Pachamama, in Bolivia la lotta contro la denutrizione riparte dall’empowerment femminile

Per contribuire alla sicurezza alimentare, ulteriormente minacciata dalla crisi climatica, sono indispensabili il coinvolgimento e la valorizzazione dei saperi delle donne

In Bolivia il tasso di denutrizione è il più alto di tutta l’America Latina, come emerge dai dati del World food programme (2017). A pagarne le conseguenze son soprattutto le vallate interandine che, nonostante godano di un settore agricolo potenziale, soffrono di gravi problemi economici e ambientali. La forte siccità registrata in alcune zone negli ultimi anni, inoltre, ostacola e danneggia la fertilità dei terreni, i raccolti e la sicurezza alimentare delle comunità locali.

Al problema, Cospe risponde con il progetto Pachamama (2018-2021) che, finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, interessa otto comuni di cui sei a Cochabamba e due a La Paz. Si tratta di territori rurali semiaridi localizzati ad un’altitudine media di 2500m e abitati da comunità indigene che si dedicano principalmente al settore agricolo, soffrendo però di un alto tasso di vulnerabilità e denutrizione.

In particolare nella zona di La Paz, il progetto si realizza in un’area caratterizzata da acque parecchio inquinate per la presenza di varie miniere e per l’uso di sostanze chimiche deleterie, ove le comunità rurali si dividono tra il lavoro in miniera e quello in agricoltura.

Interessante è il lavoro del progetto nel Comune di Tacacoma che vede beneficiarie le comunità di Millimbaya, Llachani e Tacachaca; aree dove si è promosso un percorso di valorizzazione della risorsa acqua nel corso degli ultimi due anni, con la costruzione di  tre sistemi idrici che possano migliorare la produzione agricola e garantire a più di 200 famiglie un sistema di irrigazione innovativo funzionale anche per una diversificazione dei prodotti coltivati.

Il progetto si pone dunque come obiettivo principale quello di contribuire alla sicurezza alimentare delle aree beneficiarie, ponendo in questo particolare attenzione al coinvolgimento e alla valorizzazione dei saperi delle donne.

L’intervento si basa infatti sulla convinzione che siano le donne al centro della sovranità alimentare e, in questo senso, il progetto tende a sostenere il loro empowerment e la loro formazione.

Cospe ha unito le forze con il Centro de capacitación y servicio para la integración de la mujer (partner locale del progetto) impegnandosi a creare microprogetti per investire sul settore dell’agricoltura biologica e il ruolo delle donne, promuovendo attività di sensibilizzazione e formazione nelle comunità, soprattutto per affrontare il problema della denutrizione. Da due anni di lavoro nelle comunità e con le donne, è nata un piccola pubblicazione in cui alcune delle tante storie delle signore che abbiamo incontrato e che con il progetto hanno iniziato a cambiare parzialmente le loro abitudini alimentari e, di fatto, la loro vita.

È il caso di Leandra Quispe Callisaya, nata nel comune di Tacacoma nel 1985 e che oggi confida a Cospe vecchi ricordi di povertà economica e sofferenza familiare. Tra le memorie, condivide con noi il grave incidente subìto dal padre e la sua corsa verso nuove responsabilità. Tra queste, la necessità di mantenere e aiutare i fratelli.

Sono il settore agricolo, la coltivazione e la vendita dei prodotti che diventano per lei un riscatto personale. Il lavoro in agricoltura è quello che oggi l’ha resa libera e indipendente: «Prima eravamo molto timide, ora possiamo parlare senza paura, prima ci dicevano che le donne non potevano uscire di casa, ma attualmente le cose sono cambiate. Ecco perché io dico alle sorelle di andare avanti», ci dice Leandra.

Queste sue parole ci portano a un’altra storia, quella di Filomena Mamani, classe 1980, originaria da Millimbaya. Fin da bambina desiderava studiare, purtroppo non ha mai avuto il sostegno da parte della sua famiglia. Oggi Filomena è l’esempio di una donna combattente che tra una serie di problemi e difficoltà è riuscita a rialzarsi. Tutta la sua infanzia è stata dedicata all’attività agricola e zootecnica, dimostrando come il suo lavoro e la sua bravura siano stati fonti di riscatto.

I cambiamenti sono possibili ed eliminare le disparità di genere nel settore agricolo è una chiave di lettura interessante per riflettere sulla possibilità per le donne di ottenere più indipendenze, più conoscenze ed essere protagoniste di una crescita economica delle proprie comunità.

Queste storie al femminile rivelano una realtà che dovrebbe essere motivo di attenzione prioritaria tanto per le autorità comunali quanto per quelle internazionali. Si tratta di fermarsi a riflettere su quanto al riconoscimento dell’uguaglianza di genere si accompagni un miglioramento generalizzato, che interesserà anche la sicurezza alimentare e la produzione agricola.

Il progetto Pachamama, finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, impegna il Cospe nell’affrontare il problema della scarsa disponibilità di acqua e del depotenziamento del settore agricolo in otto comuni in Bolivia.  In questo, una sfida prioritaria è quella di rafforzare il protagonismo delle donne del luogo affinché possano valorizzare le proprie capacità e diventare interpreti di un miglioramento della questione agricola e alimentare locale.