
[27/09/2007] Consumo
LIVORNO. Mentre il governo italiano chiede alla presidenza di turno portoghese dell’Ue di convocare una riunione urgente per discutere le misure e le sanzioni economiche da prendere contro il Myanmar, l’ex Birmania dove la dittatura militare sta massacrando e imprigionando monaci buddisti ed oppositori, Coldiretti denuncia la crescita del record del 43% per cento delle importazioni di legno dal più inaccessibile del sud dell’Asia.
La Coldiretti basa la sua denuncia sui dati Istat relativi al primo semestre del 2007 e sottolinea che «l´analisi conferma la necessità di coniugare il processo di liberalizzazione degli scambi con regole per garantire l´eticità dei prodotti sul mercato e misure di trasparenza sull´origine dei prodotti per consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli. Il rispetto dei diritti civili, delle norme sociali e dei lavoratori e la salvaguardia dell´ambiente e della salute dei cittadini rappresentano - sottolinea la Coldiretti - priorità da garantire preliminarmente».
Il legno e i derivati provenienti dal Myanmar potrebbero superare i 20 milioni di Euro nel 2007, una bella boccata di ossigeno per il governo dittatoriale di Yangon e per la cricca militare che trae dal commercio di legname pregiato e dall’alleanza con la Cina gran parte del suo potere.
E Coldiretti ne ha anche per il governo di Pechino: «ancora più rilevante è nel primo semestre la crescita del 133 per cento delle importazioni di concentrato cinese con un trend che ne porterà in Italia oltre 150 milioni di chili a fine anno, un quantitativo che equivale a circa un quarto dell´intera produzione di pomodoro coltivata nel nostro paese, nonostante le stesse autorità cinesi sul controllo qualitativo abbiano recentemente annunciato la revoca della licenza per la produzione a 564 industrie alimentari per problemi legati alla sicurezza alimentare».
Secondo gli agricoltori l´Italia come leader della qualità e della sicurezza alimentare e l’Unione Europea come principale importatore mondiale di prodotti agroalimentari «hanno il dovere di svolgere un ruolo di leadership nel garantire la sostenibilità del commercio dal punto di vista sanitario, ambientale e sociale, dentro e fuori i confini comunitari. Per evitare pericolose distorsioni del commercio globale occorre accelerare il percorso intrapreso a livello comunitario con una riforma della politica agricola finalizzata a garantire una produzione agricola rivolta al mercato e alle garanzie di qualità anche con l´estensione a tutti i prodotti in vendita nell´Unione Europea dell´obbligo di una etichetta “etica” dove indicare l´origine della componente agricola impiegata per ridurre i rischi, valorizzare il territorio e assicurare il rispetto di adeguati standard socio ambientali anche nelle produzioni importate».
Intanto un rapporto di Transparency International dice che proprio il Myanmar è il Paese più corrotto del mondo insieme alla Somalia (dove lo Stato praticamente non esiste), una corruzione «spesso fomentata da ditte multinazionali di Paesi ricchi» per trarre vantaggi illeciti. «Queste ditte – dice il rapporto 2007 – considerano la corruzione una legittima strategia aziendale».
Il maggiore partner commerciale della dittatura di Yangon è la Cina con la quale gli scambi nel 2006 hanno toccato un miliardo 460 milioni di dollari. I russi sono invece i maggiori fornitori di armi della giunta militare, soprattutto, mig, elicotteri, mine e kalashnikov che la dittatura nazional-socialista usa per reprimere le minoranze etniche e quel che rimane della loro guerriglia e degli eserciti privati legati al traffico di droga, ma soprattutto i dissidenti. Mosca sta anche formando tecnici della dittatura militare del Myanmar per prepararli ad avviare un programma nucleare militare, una cosa che sembra poco interessare chi è invece molto preoccupato delle atomiche nordcoreane e iraniane.
Il Myanmar è anche ricco di gas naturale e petrolio ma non ha raffinerie, il greggio viene quasi tutto esportato in Cina e India, altro alleato politico-economico dei dittatori birmani insieme all’Indonesia, e il Myanmar riacquista la benzina di cui ha necessità. Quasi tutto quello che viene venduto nell’ex Birmania è cinese, Pechino solo nel 2007 ha esportato in Myanmar merci per oltre i 600 milioni di euro, oltre il 50% in più che nell’intero 2006.
Insomma il Myanmar è diventata una specie di sporca e sanguinaria colonia economica cinese, ma anche un regime vergognosamente corrotto con il quale fanno buoni e silenziosi affari molte democrazie, compresa la nostra.