Meno inquinamento, più salute: spiegata la serendipità del lockdown italiano

Le misure di restrizione messe in campo nel 2020 abbiano portato a guadagnare circa 66 anni ogni 100mila abitanti, spiega un nuovo studio di quattro ricercatori italiani

Dalla fine di febbraio 2020, cioè da quando il Covid-19 si è rapidamente diffuso dalla Cina all’Italia, poi all’Europa e infine al resto del mondo, quasi tutte le nazioni hanno implementato misure di restrizione atte a salvaguardare la popolazione dall’acuirsi del contagio.

Da allora, le conseguenze dei lockdown attuati per contrastare la diffusione del virus sui danni alla salute umana sono state approfondite da molti ricercatori in tutto il mondo.

Un nuovo studio appena pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Environmental pollution ha analizzato l’effetto della riduzione della domanda energetica in Italia – con conseguente riduzione degli impatti ambientali –, guardando in particolare a cosa ciò ha comportato nell’aspettativa di vita degli italiani.

In pratica, si è cercato di capire l’effetto positivo che la riduzione di inquinamento ambientale dovuta al lockdown ha avuto sulla popolazione italiana. Tale effetto è stato quantificato attraverso l’utilizzo del Daly (Disability adjusted life years), un importante indicatore sviluppato nel 1990 dalla Harvard University che permette di misurare gli anni di vita potenzialmente persi a causa di una morte prematura includendo anche gli anni di vita sana persi in virtù del cattivo stato di salute.

Il Daly è anche la metrica scelta dall’Oms per misurare il Global burden of disease (Gbd), ovvero l’impatto globale delle singole patologie sui cittadini. Questo studio è stato perciò uno dei primi ad aver esaminato il ruolo positivo che il lockdown ha giocato sulla popolazione in termini di riduzione dell’inquinamento ambientale, col conseguente miglioramento dello stato di salute dei cittadini.

Lo studio è stato condotto da quattro ricercatori italiani provenienti da tre istituti europei diversi: Benedetto Rugani del Luxemburg Institute of Science and Technology (Lussemburgo), Edoardo Conticini e Bruno Frediani dell’Universitá di Siena (Policlinico Le Scotte) e Dario Caro della Aarhus University (Danimarca).

Lo studio, grazie allo sviluppo di un’analisi del ciclo di vita (Lca) e di “metabolismo energetico” su scala nazionale, ha prima comparato gli impatti ambientali in Italia nel periodo precedente al lockdown (dal 2015 al 2019) con quelli avvenuti durante il lockdown, mostrando una diminuzione dell’impatto dovuta soprattutto alla decrescita dei consumi energetici.

Dopodiché si é focalizzato sui conseguenti effetti sulla salute umana, stimando che le varie misure di restrizione messe in campo nell’intero 2020 abbiano portato a guadagnare circa 66 anni ogni 100,000 abitanti. L’effetto di questo dato, che di per sé è poco indicativo, si rivela quando messo a confronto con il numero delle vittime da Covid-19 ufficialmente registrate, che è sostanzialmente più grande dei guadagni stimati in vite umane con il Daly dovuti alla riduzione dell’impatto ambientale.

Gli effetti sulla salute umana dovuti al Covid-19 sono attualmente sotto indagine tra i principali campi di ricerca. Mentre la riduzione degli impatti ambientali in Italia stimata sembra avere solo benefici marginali sulla salute umana, questo studio rappresenta un punto di partenza importante per collegare lo studio delle ripercussioni del virus sulla salute umana anche considerando gli impatti ambientali associati.

In futuro, quindi, la direzione della ricerca potrebbe – e verosimilmente dovrebbe – andare verso lo studio approfondito delle complesse relazioni causa-effetto tra i decessi imputati alla malattia Covid-19 e i vari “cofattori” diversi dal virus Sars-Cov-2.

Bibliografia

Rugani B., Conticini E., Frediani B., Caro D. 2022. Decrease in life expectancy due to COVID-19 disease not offset by reduced environmental impacts associated with lockdown in Italy. Environmental Pollution 292, 118224.Le misure di restrizione messe in campo nel 2020 abbiano portato a guadagnare circa 66 anni ogni 100mila abitanti, spiega un nuovo studio di quattro ricercatori italiani