Rjim Maatoug, tra datteri e poesia: formare un’economia sostenibile nelle oasi della Tunisia

Il cambiamento climatico sta mettendo in crisi le comunità locali che lavorano nei palmeti: la soluzione passa per l’agroecologia

Nel sud-ovest della Tunisia, i palmeti si estendono come lunghe colate verdi. È il regno delle oasi del deserto, come l’oasi di Rjim Maatoug, oggi al centro di numerosi programmi per la creazione e la risistemazione di palmeti da dattero in un villaggio che si estende per circa 30 chilometri e produce ogni anno in media circa 18.000 tonnellate di datteri per il mercato interno ed estero.

Dal punto di vista economico, la Tunisia ha negli anni vissuto forti fragilità strutturali e disparità regionali, che hanno provocato un esodo rurale e migrazioni interne e traversate del Mediterraneo, oltre a disoccupazione di giovani e laureati, incremento del tasso di povertà e diseguaglianza nella distribuzione dei redditi. In questo scenario, i datteri sono da sempre una delle principali produzioni del Paese, purtroppo per lo più orientate verso l’esportazione e sviluppate con monocolture intensive.

Decima produttrice di datteri a livello mondiale e tra i primi nel continente africano, la Tunisia occupa da tempo una posizione importante nello scenario agroalimentare e commerciale, fonte principale di reddito per molti agricoltori del sud del Paese e fulcro nell’equilibrio sociale dei sistemi di produzione delle oasi.

Oggi questa produzione si scontra però con difficoltà e danni legati alla qualità dei prodotti e degli stessi raccolti. Tra le cause principali, questioni strettamente climatiche con poche piogge in aree che necessitano terre fertili tanto per la produzione quanto per il lavoro della popolazione. Gli agricoltori del Paese si ritrovano con sempre meno fiducia e in tanti cercano la via per rafforzare e modernizzare le loro coltivazioni e la produzione finale.

In questo quadro, tra le varie attività, si è inserita una formazione che dal 29 novembre al 2 dicembre si è centrata sulla valorizzazione della filiera dei datteri nell’oasi di Rjim Maatoug e che, a cura di Cospe, ha supportato lo staff dell’Unione tunisina di solidarietà sociale (Utss) nel loro lavoro di sostegno ai produttori di datteri in questa area e allo sviluppo di tecniche di agricoltura e pratiche di agroecologia per assicurare un migliore equilibrio tra produzione dei datteri e uso sostenibile delle risorse naturali.

La formazione ha avuto l’obiettivo di promuovere un’analisi partecipata del settore e delle filiere integrate, fornire allo staff Utss nozioni e pratiche di accompagnamento di iniziative di economia sociale e solidale, approfondire i concetti di valorizzazione e marketing territoriale e della tracciabilità di produzioni locali, nell’intento di assicurare l’equilibrio tra costi e benefici sociali e ambientali, non solo economici.

Si sono condivisi i concetti e principi chiave dell’economia sociale e solidale, strumenti di accompagnamento e di incubazione di iniziative economiche maturati nella esperienza Cospe in Tunisia, ormai decennale, testandoli direttamente anche con l’equipe Utss. Diversi esercizi pratici e casi studio, oltre alla condivisione di esperienze e di buone pratiche a livello locale e internazionale, hanno quindi permesso di rafforzare le l’animazione territoriale orientata verso lo sviluppo territoriale sostenibile dell’oasi.

Le visite sul campo con gli agricoltori nell’oasi e fisicamente nelle parcelle coltivate dalle 10.000 famiglie che vi risiedono sono state un’importante occasione per valutare come mettere in pratica nuovi strumenti e possibili strategie per migliorare le loro pratiche produttive e renderle più eque e sostenibili. I momenti di informazione e formazione generale, tra riunioni e incontri a favore della popolazione di Rjim Mâatoug, hanno visto partecipi le autorità locali e gruppi di produzione locali.

Un gruppo di 25 donne attivo nella trasformazione dei datteri – per la produzione di sciroppo, aceto, caffè e farina –  ha portato la poesia nella formazione: El Faouez Khadija, una delle donne del gruppo di sviluppo agricolo ha recitato infatti alcune sue poesie tra cui  un’ode alle palme e una sull’ospitalità degli abitanti della zona. Quando equità e sostenibilità ambientale fanno rima con comunità e cultura locale, anche le formazioni hanno un altro significato.