Nell’Amazzonia boliviana al via la seconda fase del progetto Guardiani della foresta

Per superare l’estrattivismo dell’oro, dell’allevamento e dell’agricoltura intensiva è necessario creare attività economiche più sostenibili, a partire dai giovani delle comunità locali

L’Amazzonia boliviana custodisce la più vasta foresta pluviale al mondo e ospita la maggiore biodiversità della Terra. La regione, abitata da circa 350 popolazioni indigene, continua duramente a confrontarsi con allevamento e agricoltura intensiva, pratiche ancora ampiamente presenti che rallentano l’economia e soffocano le famiglie, causando la devastazione della foresta. Le attività di estrazione dell’oro, in più, sono alla base dell’inquinamento di vari km dei fiumi amazzonici.

Per superare approcci tanto aggressivi e offrirne di maggiormente sostenibili, è necessario quindi continuare a creare attività economiche e partire dai più giovani delle comunità locali. Una nuova economia basata sul rispetto dell’ambiente e dei prodotti locali è possibile e un maggiore coinvolgimento dei giovani delle comunità equivale a nuove entrate economiche per intere famiglie.

Da ormai quattro anni Cospe vuole rispondere a questi obiettivi e ha lavorato nell’Amazzonia boliviana con diversi progetti.  In questi primi mesi del 2022, con il Centro de investigación y promoción del campesinado (Cipca), una serie di attività rivolte ai giovani organizzati in associazioni produttive nelle zone del Pando e del Beni, proprio nell’Amazzonia boliviana, sono state messe in piedi.

Grazie anche ad un finanziamento della Provincia autonoma di Bolzano siamo intervenuti nei municipi di Riberalta, San Lorenzo, Gonzalo Moreno, Bella Flor e Puerto Rico, per sviluppare attività di apicoltura.

A una formazione rivolta ai giovani dell’associazione Ajora (giovani tra i 12 e 28 anni) sul tema e sulle metodologie agroforestali, ha fatto seguito l’acquisto di 40 alveari ed attrezzature per la sicurezza nella gestione delle api. Tra i primi passi la riforestazione di 60 ettari di foresta distrutta da incendi e da attività agricole intensive per ricreare un ambiente adatto a una buona produzione di miele, oltre che per rigenerare la flora locale e i fiori della zona maggiormente utili per una buona produzione di miele.

Seguiranno a breve una serie di corsi per l’estrazione di oli dai frutti locali per la creazione di cosmetici naturali (oli estratti dalla castagna amazzonica e dall’açai per esempio) che insieme alle altre attività avviate saranno occasione per nuove opportunità rivolte a imprese locali come risposta sostenibile anche da un punto di vista ambientale e sociale.

Le sfide sono ancora numerose, soprattutto in una zona dove gli incendi sono all’ordine del giorno e la devastazione della foresta appare sempre più allarmante.

Questi esempi che stiamo portando avanti soprattutto con i più giovani, vogliono offrire alle comunità locali modelli di pianificazione diversi, sostenibili e partecipati,tanto che oggi sono diventati molto apprezzati da tutti i popoli indigeni dell’area.

Una risposta che ci auguriamo possa soppiantare vecchi modelli economici e costituire un’alternativa valida e concreta in una realtà, quale quella boliviana, che con le sue enormi estensioni amazzoniche è uscita dalle priorità di molti finanziatori europei.

di Antonio Lopez y Royo