Terremoto in Turchia e Siria: più di 33.000 morti. Ma l’Onu attraversa con gli aiuti le frontiere chiuse

Oms: occorrono subito 43 milioni di dollari per curare feriti e malati. Bisogni umanitari immensi

[13 Febbraio 2023]

Mentre ieri le vittime del terremoto che il 6 febbraio ha colpito il sud della Turchia e il nord della Siria avevano raggiunto e superato le 33.000, durante una conferenza stampa nella capitale siriana Damasco, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)  Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha lanciato un appello da 43 milioni di dollari per sostenere la risposta sanitaria sul campo, ma ha avvertito che «L’importo è destinato ad aumentare man mano che l’entità del disastro diventa più chiara». Infatti oltre alle decine di migliaia di morti e feriti, altri milioni di turchi, kurdi e siriani sono rimasti senza casa.

E’ evidente che la diplomazia dell’Onu è riuscita ad allentare l’embargo occidentale contro la Siria e Tedros ha anche riferito che «Le autorità siriane sembrano disponibili a consentire più valichi di frontiera per fornire aiuti umanitari nel nord-ovest». Cosa essenziale, visto che la Siria devastata dalla guerra civile/internazionale è divisa in aree sotto il controllo del governo, delle forze di opposizione jihadiste, della Turchia e dei suoi mercenari e dei kurdi e dei loro alleati democratici. L’Oms sta lavorabndo in tutte queste aree, senza fare distinzioni politiche o di fazione religiosa e sta soprattutto intensificando le sue operazioni nel nord-ovest, dove l’impatto del terremoto è stato ancora peggiore, con più di 4.300 morti e 7.600 feriti, secondo l’OCHA, e dove, prima del terremoto,  4,1 milioni di persone dipendevano dagli aiuti umanitari e le necessità erano ai massimi storici.

Tedros ha sottolineato «La necessità di portare la risposta al livello successivo per raggiungere tutte le popolazioni che necessitano di supporto. Acclgo con favore la decisione degli Stati Uniti di allentare le sanzioni contro la Siria a seguito della tragedia. Apprezziamo ugualmente la recente approvazione generale da parte del governo della Repubblica araba siriana per quanto riguarda i convogli transfrontalieri Onu, nonché le misure per aumentare l’accesso transfrontaliero. Speriamo che questo continui. Domenica poimeriggio ho incontrato il presidente siriano Bashar al-Assad che ha indicato di essere disponibile a prendere in considerazione ulteriori punti di accesso transfrontaliero per questa emergenza. Stiamo aspettando di attraversare le prime linee del conflitto nel nord-ovest della Siria. Siamo in stand-by in realtà. Possiamo spostarci in qualsiasi momento attraverso la costa a nord-ovest. Sulla base del permesso generale, abbiamo già il permesso da questa parte. Stiamo aspettando ora di sentire dall’altra parte. Non appena lo avremo, attraverseremo verso nord-ovest».

Dopo il terremoto, l’Oms ha immediatamente avuto accesso ai suoi rifornimenti pre-posizionati nel nord-ovest e ad Aleppo, rendendo così possibile il trattamento dei feriti gravi e il suo staff ha anche iniziato a distribuire forniture alle strutture sanitarie. Tedros è arrivato sabato in Siria, dove l’Oms e i suoi partner hanno finora distribuito 110 tonnellate di forniture mediche alle aree colpite in tutto il Paese. Domenica notte a Damasco è atterrato un volo con forniture sanitarie di emergenza vitali destinate al personale sanitari al lavoro nell’immenso crratere del terremoto. per i lavoratori in prima linea e l’Oms sta inoltre sostenendo l’aumento dei team medici specializzati in prima linea.

L’Oms ricorda che «Il terremoto è l’ultima crisi che ha colpito la Siria, dopo il conflitto in corso, la pandemia di Covid-19, le epidemie di colera e il declino economico». Michael Ryan, direttore delle emergenze dell’Oms, ha aggiunto che «12 anni di guerra hanno “polverizzato” il sistema sanitario. Prima del terremoto funzionava solo il 50% delle strutture sanitarie, ma il vero impatto è molto maggiore. Non solo i danni fisici alle infrastrutture stesse, ma l’esodo degli operatori sanitari, la perdita di stipendi, la perdita di formazione. E’ solo quella morte per mille tagli al sistema».

Il capo dell’Oms ha espresso «Profondo rispetto e ammirazione per i sopravvissuti, i primi soccorritori e gli operatori sanitari» ma ha sottolineato «Gli immensi bisogni che devono affrontare.

Le organizzazioni nazionali e internazionali, ma anche i vicini, le moschee, le chiese e i gruppi della comunità, si sono affrettati a fornire di tutto, dal cibo, all’acqua pulita e alle cure mediche, a uno spazio sicuro dove dormire».

Sabato, ad Aleppo Tedros ha visitato una clinica sanitaria mobile sostenuta dall’Oms distribuendo medicinali a persone con forti mal di testa, ansia e difficoltà a dormire e ha  ricordato che «L’Oms e altre organizzazioni hanno formato gli operatori della comunità per offrire un rapido supporto per la salute mentale, ma è necessario molto di più». Ha anche incontrato Nour,  una ragazza che ha perso i suoi genitori e si è rotta un braccio quando il loro condominio di 6 piani è crollato come un castello di carte e ha detto molto impressionato che «Lei è solo un esempio di una tragedia in corso che sta colpendo milioni di persone».

Il coordinatore dei soccorsi di emergenza dell’Onu, Martin Griffiths ha invece visitato l’area turca di Baba Al-Hawa, l’unico valico di frontiera rimasto per la consegna di aiuti Onu nel nord-ovest della Siria autorizzato dal Consiglio di sicurezza, e ha anche visitato un hub delle Nazioni Unite a Hatay, dove ha assistito al trasbordo e al monitoraggio di 10 camion carichi di aiuti forniti dall’ International Organization for Migration (IOM) prima della partenza per la Siria. Si trattava del quarto convoglio di aiuti transfrontalieri Onu da dopo il terremoto che ha devastato il confine turco-siriano. Il primo convoglio, con 6 camion, è entrato in Siria il 9 febbario perché per tre giorni le strade principali erano danneggiate. Un secondo convoglio di 14 camion dell’IOM ha attraversato il confine venerdì, seguito da un terzo sabato  composto da 22 camion contenenti medicinali, kit per il test del colera, coperte, kit per l’igiene, lampade solari e altri generi di prima necessità.

L’OCHA ha affermato che «Le scosse di assestamento continuano nel nord-ovest della Siria, costringendo le persone a continuare a fuggire dalle loro case».

L’11 febbraio  i team della protezione civile turca hanno concluso le operazioni di ricerca e soccorso e sono passate alla rimozione delle macerie e al recupero dei corpi, ma questo lavoro – che purtroppo restituirà probabilmente qualche altro migliaio di vittime – è ostacolato dalla carenza di carburante e dalla mancanza di macchinari e veicoli. Anche per questo il presidente turco Erdogan continua ad essere criticato.

A damasco ieri è arrivato anche l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Geir Pedersen, e ha assicurato che «Gli operatori umanitari faranno tutto il possibile per accedere a tutti coloro che hanno bisogno di aiuto. Stiamo facendo ogni sforzo per ricevere sostegno. Stiamo ovviamente raggiungendo i Paesi, stiamo mobilitando finanziamenti e stiamo cercando di dire a tutti di mettere da parte la politica. Questo è il momento di unirsi in uno sforzo comune per sostenere il popolo siriano. E’ necessario un accesso transfrontaliero e alle frontiere interne. Sono in stretto contatto con la famiglia umanitaria delle Nazioni Unite, stiamo lavorando insieme per cercare di mobilitare questo sostegno e questo ovviamente è il mio messaggio chiave durante questa visita in Siria».