Le molteplici crisi che bloccano il progresso nei Paesi meno sviluppati

Se gli LCD non verranno messi in grado di partecipare pienamente alla ripresa globale, le loro debolezze strutturali aumenteranno

[2 Maggio 2022]

Secondo il rapporto “Present and future of work in the LDCs”, pubblicato dall’International Labour Organization (ILO) «Il progresso economico e sociale nei Paesi meno sviluppati (Least Developed Countries – LDC) è stato rallentato dall’impatto della pandemia di Covid-19, dai cambiamenti climatici e dalle continue crisi energetiche e alimentari».

L’ILO evidenzia che, nonostante l’ampliamento dei gap finanziari e lo spazio fiscale limitato di cui dispongono, la maggior parte dei Paesi meno sviluppati ha risposto rapidamente alla pandemia di Covid-19, implementando un’ampia gamma di pacchetti di sostegno, tuttavia «Le debolezze strutturali li hanno resi più vulnerabili agli attuali shock multipli che saranno ulteriormente esacerbati se i Paesi meno sviluppati non parteciperanno pienamente alla ripresa globale».

Il rapporto presenta una panoramica dei progressi e delle sfide strutturali che devono affrontare i Paesi meno sviluppati in termini di trasformazione strutturale, transizione giusta verso economie più verdi e creazione di un’ occupazione piena e produttiva e di lavoro dignitoso. “Present and future of work in the LDCs” analizza i trend attuali della produzione, della produttività, dell’occupazione e del lavoro dignitoso, nonché il ruolo della protezione sociale e delle istituzioni del lavoro.
L’ILO fa notare che «Attualmente, nell’elenco degli LCD ci sono 46 Paesi che rappresentano il 12% della popolazione mondiale. Sono caratterizzati da bassi livelli di reddito e da elevata vulnerabilità agli shock economici e ambientali, basso sviluppo umano, povertà estrema e tassi di mortalità elevati». Secondo il rapporto, «Le vulnerabilità dei Paesi meno sviluppati sono in gran parte il risultato di capacità produttive deboli associate alla mancanza di capacità umane, infrastrutture inadeguate e capacità limitate di accedere alle tecnologie e di utilizzarle. Sono anche il risultato di istituzioni deboli, comprese le istituzioni del lavoro e i sistemi di protezione sociale. Nei Paesi meno sviluppati, l’occupazione informale è pervasiva e rappresenta quasi il 90% dell’occupazione totale. Inoltre, c’è una forte polarizzazione tra imprese con capacità e produttività diverse».
Il rapporto valuta come le tecnologie digitali possano potenzialmente offrire grandi vantaggi ai Paesi meno sviluppati, in particolare quelli con una popolazione giovane e numerosa, ma «A condizione che vengano effettuati investimenti significativi in ​​capitale, competenze e conoscenze per sostenere un lavoro dignitoso produttivo e inclusivo».
Il rapporto include una serie di raccomandazioni politiche «Per una ripresa incentrata sull’uomo che sia inclusiva, sostenibile e resiliente» tra le quali evidenzia: 1. Ampliare l’assistenza e la cooperazione internazionali, compresa l’Official Development Assistance (ODA), per rafforzare l’assistenza sanitaria e i vaccini ed evitare inutili restrizioni e barriere al commercio e alla migrazione. 2. Rafforzare le istituzioni e le politiche occupazionali per la creazione di lavoro dignitoso e rafforzare la coerenza delle politiche sull’azione per il clima verso economie più verdi. 3. Rafforzare le istituzioni del lavoro e costruire capacità per garantire diritti, come la libertà di associazione, la contrattazione collettiva e altri principi e diritti fondamentali sul lavoro, con il coinvolgimento attivo delle parti sociali.

L’ILO sottolinea che «Questo focus politico creerebbe un circolo virtuoso che migliora la fiducia nel governo, facilita il passaggio progressivo ad attività ad alto valore aggiunto e sostenibili dal punto di vista ambientale, aiuta a ridurre la povertà e la disuguaglianza e contribuisce alla giustizia sociale».

Il direttore generale dell’ILO, Guy Ryder, conclude: «Molteplici shock hanno messo i Paesi meno sviluppati sotto un’enorme pressione. Tuttavia, con le giuste misure di politica macroeconomica e occupazionale, è possibile creare nuovi posti di lavoro sia nei settori esistenti che in quelli nuovi, insieme a una maggiore produttività e innovazione guidata da investimenti in opportunità economiche verdi e digitali».