Noi siamo natura: la chiave dell’ecologia per cogliere nuovi connessioni

Gli effetti delle attività umane sul nostro pianeta sono ormai equivalenti a quelli prodotti dalle grandi forze della natura, richiamandoci a nuove responsabilità

La migliore descrizione del mondo che la scienza ci mette oggi a disposizione non ci dice di cosa è fatto, ma come i vari sistemi che lo compongono interagiscono e si influenzano l’un l’altro.

L’universo in cui siamo immersi e di cui facciamo parte si mostra dunque come una gigantesca, fittissima rete di interconnessioni, di cui però sembriamo avere scarsissima consapevolezza: il risultato conseguente sta nel concreto rischio di veder deragliare la nostra vita, come singoli tanto quanto come specie umana.

La possibilità di creare un modello di sviluppo davvero sostenibile passa da questa presa di coscienza, come ci ricorda a suo modo l’ultima fatica di Gianfranco Bologna – decano dell’ambientalismo italiano, presidente onorario della comunità scientifica del Wwf Italia, nonché prestigiosa firma di greenreport –, che per Edizioni ambiente ha appena pubblicato Noi siamo natura.

Si tratta di un libro che mette in luce l’ecologia come scienza che coglie nuove connessioni, esplorando il nostro ruolo in questa enorme ragnatela.

Dalla minuscola entità di materia ed energia dell’universo primordiale si sono formati gli atomi che oggi costituiscono gli elementi chimici presenti nella tavola periodica degli elementi – e nei nostri stessi corpi –, insieme alle quattro forze fondamentali che caratterizzano le interazioni cruciali presenti nell’universo: la forza di gravità, l’interazione nucleare forte, l’interazione nucleare debole e l’elettromagnetismo.

Un processo che nel corso di miliardi di anni ha dato forma al nostro pianeta e a tutti gli esseri viventi che lo compongono, noi compresi.

Oggi però l’umanità, con i suoi 8 miliardi di abitanti attuali, sebbene rappresenti solo lo 0,01% della biomassa del pianeta, è giunta a produrre una quantità complessiva di materiale sulla Terra che risulta oggi più abbondante di tutta la biomassa della biosfera.

Sono stati infatti calcolati i volumi accumulati da sei categorie principali: cemento, aggregati (come sabbia e ghiaia), mattoni, asfalto, metalli e altri materiali, inclusi plastica e legno. Oggi la massa prodotta dall’uomo misura 1,1 teratonnellate (1,1 trilioni di tonnellate, cioè 1.100 miliardi di tonnellate).

«Il significato di questi dati – spiega Bologna – è molto chiaro e riassume simbolicamente il ruolo fondamentale svolto oggi dall’umanità nel dare forma al mondo e allo stato della Terra intorno a noi, spingendoci ovviamente a riflettere sul nostro ruolo e sui nostri modelli di utilizzo delle risorse, di produzione e consumo e di trasformazione degli ecosistemi».

Gli effetti delle attività umane sul nostro pianeta, come si sono andati evolvendo in particolare dal periodo che viene definito della Grande accelerazione, quindi dalla fine della Seconda guerra mondiale ai nostri giorni, sono oggi ritenuti equivalenti a quelli prodotti dalle grandi forze della natura, tanto da far proporre alla comunità scientifica che si occupa di scienza del sistema Terra e dei suoi cambiamenti globali l’indicazione di un nuovo periodo geologico, definito Antropocene.

Un’era che ci richiama con forza alla nostra responsabilità, come singoli e come specie vivente, da esercitarsi attraverso la sostenibilità: per non essere artefici della nostra estinzione, per prendersi cura di ciò che vale e – naturalmente – prendere coscienza dell’interdipendenza che dà forma al mondo e a noi stessi.