L’Italia in «stato di calamità climatica permanente», l’allarme Wwf dopo le ennesime alluvioni al nord
Il nubifragio che si è abbattuto su Cogne come in ampia parte del nord Italia, tra Piemonte e Valle d’Aosta, è causato dal cambiamento climatico che ormai moltiplica gli eventi estremi una volta rarissimi, rendendoli quasi giornalieri, ma evidenzia anche tutti i ritardi del nostro Paese nell’affrontarlo, prevederlo e mitigarlo.
È quanto denuncia per l’ennesima volta il Wwf, affrontando peraltro il disastro da molto vicino. Tra i 200 evacuati da Cogne spiccano infatti i ragazzi e le ragazze che partecipavano al campo trekking in tenda “Into the wild” di Wwf Travel e cooperativa Indaco. Vista la situazione il campeggio Valnontey è stato abbandonato per tempo e i minorenni sono stati tra i primi a essere trasferiti ad Aosta in elicottero.
Scelta inevitabile dopo «una pioggia torrenziale violenta e intensa, come non si vedeva da circa 20 anni in Valle d’Aosta e Piemonte», dove nel corso degli anni sono spuntati parcheggi e aree camper a due passi dai torrenti, oggi sommersi dalle acque; il risultato sono frane, torrenti che esondano, Cervinia nel fango e Cogne isolata con centinaia di cittadini evacuati e altrettanti da portare in salvo. Dal Panda nazionale parlano di «danni ancora incalcolabili per le due regioni italiane, mentre fra Svizzera e Francia si contano sette nuove vittime degli eventi climatici estremi».
In questo contesto la mitigazione (cioè il taglio delle emissioni di gas climalteranti dovute all’impiego di combustibili fossili) e l’adattamento del nostro territorio e di tutte le attività al cambiamento climatico devono diventare le assi dell’azione di programmazione economica e politica.
Per il Wwf è «fondamentale quindi riportare la pianificazione a livello di bacino idrografico, per gestire efficacemente la risorsa idrica e il dissesto idrogeologico; indispensabile promuovere interventi di nature based solution, di ingegneria naturalistica e di ripristino ambientale volti a ridurre l’estrema vulnerabilità del nostro territorio […] È necessario ridare spazio ai fiumi, recuperare aree di esondazione naturale, ripristinare, ove possibile i vecchi tracciati, avviare interventi di rinaturazione diffusi sul territorio. È sempre più urgente una politica di adattamento ai cambiamenti climatici che vada oltre la logica di emergenza e ne consideri gli effetti nella pianificazione ordinaria».
Purtroppo la situazione è in continuo peggioramento come dimostrano i dati sul consumo di suolo che ha ripreso a correre con maggiore forza del passato, superando la soglia dei 2 metri quadrati al secondo e sfiorando i 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali in un anno, un ritmo non sostenibile che dipende anche dall’assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del Paese o dell’attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale.
Che fare? Il Wwf chiede di «approvare subito una legge sul clima e una legge per arginare il consumo del suolo, oltre che dare piena attuazione al Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, approvato a dicembre e poi messo in un cassetto: senza perdere altro tempo prezioso».