Se vogliono ancora avere un ruolo, le Ong internazionali devono evolversi rapidamente

Le INGO e il lungo secolo umanitario: ruolo, eredità, legittimità e leadership

[15 Luglio 2022]

L’ascesa di forti Organizzazioni non governative internazionali (INGO) è ampiamente riconosciuta come uno sviluppo essenziale nel panorama umanitario internazionale nell’ultimo secolo, specialmente negli ultimi trent’anni. Il ruolo svolto dalle ONG nel fornire soccorsi di emergenza e assistenza allo sviluppo a lungo termine è ben documentato, ma all’interno della leadership della comunità delle INGO c’è la sensazione diffusa che questo sia il momento per una riflessione critica sulla natura delle stesse organizzazioni e sulle loro relazioni con i donatori e beneficiari e la vicinanza troppo stretta con i governi nei Paesi in cui operano. Si parla molto di ONG in crisi: una crisi di legittimità, di identità e di rilevanza.

E’ proprio quello di cui si occupa l’indagine “INGOs & the Long Humanitarian Century”, pubblicata dal Nuffield College dell’università di Oxford e realizzata in collaborazione con Save the Children UK e  Centre for Humanitarian Leadership, che conferma che, secondo i suoi leader delle INGO intervistati da Andrew Thompson del Nuffield e dal suo team, il futuro delle grandi organizzazioni umanitarie sembra incerto, perché le ONG lottano per liberarsi dalle costrizioni quotidiane e affrontare “grandi fattori di disturbo”, come la crisi climatica.

L’indagine dettagliata – la prima nel suo genere – realizzata con interviste durate 50 ore con i massimi dirigenti  di molte delle principali ONG mondiali, rileva che «Si prevede che il predominio delle ONG internazionali (INGO) dal nord del mondo diminuirà man mano che il panorama umanitario cambia».

Per Yves Daccord, ex direttore generale del Comitato Internazionale della Croce Rossa, «Il sondaggio fornisce spunti sorprendenti, mostrando come i leader dell’ONG stanno affrontando queste sfide e cosa li sta trattenendo. E’ una lettura obbligata per chiunque sia interessato alle questioni umanitarie e al futuro del nostro mondo».

Presentando il rapporto, Thompson ha sottolineato: «Riveliamo un terzo settore che si trova in un momento critico: vuole  cambiare il mondo ma per farlo ha bisogno di cambiare radicalmente se stesso. Mentre i leader delle ONG sono alle prese per trasformare le loro organizzazioni e mantenere la loro rilevanza in un mondo di crescente bisogno umanitario, il conflitto in Ucraina infuria. L’invasione russa a non solo ha amplificato le sfide esistenti, ma segnala un nuovo capitolo nella storia delle relazioni internazionali: un capitolo che richiede una rivisitazione degli orizzonti politici globali e il giusto posto dell’azione umanitaria all’interno di essi. Come ha dimostrato la nostra ricerca, se le INGO vogliono sopravvivere, i leader devono cercare di ridefinire il loro scopo e il loro legittimo posto in un mondo in rapida evoluzione».

E dal rapporto emerge che molti leader delle ONG ne sono ben consapevoli e ritengono che uno dei cambiamenti su vasta scala sarà il declino del predominio delle ONG del nord del mondo, perché i loro partner locali lavorano in modo più localizzato e agile. Molti partecipanti al sondaggio erano anche preoccupati per la scarsa capacità delle loro organizzazioni di rispondere efficacemente ai grandi eventi, sentendosi “bloccati” nelle dinamiche interne e limitati da molteplici fattori, tra cui la necessità di cercare finanziamenti, le aspettative e le richieste dei donatori e le richieste di conformità e gestione del rischio.

Secondo Saleh Saeed, amministratore delegato del Disasters Emergency Committee, «Questo rapporto arriva esattamente nel momento giusto, quando il bisogno del nostro lavoro è forse il più grande che ci sia mai stato, ma quando ci sono meno risorse per soddisfare quei bisogni. Le decisioni strategiche di oggi daranno forma al ruolo e all’impatto delle INGO, non solo per i prossimi anni, ma forse per decenni, Sono ispirato a vedere che, nonostante il senso di “blocco” e le molte sfide che dobbiamo affrontare, c’è un emergente senso di scopo e connessione; qualità che creeranno un terzo settore più forte e di maggior impatto per tutte le persone e le comunità che serviamo».

Gwen Hines, Chief Executive Officer di Save the Children UK, conclude: «E’ sorprendente quanto i leader trovino che il loro tempo e le loro energie vengono assorbiti dalle stesse preoccupazioni: per me, come CEO di Save the Children, la più grande sfida per la leadership è ottenere superare queste sfide in modo da massimizzare l’impatto del nostro lavoro per i bambini che siamo qui per servire, ora e in futuro».