Francia: fine dei voli brevi per i viaggi realizzabili in treno in meno di due ore e mezza

Ma solo per alcune tratte e con molte scappatoie. Gli ambientalisti: provvedimento inefficace

[24 Maggio 2023]

Il Ddl “climat et résilience”, frutto dei lavori dalla  Convention citoyenne pour le climat, è diventato legge dello Stato dopo essere stato pubblicato il 23 maggio sul Journal officiel, e ora in Francia sono vietati i voli aerei interni brevi quando è possibile un’alternativa in treno di una durata di due ore e mezza.  La legge francese era stata convalidata dalla Commissione europea a dicembre, poi dal Conseil d’Etat  ed è un provvedimento emblematico della la loi climat et résilience del 2021 ma è stato subito criticato dagli ambientalisti francesi perché alla fine si applica a un campo di azione estremamente limitato.

Dopo aver twittato “È un segnale importante e una novità mondiale! Continuiamo!”, Clemant Beaune, ministro con delega ai trasporti, ha resopinto in un comunicato ufficiale  le critiche e ricorda che «Questo decreto ha in particolare l’effetto immediato di vietare i collegamenti aerei tra Nantes, Bordeaux, Lione e Parigi-Orly, nella misura in cui un servizio ferroviario consente di completare il viaggio in meno di 2h30. Raggiungere la carbon neutrality significa intensificare fortemente la nostra azione in termini di decarbonizzazione dei trasporti, che rappresentano ancora il 30% delle emissioni. Mentre lottiamo senza sosta per decarbonizzare i nostri stili di vita, come possiamo giustificare l’uso dell’aereo tra le grandi città che beneficiano di collegamenti ferroviari regolari, veloci ed efficienti? Accolgo con favore la pubblicazione del decreto che rende effettivo il divieto alle compagnie aeree nazionali quando c’è un’alternativa di meno di 2h30 in treno. Si tratta di un passaggio essenziale e di un simbolo forte nella politica di riduzione delle emissioni di gas serra. Questa misura è una prima mondiale che è pienamente in linea con la politica del governo di incoraggiare l’uso di modi di trasporto che emettono meno gas serra».

Ma, come fa notare Liberation, «Tutti i voli inferiori alle 2 ore e 0 non verranno cancellati. Primo perché il decreto non riguarda le coincidenze, secondo perché il testo specifica una serie di condizioni che restringono fortemente la portata del provvedimento: “Il viaggio deve essere effettuato tra stazioni che servono gli stessi comuni dei rispettivi aeroporti interessati. Tuttavia, quando il più importante di questi due aeroporti, in considerazione del traffico medio registrato negli 7 anni, è servito direttamente da un servizio ferroviario ad alta velocità, la stazione presa in considerazione […] è quella che serve tale aeroporto”. Quindi, concretamente, per i voli per Roissy, non sarà selezionata una stazione parigina, ma la stazione TGV dell’aeroporto. Conseguenza: alcune città come Bordeaux si trovano così a più di due ore e mezza dalla stazione di Roissy – anche se un viaggio Parigi-Bordeaux in TGV dura in media due ore e 22 minuti – consentendo il mantenimento dei voli verso la capitale».

Inoltre, il Ddl prevede che il collegamento tra le due stazioni deve essere “fornito senza cambi di treno tra queste stazioni, più volte al giorno e con un servizio soddisfacente. […] A tal fine, le frequenze devono essere sufficienti e gli orari adeguati, tenendo conto delle esigenze di trasporto dei passeggeri che utilizzano questo collegamento, in particolare in termini di connettività e intermodalità, nonché dei trasferimenti di traffico che sarebbero causati da il “divieto2». Infine, «La connessione deve consentire più di 8 ore di presenza in loco nell’arco della giornata, durante tutto l’anno».

Liberation fa notare che «Quindi, solo i collegamenti Parigi-Orly-Nantes, Orly-Lione e Orly-Bordeaux rientrano nell’ambito di applicazione di un decreto che, in definitiva, non vola molto in alto». Non a caso l’approfondita indagine della Commissione Ue citata dal governo francese ha ritenuto comunque una misura così poco impattane «Inadatta alla lotta al cambiamento climatico» ..

Ogni anno, il ministro dei trasporti dovrà rivalutare le rotte interessate dal decreto – valido per 3 anni – e ventiquattro mesi dopo la sua entrata in vigore verrà effettuato uno studio di impatto. Ma la misura in vigore resta lontana dalla proposta di base formulata dai 150 cittadini estratti a sorte che hanno partecipato alla Convention citoyenne pour le climat e che auspicavano l’abolizione di tutti i voli interni in caso di alternative ferroviarie inferiori alle 4 ore.

Il gruppo di consumatori francese UFC-Que Choisir aveva invitato i legislatori a mantenere il limite di 4 ore facendo notare che «In media, su queste tratte un aereo emette 77 volte più CO2 per passeggero rispetto al treno, anche se il treno è più economico e il tempo perso è limitato a 40 minuti». UFC-Que Choisir aveva anche chiesto «Garanzie affinché SNCF (la compagnia ferroviaria francese, ndr) non colga l’opportunità di gonfiare artificialmente i suoi prezzi o di degradare la qualità del servizio ferroviario».

La deputata di La France insoumise  Mathilde Panot ricorda che quella proposta originaria «Avrebbe abbassato queste emissioni del 33% e avrebbe consentito alla Francia di realizzare le sue ambizioni climatiche e rispettare i suoi impegni internazionali, senza impedire alle persone di spostarsi».

Infatti, anche Laurent Donceel, capo ad interim del gruppo industriale Airlines for Europe (A4E), ha detto all’AFP che «Il divieto di questi viaggi avrà solo effetti minimi sulla produzione di CO2. I governi dovrebbero invece sostenere  soluzioni reali e significative al problema». Una div chiarazione ingenerosa, visto che tutti dsanno che il governo di Emmanuel Macron ha ridotto le sue ambiezioni iniziali per venire incontro alle obiezioni di alcune Regioni e soprattutto ella compagnia aerea Air France-KLM.