Il Messico nazionalizza il litio

L’America Latina punta a diventare la potenza mondiale del litio. Bolivia, Cile, Argentina e Messico cercano l'integrazione per proteggere le loro riserve

[20 Aprile 2022]

Il presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador (AMLO) si è subito ripreso dalla bocciatura in Parlamento del suo Piano per l’elettricità  e ieri ha a celebrato l’approvazione alla Cámara de Diputados, con 275 voti favorevoli, 24 contrari e 187 astenuti, della riforma  della Ley Minera che promuove lo sfruttamento nazionale del litio, minerale strategico per l’economia del Paese.

AMLO ha detto che «Ieri, alla Camera dei Deputati, è stato commesso un atto di tradimento del Messico da parte di un gruppo di legislatori che, invece di difendere gli interessi della nazione, il pubblico, sono diventati schietti difensori di compagnie straniere dedite a rubare. Deputate e deputati hanno sostenuto i saccheggiatori». Ma poi ha annunciato con soddisfazione ai giornalisti che «Il litio è nostro. Stavo leggendo i commenti, perché avremo il litio se ci mancherà la tecnologia? Sì, ma svilupperemo la tecnologia o la acquisiremo. Così è successo con l’esproprio del petrolio. Le compagnie straniere ci hanno condannato dicendo che non avremmo potuto portare avanti l’industria, perché non disponevamo della tecnologia. E gli operai petroliferi, i tecnici, hanno spinto Pemex in avanti».

La Camera ha dichiarato «Di pubblica utilità» l’esplorazione, lo sfruttamento e l’uso del litio, assegnandone l’utilizzo esclusivamente dallo Stato messicano.

López Obrador  ha chiarito  che «Dopo l’approvazione della riforma mineraria non sono sospesi i contratti per altri minerali», come l’oro, l’argento o il rame, ma solo per il litio e che le licenze già concesse «Saranno oggetto di revisione, per verificare se i requisiti sono stati rispettati». Ha fatto riferimento in particolare al caso della compagnia cinese  Ganfeng Lithium  che era stata autorizzata a sfruttare il litio nello Stato di Sonora: «Stiamo analizzando se sono stati consegnati i permessi corrispondenti e se è stato svolto il processo di consultazione con le comunità. Se non ci sono contratti per il litio, non hanno alcuna possibilità di essere utilizzati per l’esplorazione e la produzione del litio.

La richiesta di informazioni è dovuta al fatto che c’è stato un contratto che è stato ceduto, che era nelle mani di una società inglese [Bacanora Lithium] ed è passato nelle mani di una società cinese, e poi ci sono state richieste di informazioni sul perché era stata consegnata quella licenza». Questo, dopo che la Comisión Federal de la Competencia (Cofece) aveva affermato che il progetto ha rispettava il regolamento, prima delle modifiche, ma AMLO ha concordato con la decisione di un tribunale e ha evidenziato che «Cofece non ha alcun potere  sulle materie che competono alla Comisión de energéticos, che è autonoma. Cofece rappresenta le corporazioni e va contro gli interessi del popolo».

Il presidente messicano ha espresso soddisfazione per il voto parlamentare che tiene conto della crescente importanza del litio: «Le grandi case automobilistiche che producono auto, che stanno passando alle auto elettriche, richiedono il litio. Il prezzo sta aumentando sempre di più, in due anni sul mercato mondiale il prezzo è aumentato di dieci volte».

Infatti, il litio, noto anche come oro bianco, sta suscitando sempre più l’interesse di molti Paesi. Anche se viene prodotto commercialmente dal 1923 e sia stato utilizzato in medicina, edilizia e nell’industria in generale, la sua nuova importanza è dovuta all’utilizzo per la produzione di batterie elettriche, necessarie per telefoni cellulari, pannelli solari e mobilità elettrica. Nel suo recente rapporto “Mineral Commodity Summaries 2022”, l’U.S. Geological Survey (USGS) evidenzia che tra il 2016 e il 2021 la produzione mondiale di litio è quasi triplicata: 6 anni fa era di 35.000 tonnellate, nel 2021 ha raggiunto le 100.000 tonnellate. Il maggior  produttore di litio resta l’Australia, con 55.000 tonnellate; seguita da Cile con 26.000, Cina con 14.000, Argentina con 6.200, Brasile con 1.500, Zimbabwe con 1.200 e Portogallo con 900. Ma quando si parla di riserve mondiali conosciute, le cose cambiano e i Paesi dell’America Latina diventano primi.

Secondo il rapporto USGS, in tutto il mondo sono state identificate riserve di litio per circa 89 milioni di tonnellate e di queste il 56% si trova in tre Paesi sudamericani: Bolivia con 21 milioni di tonnellate; ‘Argentina con 19 milioni; Cile Cile con 9,8 milioni. Su tratta del cosiddetto “Triangolo del Litio” al quale si aggiungono il Messico, con 1,7 milioni di tonnellate di riserve identificate; Perù, con 880.000;  Brasile, con 470.000. Quindi, oltre il 59% delle riserve conosciute di litio si trovefrebbero in America Latina.

Argentina, Bolivia e Cile hanno la maggior parte dei giacimenti nei loro salar, mentre Brasile, Messico e Perù altre che nei salar hanno scoperto importanti giacimenti di litio m nella pegmatite e nell’argilla sedimentaria, sebbene.

Alla viglia della nazionalizzazione del litio Messicano, i Paesi del “Triangolo del litio”, il Messico e la Comisión Económica para América Latina y el Caribe (Cepal) hanno partecipato al Foro Internacional “Perspectivas del Litio desde América Latina” organizzato dal ministero degli idrocarburi e delle energie della Boliivia e la direttrice della Divisione risorse naturali della Cepal, Jeannette Sánchez, ha evidenziato l’opportunità che rappresenta il litio per la regione: «La domanda di questa risorsa è aumentata dell’11% all’anno negli ultimi anni e tra il 2019 e il 2030 è prevista una crescita annua del 16%».

La ministra cilena delle miniere cileno, Marcela Hernando, ha evidenziato che «L’industria del litio nel mio Paese è in crescita e nei primi 10 mesi del 2021 le esportazioni di questa risorsa hanno generato nel Paese circa 772 milioni di dollari. Il Cile ha 63 ambienti salini, con un potenziale in 18 Salar; i più rilevanti ed esplorati si trovano nella regione di Atacama, dove si concentra il 90% delle riserve cilene». Ma la Hernando ha ammesso che «Il Cile deve superare diverse difficoltà per raggiungere il suo potenziale in quest’area, come l’ignoranza su come reagiscono i Salar e la sua sostenibilità sociale e ambientale, la mancanza di regolamentazione e controllo, l’insufficiente riscossione delle concessioni e la scarsa generazione di valore». Poi ha annunciato che il nuovo governo di sinistra cileno di Gabriel Boric «Prevede di creare una Empresa nacional de litio, nonché un istituto di ricerca e sviluppo per studiare nuovi metodi di estrazione, materiali avanzati, tecnologia e innovazione». Proposte in questo senso sono state già avanzate da una commissione istituita nel 2014, durante il secondo governo della presidente socialista i Michelle Bachelet e sono state adottate dal governo  Boric, come «Considerare il litio un minerale strategico, vietarne il trasferimento in concessioni e rafforzare il ruolo dello Stato come proprietario di risorse minerarie». Insomma, anche in Cile si va verso il modello messicano.

Il sottosegretario al Coordinación Institucional de la Secretaría de Energía de Argentina, Guillermo Usandivaras, ha detto che «L’Argentina ha attualmente due progetti di sfruttamento del litio, due in costruzione e 50 in esplorazione. Entro il 2018 l’Argentina ha esportato poco più di 30.000 tonnellate di litio, per un valore approssimativo di 200 milioni di dollari».

Usandivaras ha ricordato che con una riforma del Código de Minería, il litio è entrato a far parte delle miniere di prima categoria che possono essere acquistate da qualsiasi agente privato, nazionale o estero, tramite concessioni minerarie provinciali, senza termini o condizioni». Lo Stato argentino sta però investendo nella scienza e tecnologia del litio, che attualmente conta 30 unità esecutive con progetti legati a questa risorsa, 185 ricercatori e 118 borsisti.

Il Segretario all’energia del Messico, Rocío Nahle García, ha anticipato al Forum che il suo Paese stava per nazionalizzare il litio, ma ha riconosciuto che «Il Messico non ha ancora sviluppato lo sfruttamento del metallo come altri Paesi della regione. Intendiamo creare un’azienda statale del litio e vediamo l’opportunità in questa risorsa principalmente nella produzione di batterie per veicoli elettrici e per il sistema elettrico nazionale, nonché per la produzione di celle e loro componenti».

Il padrone di casa, il ministro degli idrocarburi e dell’energia dell’Estado Plurinacional de Bolivia, Franklin Molina, ha ricordato che «La Bolivia si sta muovendo da alcuni anni in un modo diverso per attuare lo sfruttamento delle risorse naturali e in base a questa logica, da tempo, ha iniziato la trasformazione della sua struttura economica incentrata sul progetto di industrializzazione del litio. I 21 milioni di tonnellate di litio che sono state identificate in Bolivia si trovano solo nel Salar de Uyuni, la più grande distesa salata del mondo, con 11.000 Km2. Ci aspettiamo che queste riserve aumentino, poiché le risorse di questo minerale sono state quantificate in diversi Salar e lagune».

Tenendo conto della concentrazione della risorsa, Molina ha evidenziato il contesto geopolitico del litio: «La nostra America Latina, che è senza dubbio un attore fondamentale in termini di riserve mondiali di litio, è ora un attore importante. In questa realtà, l’America Latina è un fattore chiave per tutto ciò che significano le strategie di transizione energetica in corso. Bisogna rafforzare congiuntamente e fraternamente un nuovo spazio istituzionale di natura regionale, con un formato aperto e multidisciplinare, che si impegna principalmente a difendere la sovranità nazionale di ciascuno degli Stati sulle riserve di litio. L’unione e il coordinamento regionali devono puntare su un futuro di opportunità per i Nostri popoli».

Molina ha annunciato che quest’anno si terrà il Congreso Internacional del Litio, al quale parteciperanno autorità di Bolivia, Argentina, Cile e Messico e leader del mondo accademico e organizzazioni sociali: «In quell’incontro disciuteremo, tra l’altro, se è possibile progettare oggi nuovi schemi estrattivi e produttivi sostenibili, volti a fornire i propri piani di transizione energetica, e in base a quali aspetti sociali ed economici, politici e geopolitici, tecnologici e condizioni socio-ambientali».