Una petizione contro la fusione Bayer-Monsanto, per garantire la sostenibilità del settore agrochimico

L’Unione Europea prenderà a breve una decisione circa la fusione dell’azienda farmaceutica tedesca Bayer e l’impresa Monsanto, colosso statunitense delle biotecnologie agrarie. Un accordo che potrebbe portare a una vera e propria rivoluzione nel mondo agrochimico. A stabilire la legalità di tale fusione rispetto alle norme dell’UE in materia di concorrenza sarà la direzione generale Concorrenza della Commissione Europea responsabile della politica dell’UE in materia di concorrenza.

Nel 2016 sono iniziate le trattative perché Monsanto venisse ceduta alla Bayer. Un anno dopo, nel 2017, la Commissione Europea ha aperto un’inchiesta sulla fusione, preoccupata che l’operazione possa generare prezzi più elevati e ridurre le possibilità di scelta degli agricoltori nel mercato dei pesticidi e delle sementi. Recentemente, il Commissario Europeo alla Concorrenza Margrethe Vestager ha dichiarato che la decisione finale sull’approvazione alla fusione Bayer-Monsanto sarà presa nella prima metà del 2018, entro il mese di giugno.

Contro la fusione si sono dispiegate sin dal 2016 molte voci. Ambientalisti e organizzazioni coinvolte nella cooperazione, sostenibilità o ambiente hanno iniziato una battaglia contro Bayer capace di fare pressione sulle agende politiche europee e statunitensi e sulla decisione dell’Unione Europea di bloccare l’unione delle due società. Il primo motivo di preoccupazione è il fatto che quella tra Bayer-Monsanto rappresenta una delle tre grandi fusioni nel settore agro-chimico assieme alle già avvenute Dow-Dupont e Chemchina-Syngente. Permettere la fusione farà si che il 75% della produzione di pesticidi sia concentrato nelle mani dei tre colossi, rischiando quasi di annullare una competitività sul mercato. Non solo, essendo Bayer e Monsanto i due maggiori produttori di sedimenti a livello mondiale, l’unione dei due creerebbe un monopolio nella produzione e rifornimento di semi. Senza concorrenza effettiva nel mercato agrochimico, non sarà permesso agli agricoltori di avere accesso a prodotti innovativi, né di migliorare la qualità dei propri prodotti, tanto meno di poter scegliere tra prezzi competitivi. Trasformandosi negli unici, o pochi, produttori di fertilizzanti, pesticidi e tecnologie di agricoltura Bayer-Monsanto avrà libero arbitrio sui prezzi e sul mercato, il che porterà ovviamente a un aumento dei prezzi senza una vera alternativa per i coltivatori se non farne uso.

L’aumento dei prezzi avrà conseguenze disastrose sul rifornimento alimentare e sulla produzione locale. I primi a venir affetti dalla fusione saranno infatti i piccoli produttori e i Paesi più poveri che, incapaci di sostenere i nuovi costi, saranno costretti a vendere l’attività o, nella peggiore delle ipotesi, chiudere.

C’è poi un aspetto ambientale, se si considera che i prodotti sul mercato saranno praticamente solo prodotti dalle due aziende, è opportuno prendere in considerazione il tipo di prodotti. L’erbicida prodotto dalla Monsanto è, infatti, a base di glifosato, elemento che è stato recentemente classificato come probabile cancerogeno per l’uomo creando un grande dibattitto nei mesi scorsi per quanto riguarda il rinnovo della sua commercializzazione in Europa. Per quanto riguarda la Bayer, produttrice di farmaci e pesticidi allo stesso tempo, ricerche scientifiche hanno provato il rischio di esposizione a pesticidi a lungo termine correlato a malattie quali Parkinson, Alzheimer, Sla, diabete, infertilità, patologie respiratorie e molto altro.

In attesa del verdetto dell’Unione Europea, si continua la campagna di sensibilizzazione e contrasto alla fusione. È in corso la firma di una petizione da presentare alla Commissione Europea insieme a una lettera aperta diretta a Margrethe Vestager entro il 19 marzo. L’iniziativa partita da Friends of the Earth Europe (FoEE), rappresentanza europea del più grande network di agenzie ambientali del mondo, ha per ora raccolto l’adesione di 45 organizzazioni ambientaliste internazionali, tra queste l’organizzazione tedesca INKOTA-netzwerk e.V. partner di COSPE nel progetto Social & Solidarity Economy as Development Approach for Sustainability in EYD 2015 and beyond (SSEDAS).

Per firmare la petizione clicca qui https://docs.google.com/document/d/1GVVPanvRN8HY1hqn82yfAz4YAQp50GgZQmPvmSSpzCY/edit