evidenze scientifiche, che questo fenomeno è reale e andiamo verso un aggravamento».
La Daher evidenzia che «Di fronte alla presenza di questi due approcci i cittadini si trovano a ricevere input diversi e, di conseguenza, mettono in atto comportamenti contrapposti. Da un lato c’è la consapevolezza, che porta ad agire in modo responsabile, dall’altro la negazione della portata del problema: una soluzione più “comoda”’ perché non richiede la fatica del cambiamento. Oggi in Italia la consapevolezza collettiva nei confronti di questi cambiamenti è rappresentabile a macchia di leopardo. Soprattutto dopo la pandemia, è avvenuta una crescente sensibilizzazione dei nostri cittadini nei confronti di questo grande tema, ma è ancora in divenire. In particolare, vi è ancora una forte discrepanza tra l’interesse nei confronti della questione legata al cambiamento climatico e la messa in pratica di comportamenti eco-compatibili. Se non sapremo lavorare sulla transizione alla sostenibilità con un approccio collettivo, lo sforzo che compiamo rischia di essere vano. C’è la necessità di agire tutti nella stessa direzione, facendo le stesse cose, a partire dai piccoli gesti quotidiani, come la raccolta differenziata e la riduzione di spreco di acqua».
Per quanto riguarda le azioni introdotte dalle istituzioni, la Daher conclude facendo notare che «Certamente i fondi del PNRR, dedicati anche a interventi e progetti per la transizione, stanno portando a una forte promozione di professioni, e dunque competenze, legate alla sostenibilità. Inoltre, l’adozione di validi incentivi, che determinino anche vantaggi per il singolo cittadino, potrebbero contribuire a un aumento delle azioni ecosostenibili».