La geoingegneria non funziona con i cambiamenti climatici che vorrebbe tenere sotto controllo
Secondo lo studio “Diminished efficacy of regional marine cloud brightening in a warmer world”, pubblicato su Nature Climate Change da un team della Scripps Institution of Oceanography dell’università della California San Diego e del National Center for Atmospheric Research – Boulder, «Una proposta di geoingegneria per alleviare gli effetti del calore estremo del riscaldamento globale, ovvero l’illuminazione delle nuvole marine per riflettere più energia solare nello spazio, potrebbe funzionare nelle condizioni attuali ma potrebbe diventare inefficace in futuro».
Come spiegano alla Scripps Institution of Oceanography, «Il problema è che se il riscaldamento del pianeta continua al ritmo attuale, la strategia di geoingegneria non solo smetterà di funzionare nelle simulazioni al computer, ma potrebbe in realtà iniziare ad aumentare lo stress da calore».
Il nuovo studio è il primo a dimostrare «La diminuzione e addirittura l’inversione dei benefici di una strategia di schiarimento delle nuvole man mano che le condizioni climatiche cambiano».
La Principale autrice dello studio, Jessica Wan della Scripps, e i suoi colleghi hanno modellato cosa potrebbe accadere se il cosiddetto schiarimento delle nuvole marine fosse tentato a livello regionale, il che comporterebbe probabilmente la spruzzatura di aerosol riflettenti negli stratocumuli sopra l’oceano. Il loro modello ha dimostrato che «Il metodo funzionerebbe, riducendo il rischio di esposizione al caldo pericoloso di oltre il 50% negli Stati Uniti occidentali. Tuttavia, nel mondo del 2050 la strategia inizierebbe a ritorcersi contro. Un’importante via di circolazione oceanica, nota come Atlantic Meridional Overturning Circulation, or AMOC, innesca risposte diverse all’accumulo di calore».
Una delle autrici dello studio, la climatologa Kate Ricke di Scripps Oceanography e della School for Global Policy and Strategy dell’UC San Diego, evidenzia che «Il nostro studio fornisce la prima prova che gli interventi climatici regionali che oggi sembrano promettenti per la gestione del rischio climatico potrebbero diventare inefficaci man mano che il clima continua a cambiare. Sorprendentemente, potrebbero persino finire per aumentare il rischio. Lo schiarimento delle nubi marine, in particolare, ha il potenziale di sfruttare alcune delle complessità del sistema climatico di cui non abbiamo una perfetta comprensione perché può apportare un cambiamento artificialmente grande al bilancio delle radiazioni concentrato su un’area relativamente piccola».
Qualsiasi forma di geoingegneria rimane una prospettiva controversa per compensare i danni causati dal riscaldamento globale. Per questo studio, i ricercatori hanno scelto di creare scenari basati su schemi regionali di schiarimento delle nuvole piuttosto che su iniziative su scala globale, che attualmente sono considerate irrealizzabili dalla stessa comunità di geoingegneria.
Fino ad oggi, gli esperimenti nel mondo reale sono stati scarsi. Nel 2020 l’Australia ha lanciato un esperimento regionale sul campo. finanziato dal governo, per schiarire le nuvole marine, nel tentativo di salvare la Grande Barriera Corallina. All’inizio di quest’anno, l’università di Washington ha avviato un esperimento ad Alameda, in California, nel quale i ricercatori hanno spruzzato sale marino nell’aria come passo preliminare verso la pianificazione di test su scala più ampia per schiarire le nuvole marine. La città ha interrotto temporaneamente il progetto per esaminare i potenziali rischi per la salute che comportava e ha stabilito che il progetto non presentava alcun pericolo , ma il consiglio comunale ha comunque votato all’unanimità per porre fine del tutto agli esperimenti.
Per la Wan «I recenti test all'aperto ad Alameda sono stati un momento significativo per il lavoro sul campo perché era davvero la prima volta che molte persone sentivano parlare di schiarimento delle nuvole marine. Le sostanziali sfide di governance degli interventi su scala globale sono ben documentate, ma penso che questo esperimento su piccola scala e il nostro studio di modellazione evidenzino le sfide che scienziati e decisori dovranno affrontare anche per l’implementazione su scala regionale».
Il nuovo modello realizzato dai ricercatori ha simulato due schemi di schiarimento delle nuvole marine effettuati su diverse regioni dell'Oceano Pacifico nord-orientale che sarebbero particolarmente sensibili allo schiarimento artificiale, uno nelle regioni subtropicali vicino alla California e uno alle medie latitudini vicino all'Alaska. Entrambi sono stati progettati per ridurre il rischio di caldo estremo negli Stati Uniti continentali occidentali. I ricercatori confermano che «Le simulazioni hanno mostrato che gli Stati Uniti occidentali avrebbero inizialmente ricevuto benefici in termini di raffreddamento da entrambi i programmi, ma più dal progetto remoto dell'Alaska che da quello vicino al largo della California, sfruttando le connessioni, collegamenti nel sistema climatico tra parti geograficamente distanti del mondo. Questo risultato dimostra che gli effetti regionali dello schiarimento delle nubi marine non sono sempre intuitivi. Poiché il raffreddamento è concentrato in aree particolari, può indurre cambiamenti nella circolazione atmosferica su larga scala con conseguenze inaspettate».
Ad esempio, mentre le iniziative di geoingegneria riducono il calore negli Stati Uniti occidentali in modo particolarmente efficace nelle condizioni attuali, riducono anche il calore estremo in altre parti del mondo. Con il riscaldamento previsto per metà secolo, la maggior parte dei modelli climatici prevede che l’AMOC rallenterà sostanzialmente, portando a un raffreddamento regionale sull’Oceano Atlantico settentrionale. Lo schiarimento delle nubi marine nel Pacifico settentrionale induce un forte raffreddamento locale che accelera la circolazione oceanica globale, portando a una risposta atmosferica su vasta scala che alla fine aumenta i rischi di caldo estremo in diverse regioni del mondo, in particolare in Europa.
La Wan conclude: «Siamo ancora lontani da qualsiasi valida implementazione globale della geoingegneria solare, ma interventi su scala più piccola potrebbero diventare più attraenti man mano che il pianeta si riscalda. I nostri risultati dimostrano cosa potrebbe accadere nello scenario peggiore; ovvero un approccio che funziona come previsto inizialmente ma che successivamente fallisce a causa delle condizioni fisiche future. E’ necessario più lavoro per caratterizzare questi scenari peggiori in modo da poter essere proattivi, piuttosto che reattivi, rispetto alle conseguenze».