Myanmar: l’esercito fa strage di civili: il 24 dicembre uccise e bruciate almeno 35 persone

Non si hanno più notizie di due operatori umanitari di Save the Children attaccati dai soldati

[27 Dicembre 2021]

Il 25 dicembre Save the Children ha condannato «Un attacco dell’esercito birmano in cui almeno 38 persone, tra cui donne e bambini, sono state uccise nello stato di Kayah, nel Myanmar orientale. Due membri del nostro staff, che stavano tornando in ufficio  dopo aver svolto un lavoro di risposta umanitaria in una comunità vicina, sono rimasti coinvolti nell’incidente e risultano dispersi. Abbiamo la conferma che il loro veicolo privato è stato attaccato e bruciato. Secondo quanto riferito, i militari hanno costretto le persone a lasciare le loro auto, arrestandone alcune, uccidendone altre e bruciando i loro corpi».

Le foto pubblicate sui social media mostrano due camion e un’auto dati alle fiamme su una strada nel comune di Hpruso, nello stato orientale di Kayah, con corpi all’interno. Myanmar Witness accusa:«35 persone, compresi bambini e donne, sono state bruciate e uccise dai militari il 24 dicembre nel comune di Hpruso».

La strage è stata confermata anche da Martin Griffiths, sottosegretario generale Onu per gli affari umanitari e coordinatore dei soccorsi di emergenza che in una dichiarazione ufficiale ha denunciato: «Sono inorridito dalle notizie di un attacco contro i civili nello Stato di Kayah, in Myanmar, il 24 dicembre. Rapporti credibili dicono che almeno 35 persone, tra cui almeno un bambino, sono state costrette a lasciare i loro veicoli, uccise e bruciate. Due operatori umanitari di Save the Children coinvolti nelle violenze restano dispersi. Il loro veicolo privato è stato attaccato e bruciato. Condanno questo grave incidente e tutti gli attacchi contro i civili in tutto il Paese, vietati dal diritto umanitario internazionale. Invito le autorità ad avviare immediatamente un’indagine approfondita e trasparente sull’incidente in modo che i colpevoli possano essere rapidamente assicurati alla giustizia. Inoltre, invito le forze armate del Myanmar e tutti i gruppi armati in Myanmar a prendere tutte le misure per proteggere i civili dai danni.Milioni di persone in Myanmar hanno ancora un disperato bisogno di sostegno umanitario. Le Nazioni Unite e i loro partner umanitari restano impegnati a fornire aiuto in tutto il Paese».

L’Assistance Association for Political Prisoners oggi evidenzia che in 10 mesi, 1377 civili sono morti nel Paese a causa di azioni militari, 8.282 sono prigionieri politici, 423 persone sono state condannate, 39 delle quali a morte (inclusi 2 bambini). I latitanti politici sono1.964, 118 persone sono state condannate in contumacia, di cui 39 condannate a morte.

Il problema è che la giunta militare golpista ha dichiarato guerra senza tregua al suo stesso popolo e che il popolo questa volta – anche dopo le condanne farsa dei leader della Lega Nazionale per la democrazia che aveva stravinto le elezioni annullate dai militari – si è alleato con le milizie etniche che da sempre lottano per l’autonomia e una Birmania federale e libera dal giogo fascista dei militari alleati della Cina e che fanno affari anche con l’India.

Una situazione che ormai è di guerra aperta  e Inger Ashing, di Save the Children Myanmar ha ribadito che «Save the Children condanna questo attacco come una violazione del diritto internazionale umanitario. Siamo inorriditi dalle violenze perpetrate contro civili innocenti e il nostro personale, che è impegnato in attività umanitarie, sostenendo milioni di bambini bisognosi in tutto il Myanmar. Le indagini sulla natura dell’incidente continuano, ma gli attacchi contro gli operatori umanitari non possono essere tollerati».

Save the Children lavora in Myanmar dal 1995, fornendo programmi salvavita di salute e nutrizione, istruzione e protezione dell’infanzia attraverso più di 50 partner e 900 dipendenti in tutto il Paese ma ha annunciato di aver «Temporaneamente sospeso le nostre operazioni a Kayah Chin e parti di Magway e Kayin a seguito di questo incidente. Tuttavia, rimaniamo impegnati ad aiutare i bambini più vulnerabili in Myanmar, specialmente in questo periodo di conflitto e crisi».