Il decalogo della comunicazione ambientale

Una cassetta degli attrezzi da tenere a disposizione sul proprio “desktop” ambientale, per tutti coloro che operano in questo ambito

Sergio Vazzoler con la collaborazione di Micol Burighel ci propongono delle Buone pratiche e consigli di sopravvivenza in un mondo in cui la sostenibilità è diventata “il nostro pane quotidiano” condensate in un “decalogo“. Un mezzo comunicativo che spesso viene utilizzato per sintetizzare in poche ed immediate regole indicazioni utili per affrontare un tema.

In campo comunicativo ricordo un altro “decalogo”, proposto più di dieci anni fa da Alessandro Rovinetti, recentemente scomparso, che è stato uno dei principali protagonisti della comunicazione nella pubblica amministrazione:

– Non confondere la comunicazione pubblica con la pubblicità commerciale
– Non confondere la comunicazione pubblica con la propaganda
– La comunicazione pubblica non risolve i problemi ma ne definisce la complessità
– Non cadere nella trappola dialettica sugli strumenti. Bello o brutto va sostituito con efficace o non efficace
– Non esagerare con l’inglese. Ieri il latino oggi l’inglese ma la professionalità è un’altra cosa
– Non cercare sempre e comunque effetti speciali. Nulla è più difficile ma nulla è più gradito della semplicità
– Non comunicare quando devi informare e viceversa
– Non identificare il consenso con la quantità di frequentatori di fiere, spettacoli, notti bianche. Un conto è partecipare altro è aderire
– Diffidare di chi pubblicizza indifferentemente un dentifricio o un amministratore. Quasi sempre questa professionalità è stata conseguita con i dentifrici
– Ricordarsi che prima o poi si troverà qualcuno che pensa una cosa, ne dice un’altra e ne fa una terza

Alcune delle raccomandazioni di Rovinetti sono ancora pienamente valide, ma il contesto sociale e comunicativo in cui oggi dobbiamo operare è davvero molto diverso e quindi ben venga lo sforzo di Vazzoler e Burighel di proporci alcuni consigli utili.

Personalmente ho avuto modo di incontrare e collaborare con Sergio Vazzoler in varie occasioni (Comunicazione e conflitti ambientali – Emergenze ambientali: quale comunicazione? – Imprese e comunicazione ambientale – La comunicazione di crisi – Comunicare l’ambiente, comunicare il Snpa – La comunicazione nelle grandi opere) ed in ultimo per il volume da lui curato, insieme a Sergio Martello, “Libro bianco della comunicazione ambientale“.

Sergio ha maturato molta della sua lunga esperienza professionale soprattutto nell’ambito della comunicazione ambientale d’impresa, ma ho potuto apprezzarne moltissimo la capacità di dialogo e comprensione del punto di vista di chi deve operare per una pubblica amministrazione, e quanto sia produttiva la “contaminazione” di questi punti di vista diversi.

Questo “decalogo della comunicazione ambientale” costituisce un punto fermo di grande interesse per tutti coloro che operano in questo ambito e merita di essere letto con attenzione suscitando riflessioni e valutazioni alla luce delle esperienze dirette che ciascuno ha nel proprio bagaglio di esperienze.

Una “cassetta degli attrezzi” (per utilizzare una frase cara a Sergio) da tenere a disposizione sul proprio “desktop”, considerato (come gli autori scrivono nella premessa del volume), che:

“la comunicazione ambientale diventa centrale per qualsiasi organizzazione e necessita di specifici “attrezzi del mestiere”. Ci affacciamo, infatti, su un mondo in cui tutti, ma proprio tutti i comunicatori dovranno avere competenze ambientali, conoscere in profondità e interpretare la crisi climatica e l’abc dell’economia circolare”.

Ma vediamo sinteticamente i dieci punti proposti estraendo alcuni concetti presenti, invitando tutti a leggere le parti che qui non ripropongo.

#1 – Se non parli ti cancello

… non si può non comunicare su questi temi. Da una parte perché se non si comunica non si esiste. D’altro canto, come ci dice bene anche il primo degli assiomi della comunicazione di Watzlawick, è impossibile non comunicare. Tacere è comunicare. Guardare altrove è comunicare. Quando parliamo di comunicazione, il silenzio ha lo stesso valore di messaggio che hanno le parole. Anzi, farei un passo in più e mi spingerei oltre. Quando in ballo ci sono le tematiche ambientali, il silenzio è ben più rumoroso delle parole. Se si pensa di poter mantenere un profilo basso e non esporsi semplicemente non comunicando le tematiche ambientali, si rischia di commettere un grave errore. Perché, quando si parla di ambiente, non si può non prendere una posizione: non schierarsi significa disinteressarsi a questa battaglia, finendo automaticamente nel fronte dei “cattivi”, di chi non ha a cuore l’ambiente e non è sostenibile …

#2 – Le tre C sul comò: complessità, contraddizioni, conflitto

I temi ambientali continuano a essere caratterizzati da una forte complessità, da profonde contraddizioni e da una elevata conflittualità. (…) Minoranze rumorose, certo, che riescono a catalizzare l’attenzione del dibattitto pubblico ma che alla sostanza dei fatti rimangono minoranza. Invece si presta pochissima attenzione alla maggioranza silenziosa, il folto gruppo dei cittadini che nei confronti di questi temi sono semplicemente neutri o indecisi, che non conoscono e non si interessano alla materia e che quindi avrebbero bisogno di più informazioni, risposte e stimoli. (…) Gran parte dei nostri sforzi comunicativi dovrebbe avere come target primario questa maggioranza silente…

#3 – A buon comunicatore molte domande

Quando ci si trova di fronte a un quesito, i consigli sono due: non evitarlo e non scivo- lare nella tentazione di usare delle scorciatoie. (…) su temi complessi, contraddittori e divisivi come quelli ambientali, è necessario rispondere sempre in maniera onesta, completa e pertinente, arrivando diretti al punto e dando un riscontro su tutte le tematiche su cui si è chiamati ad argomentare.

#4 Trasparenza is the new black

La trasparenza paga sempre, è un imperativo. Le scorciatoie su questi temi possono portare benefici nel breve termine, ma risulteranno inefficaci e controproducenti sul medio-lungo termine. Per questo è fondamentale trasmettere messaggi brevi, comprensibili ed esaustivi per raggiungere gli obiettivi. (…) una buona pratica è comunicare in modo semplice e accessibile, usando un linguaggio divulgativo e inclusivo, che non tagli fuori nessuno e che soprattutto non ometta nulla.

#5 Il difficile è farla semplice

Liberare il linguaggio da tecnicismi, acronimi e codici per addetti ai lavori: solo così sarà possibile far crescere empatia, vicinanza e motivazione. Sono queste le condizioni che possono indurre dei cambiamenti nei comportamenti dei singoli e di conseguenza della collettività. (…) semplificare non significa banalizzare. Come trovare l’equilibrio? Rendendo più accessibili i contenuti scientificamente fondati, riconducendo questi temi, che sembrano distanti e difficili, a una dimensione più vicina al nostro interlocutore.

#6 Lavami ma senza bagnarmi

Dialogare, confrontarsi, ascoltare è imprescindibile per capire, soddisfare e coinvolgere i nostri interlocutori. Responsabilizzarli e chiedere il loro aiuto è essenziale perché gli obiettivi sono così sfidanti che solo insieme si può pensare di raggiungerli. (…) E un percorso di comunicazione fondato sull’ascolto, la facilitazione e l’ingaggio fa proprio questo, pone le basi di una relazione dialogica, aperta e trasparente.

#7 Ricordati che NON devi morire

La comunicazione ambientale deve essere una comunicazione positiva. (…) è essenziale assicurare un’informazione completa ed esaustiva ma per rendere efficace la nostra comunicazione su questi temi è altrettanto decisivo fare apprezzare il vantaggio nell’adottare comportamenti più sostenibili, rispettosi e attenti alla salute dell’ambiente. (…) una comunicazione ambientale positiva che sia davvero efficace non può prescindere da una approfondita conoscenza dei desiderata di chi abbiamo di fronte, delle sue paure e preoccupazioni, dei progetti e obiettivi.

#8 Insieme a te non ci sto più

Per comunicare bene sui temi ambientali, è necessario tenere insieme comportamenti individuali e collettivi, facendo sì che l’adozione di buone pratiche a livello personale possa rispecchiarsi in una cornice politica e sociale adeguata. (…) ci deve essere coerenza tra comportamenti e messaggi veicolati. (…)

#9 Un hashtag non fa primavera

La comunicazione digital e sui social media è una grande opportunità per accorciare le distanze e dare vita a un canale di ascolto e scambio costantemente presidiato. (…) Ma per farlo bene è importante trovare il giusto tone of voice, motivare ogni scelta e non sottrarsi alla discussione.

#10 Oltre alla testa c’è di più

La consapevolezza non basta. (…) Nella nostra scelta di aderire o meno a una richiesta di cambiamento, di identificarci con determinati valori o di accogliere una narrazione rispetto un’altra, contano contin- genze, emozioni, fattori ansiogeni. Questi elementi rivestono un ruolo decisivo.

di Marco Talluri, https://ambientenonsolo.com