La Cina sta facendo affari d’oro con le navi GNL che porteranno il gas del Qatar in Europa
Quest’anno, i cantieri navali cinesi si sono assicurati il 30% di tutte le nuove commissioni
[14 Dicembre 2022]
Secondo la Reuters, che riporta dati della compagnia di consulenza Clarksons Research che si occupa di shipping &Trade, quest’anno i cantieri navali cinesi si sono aggiudicati quasi 10 miliardi di dollari di ordini per la costruzione di navi per trasportare gas naturale liquefatto (GNL).
Secondo il rapporto, «Finora, quest’anno i contratti delle navi cisterna GNL cinesi sono triplicati a 45 ordini, per un totale di 66 navi alla fine di novembre». La Cina si è quindi aggiudicata il 30% dei contratti globali di costruzione di metaniere – contro solo il 9% del 2021 – per un valore stimato di 9,8 miliardi di dollari, circa un quinto del valore totale degli ordini di navi cisterna GNL di quest’anno».
Quindi, la ricerca di alternative al gas russo non sta favorendo solo relazioni pericolose con Paesi autoritari per l’acquisto di GNL – che stanno producendo scandali come i Qatargate che sta terremotando il Parlamento europeo – ma le navi gasiere vengono appaltate a un Paese come la Cina che non può essere considereto più democratico della Russia, che ha grossi problemi con le sue minoranze etniche (a cominciare dagli uiguri dello Xinjiang) e che ha aperto 3 fronti di conflitto storici a Taiwan, nel Mar Cinese meridionale e al confine con l’India.
Il rapporto di Clarksons Research rileva che «Quest’anno è stato caratterizzato da una domanda record di nuove navi cisterna GNL, con un totale globale di 163 ordini per un valore di quasi 60 miliardi di dollari». Un aumento della domanda che probabilmente risponde a una strategia di lunga durata e che prevede la necessità dei Paesi europei di sostituire le loro importazioni di gas attraverso i gasdotti russi bloccati dalle sanzioni.
Gli analisti di Clarksons Research hanno evidenziato l’aumento delle commissioni cinesi e dovuto soprattutto all’impossibilità della Corea del Sud di accettare nuovi ordini. La Corea del sud è il più grande produttore di metaniere: ha costruito circa i due terzi della flotta globale di metaniere e il gigantesco impianto galleggiante che produce gas naturale liquefatto galleggiante (Floating Liquefied Natural Gas, FLNG) che processa il gas estratto dal giacimento di Coral South, al largo del Mozambico, gestito dall’italiana Eni. Ma quest’anno i cantieri navali sudcoreani erano completamente prenotati dalle commissioni del principale esportatore mondiale di carburante, il Qatar, che ha bisogno delle navi per il suo ambizioso progetto di espansione del gigantesco giacimento di gas North Field che condivide con l’Iran (a proposito di Paesi democratici). Quelle navi della monarchia assoluta qatariota hanno come obiettivo i porti europei e servono a rispettare i lucrosi contratti che Doha a già stipulato e sta per stipulare con i Paesi europei, Italia compresa.
Il rapporto evidenzia che i cantieri navali cinesi hanno ricevuto la maggior parte degli ordini da acquirenti nazionali, ma 19 commissioni arrivano dall’estero e gli analisti prevedono che la corsa alle nuove navi GNL porterà a unp’espansione della già enorme cantieristica cinese.
Li Yao, fondatore della società di consulenza SIA Energy, ha detto alla Reuters: «Man mano che sempre più commercianti di gas cinesi si rivolgono ai cantieri navali locali, saranno costretti a superare la curva di apprendimento e alla fine a far crescere l’intero settore». E il gas cinese viene in buona parte – e verrà sempre di più – dalla Russia.
E nel loro rapporto annuale, gli analisti di Trafigura Group, società di trading di Singapore che si occupa di materie prime, avevano già avvertito il 10 dicembre che «I Paesi dell’Ue dovranno aumentare drasticamente le loro importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) nel 2023 per affrontare le probabili carenze derivanti dai flussi russi gravemente ridotti e dalla crescente domanda. I prezzi del gas nella regione dovranno rimanere alti per attirare il GNL lontano da altri acquirenti in tutto il mondo. La sicurezza di questa fornitura rimarrà un problema oltre il prossimo inverno. Prevediamo che i mercati del gas e del GNL rimarranno volatili. Mentre l’Europa dovrebbe evitare un blackout questo inverno attingendo alle scorte e tagliando la domanda, nel 2023 dovrà importare enormi volumi di GNL data la massiccia riduzione dei flussi dalla Russia».
Anche se importiamo – a caro prezzo – i due terzi di tutto il GNL statunitense, gli Usa non ne possono esportare di più per i limiti di capacità ai terminal di esportazione/importazione. Quindi dovremo comprare gas algerino, azero, angolano e qatariota che ci arriverà su navi made in China.
Insomma, è la conferma che per scappare dal gas del dittatore Putin siamo finiti tra le braccia di altre dittature.