Storie solidali dalla Tunisia: un’altra economia è possibile

Con il progetto Restart l’obiettivo è creare di oltre 50 imprese giovanili per la riqualificazione territoriale, tramite un approccio partecipativo

Si respira un’aria tesa per la Tunisia che, fin dalle proteste delle cosiddette “Primavere arabe”, mette a confronto crisi politica e crisi economica nel Paese. A pagarne le conseguenze sono soprattutto i più giovani, ormai disillusi nei confronti della politica e delle sue istituzioni, vivendo sulla loro pelle quel malessere e quella marginalità̀ sociale che scoppiano spesso in proteste.

L’autunno e l’inverno sono le stagioni delle proteste degli abitanti delle regioni più marginalizzate della Tunisia, le stesse dove ha avuto inizio la rivoluzione nel dicembre del 2010.

È in queste zone, in primis, Jendouba, Kasserine, Sidi Bouzid e Mahdia, che Cospe lavora da anni per sostenere lo sviluppo di imprese sociali e solidali, l’imprenditoria giovanile e femminile e per promuovere un percorso a 360° di transizione economica ed ecologica, sostenendo lo sviluppo non solo di imprese solidali, ma anche di reti locali, incubatori, poli e hub che possano fornire servizi per accompagnare, mettere in rete e finanziare l’economia solidale e l’imprenditoria sociale in Tunisia.

Un ruolo determinante oggi è dato al progetto Restart – Riqualificazione ecologica e sociale dei Territori attraverso il rilancio dell’imprenditoria giovanile in Tunisia, cofinanziato dall’Agenzia di cooperazione italiana allo sviluppo e coordinato da Cospe in partenariato con altre realtà locali e nazionali.

Il progetto è realizzato in sinergia con il progetto Restart Maghreb, finanziato da Unione Europea e Unione Africana, che estende anche in Marocco e Algeria le buone pratiche per il sostegno a start-up giovanili eco-sostenibili e innovative.

Il progetto mira a rispondere alla marginalizzazione lavorativa e sociale giovanile, alla carenza di opportunità̀ di istruzione e di lavoro, e al diffuso sentimento di alienazione dei giovani rispetto alle loro comunità̀ e territori nelle regioni di Jendouba, Sidi Bozuid, Mahdia, Gabes e Sousse attraverso la creazione di oltre 50 imprese giovanili per la riqualificazione territoriale in Tunisia e vantando un approccio partecipativo che coinvolge formazioni professionali su creazione e gestione d’imprese sociali e solidali, certificazione su impatto ambientale, mentoring tra imprese delle due sponde del Mediterraneo, stage per giovani coach di impresa presso incubatori e hub di eccellenza e la creazione di una piattaforma digitale per favorire lo scambio di buone pratiche fra start-up, centri di ricerca e istituzioni, mettendo in rete Europa e Maghreb.

Restart, eliminando gli ostacoli che impediscono l’esercizio dei diritti di tutti i giovani per accedere a un lavoro dignitoso, si impegna a sostenere e promuovere la loro emancipazione sociale ed economica.

In alcune delle regioni interessate dal progetto si sono recate l’estate scorsa il videomaker Wahib Ben Chahla e le giornaliste Sara Manisera e Arianna Poletti, che, insieme ad Arianna Pagani, fanno parte del collettivo Fada e hanno realizzato una ricca raccolta delle testimonianze delle donne, dei giovani e dei rappresentanti delle reti di cooperative e associazioni locali che trovano un riscatto grazie ad opportunità di lavoro etiche e sostenibili.

Il reportage comprende anche testimonianze dirette di produttori e produttrici sostenuti negli anni dal Cospe, attraverso quei progetti precedenti che hanno aperto la strada a Restart e che lavorano in rete per promuovere filiere locali, eque e sostenibili.

Le storie e le iniziative di riscatto ed emancipazione economica sostenute e accompagnate dal Cospe  sono state raccolte nel web doc interattivo”Storie solidali dalla Tunisia: un’altra economia è possibile” che potete vedere qui.