L’organico rappresenta il 40% della differenziata, ma cosa ci va davvero? Lo spiega Toscana Ricicla

Più frazioni estranee contiene minore sarà la possibilità di ricavarne compost e biogas di qualità da re-immettere poi sul mercato, vanificando gli sforzi dei cittadini

La frazione organica dei rifiuti urbani (Forsu) rappresenta una fetta della raccolta differenziata che diventa ogni anno più importante: secondo gli ultimi dati forniti dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) sono ormai quasi 500mila le tonnellate di organico raccolte ogni anno in Toscana, e continuano a crescere. Già oggi l’organico rappresenta il 40% del totale della differenziata toscana, ed è necessario valorizzarlo al meglio per non disperdere gli sforzi fatti dai cittadini.

Per farlo occorrono impianti dedicati sul territorio – ad oggi quelli toscani assorbono solo 350.000 tonnellate di organico, il resto va fuori regione – come i digestori anaerobici, ma anche che la raccolta differenziata in ingresso sia di buona qualità: più frazioni estranee contiene, minore sarà la possibilità di ricavarne compost e biogas di qualità da re-immettere poi sul mercato, per chiudere davvero il cerchio dell’economia circolare.

Per questo da Toscana Ricicla ricordano che «gli scarti di cucina, sia animali, sia vegetali, e tutti i residui delle piante dei vostri orti e giardini, come foglie, rametti e erba tagliata, possono essere trasformati in ottimo compost. Il problema è, che nella raccolta differenziata dell’organico, o umido, ci vanno a finire cose che non c’entrano per niente, dalle spugnette per lavare le stoviglie al cellophane che avvolge i formaggi».

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