Rapporto mondiale sulle crisi alimentari: l’insicurezza alimentare acuta tocca un record quinquennale

Nel 2020 almeno 155 milioni di persone sprofondate nell'insicurezza alimentare acuta a causa di conflitti, shock economici, Covid-19 ed eventi meteorologici estremi

[5 Maggio 2021]

Secondo il “2021 Global Report on Food Crises”, presentato oggi dal Global Network Aganist Food Crises (GNAFC) durante l’evento di alto livello in corso a Roma, «il numero di persone esposte al rischio di insicurezza alimentare acuta e bisognose di urgenti aiuti umanitari e di sostegno alla sussistenza ha raggiunto il dato più alto degli ultimi 5 anni nei Paesi afflitti da crisi alimentari.

Il GNAFC, fondato nel 2016 da Unione europea, FAo e World Food Programme (WFP), è un’alleanza tra agenzie Onu, l’Ue, ONG e soggetti attivi in campo umanitario e nel settore dello sviluppo che collaborano per prevenire, prepararsi e rispondere alle crisi alimentari e sostenere l’Obiettivo di sviluppo sostenibile di porre fine alla fame (OSS 2).

Nella prefazione del rapporto, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, scrive: «Fame e conflitti si alimentano vicendevolmente. Per risolvere l’uno dobbiamo risolvere contemporaneamente anche l’altro… Abbiamo il dovere di fare tutto quanto in nostro potere per porre fine a questo circolo vizioso. La lotta alla fame è il fondamento della stabilità e della pace».
A marzo Guterres ha creato una High-Level Task Force on Preventing Famine guidata dal vicesegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari e Coordinatore dell’aiuto d’urgenza, Mark Lowcock, in collaborazione con Fao e WFP e con il sostegno dell’OCHA e di altre agenzie Onu e da ONG partner. La Task force si prefigge l’obiettivo di «Richiamare un’attenzione coordinata e di alto livello sulla prevenzione delle carestie e di mobilitare aiuti verso i Paesi più colpiti».
Il duro monito lanciato dal nuovo Global Report on Food Crises indica che «I conflitti, o gli shock economici frequentemente associati alla pandemia Covid-19, unitamente agli eventi meteorologici estremi, continuano a gettare milioni di persone nella morsa dell’insicurezza alimentare acuta» e rivela che «Nel 2020 almeno 155 milioni di persone sono stati esposti al rischio di insicurezza alimentare acuta a livelli critici o peggiori (fasi 3-5 dell’IPC/CH) in 55 Paesi/Territori, un dato che appare in crescita di circa 20 milioni di persone rispetto allo scorso anno e che si leva a severo monito dinanzi a una situazione allarmante: l’insicurezza alimentare acuta ha continuato inesorabilmente ad aumentare dal 2017, anno in cui è stata pubblicata la prima edizione del rapporto. Di queste persone, nel 2020 circa 133 000 hanno sperimentato il più grave livello di insicurezza alimentare acuta, classificato come Catastrofe (fase 5 dell’IPC/CH), nel Burkina Faso, nel Sud Sudan e nello Yemen, dove è stato necessario intervenire con aiuti d’emergenza per evitare morte diffusa e il tracollo dei mezzi di sussistenza».
Nel 2020 almeno altri 28 milioni di persone hanno affrontato un livello di insicurezza alimentare acuta di emergenza (fase 4 dell’IPC/CH), molto prossimo alla morte per fame, in 38 Paesi/Territori, nei quali azioni tempestive hanno permesso di salvare vite e mezzi di sussistenza, impedendo la diffusione di carestie.

Nei 5 anni in cui GNAFC ha pubblicato i suoi rapporti annuali sono stati 39 i Paesi/Territori a essere colpiti da crisi alimentari: «In questi paesi, la popolazione che ha sofferto livelli elevati di insicurezza alimentare acuta (fasi 3-5 dell’IPC/CH) è cresciuta da 94 a 147 milioni di individui tra il 2016 e il 2020».
Come se non bastasse, nei 55 Paesi/Territori colpiti dalla crisi alimentare esaminati nel rapporto, «Oltre 75 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni presentavano nel 2020 ritardi nella crescita (sottosviluppo), mentre più di 15 milioni mostravano segni di eccessiva magrezza (denutrizione)».
L’insicurezza alimentare acuta ha colpito in maniera sproporzionata diversi Paesi africani:   quasi 98 milioni di persone. Ma anche altri continenti non sono stati risparmiati: tra i 10 Paesi in cui si nel 2020 sono state registrate le peggiori crisi alimentari ci sono  lo Yemen, l’Afghanistan e la Siria in Asia e Haiti nelle Americhe.

La Fao evidenzia che nel 2020 le principali cause dell’aumento dell’insicurezza alimentare acuta sono state: «I conflitti (la causa per eccellenza, che ha gettato quasi 100 milioni di persone nella morsa dell’insicurezza alimentare acuta, un dato in crescita rispetto ai 77 milioni del 2019); gli shock economici, spesso conseguenti alla pandemia COVID-19, che hanno sostituito gli eventi meteorologici come seconda causa di insicurezza alimentare acuta in termini sia di numero di individui colpiti sia di paesi interessati (più di 40 milioni di persone in 17 paesi/territori rispetto ai 24 milioni e agli 8 paesi del 2019); gli eventi meteorologici estremi (oltre 15 milioni di persone, in calo rispetto ai precedenti 34 milioni). Se nel 2021 si prevede che i conflitti rimarranno la principale determinante delle crisi alimentari, nelle economie fragili la pandemia COVID-19 e le misure di contenimento ad essa correlate, nonché gli eventi meteorologici estremi, continueranno ad aggravare l’insicurezza alimentare acuta».

In una dichiarazione congiunta rilasciata in occasione della presentazione del rapporto, le organizzazioni fondatrici del Global Network Aganist Food Crises Rete mondiale – Ue, Fao, WFP, e  USAID, lanciano un preoccupato allarme: «A un anno di distanza dalla dichiarazione relativa alla pandemia Covid-19, le prospettive per il 2021 e gli anni successivi appaiono fosche. E’ probabile che i conflitti, le restrizioni introdotte per arginare la pandemia che inaspriscono le difficoltà economiche e la persistente minaccia di condizioni meteorologiche avverse continueranno a provocare crisi alimentari. La pandemia Covid-19 ha rivelato la fragilità del sistema alimentare mondiale e la necessità di creare sistemi più equi, sostenibili e resilienti per garantire un’alimentazione regolare e nutriente a 8,5 miliardi di persone entro il 2030. Se si vogliono conseguire gli Obiettivi di sviluppo sostenibile è indispensabile trasformare in maniera radicale i nostri sistemi agroalimentari. Il protrarsi della maggior parte delle crisi alimentari è la riprova che le tendenze di lungo termine a livello ambientale, sociale ed economico, unite alla diffusione dei confitti e dell’insicurezza, stanno erodendo la resilienza dei sistemi agroalimentari. A meno che non si riesca a invertire la rotta, le crisi alimentari sono destinate ad aumentare per frequenza e gravità. Nell’intento di far fronte a tali sfide, il Global Network intensificherà le iniziative per promuovere sistemi agroalimentari resilienti e sostenibili sotto il profilo sociale, ambientale ed economico. Quest’anno, inoltre, sosterrà eventi di rilievo quali il Vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari, la Convenzione sulla diversità biologica, il Vertice del G7 e il Vertice del G20, la Conferenza sui cambiamenti climatici e il vertice “Nutrizione per la crescita”, e collaborerà con l’iniziativa lanciata dal G7 per evitare le carestie. Sottolineando l’urgenza di intervenire in maniera tempestiva e incisiva, la Rete mondiale esorta la comunità internazionale a mobilitarsi per combattere la fame».