Il governo del Regno Unito ha concesso segretamente licenze minerarie in acque profonde

Il destinatario è il colosso delle armi statunitense Lockheed Martin. Greenpeace UK e Usa: concessioni illegali

[13 Maggio 2021]

Da quando è in carica, il governo conservatore britannico di Boris Jhonson si è autoproclamato campione dell’oceano e ha definito il 2021 il “Marine Super Year”. Ma, dietro questa facciata, Greenpeace UK e Blue Marine Foundation hanno scoperto qualcosa di molto diverso: «Alcuni contratti piuttosto loschi con una pericolosa industria emergente: l’estrazione mineraria in acque profonde».

E Jack Bullet, digital campaigner di Greenpeace UK, spiega: «Purtroppo non stai sognando, non è l’anno 3500 e il mondo non è governato da robot malvagi. Sì, c’è un’intera industria che vuole estrarre dal fondo marino e sta già inviando macchinari da diverse tonnellate sul fondo dell’oceano.  Potresti pensare: “OMG, miniere in alto mare, è davvero pensabile?!” Purtroppo lo è. Nel corso di milioni di anni, a migliaia di metri sotto la superficie, depositi di metalli e minerali come cobalto e nichel si sono accumulati sul fondo del mare. Sono questi i minerali che la deep sea mining industry vuole sfruttare».

Le compagnie minerarie hanno già iniziato a inviare in missioni esplorative pesanti macchinari sul fondale  dell’oceano e assicurano che si stanno «preparando a partire» .

Secondo gli ambientalisti si tratta di imprese inaffidabili e citano il recente incidente nel quale la Global Sea Mineral Resources (GSR) ha perso il controllo di un robot minerari da 25 tonnellate che è rimasto a 4.500 metri di profondità per diversi giorni. Incidenti simili si erano già verificati in passato ed evidenziano i seri problemi tecnici che ci sono per operare a simili profondità.

Greenpeace UK ricorda che «Le compagnie minerarie in alto mare affermano di essere necessarie per una transizione verso tecnologie low carbon, come i veicoli elettrici. Ma potremmo riciclare i materiali che abbiamo già e adottare nuovi approcci a queste sfide, piuttosto che fare incautamente un balzo per scavare in profondità.  Enormi brand come BMW, Volvo, Samsung e Google hanno tutti sostenuto il divieto di estrazione mineraria in acque profonde fino a quando i rischi non saranno adeguatamente compresi».

Infatti, la possibilità di estrarre minerali nelle profondità marine ha scatenato una gara tra le compagnie minerarie per avviare le operazioni e se i governi daranno il via libera, presto diventerà realtà. Bullet sottolinea che «Il fondale oceanico è il più grande ecosistema intatto del pianeta, ma  sappiamo di più sulla superficie di Marte di quanto ne sappiamo sul mare profondo. I nostri oceani stanno già soffrendo, stanno affrontando più minacce che mai, quindi hanno bisogno di attività minerarie in acque profonde tanto quanto Superman ha bisogno della kryptonite.  L’estrazione mineraria sul fondale marino rischia di distruggere interi ecosistemi che a malapena comprendiamo e potrebbe far deragliare seriamente la lotta alla crisi climatica. Il mare profondo è il più grande serbatoio di carbonio stoccato sulla Terra: lo alteriamo a nostro rischio e pericolo».

E’ in questo contesto che Greenpeace UK ha scoperto che  il govderno del REgno Unito ha concesso licenze di esplorazione mineraria in acque profonde all’UK Seabed Resources Ltd (UKSRL), una filiale del colosso  delle armi statunitense Lockheed Martin, e ha denunciato che quelle licenze «Sono piene di inesattezze, basate su una legislazione obsoleta e sono state concesse per un periodo di tempo superiore a quanto consentito dalla legge britannica, il che, secondo nuove analisi, potrebbe renderle illegali. Queste licenze sono le prime del loro genere al mondo ad essere rese pubbliche dopo anni di pressioni da parte di attivisti e parlamentari, dopo che sono state mantenute riservate per quasi un decennio. Le licenze descrivono in dettaglio le responsabilità del Regno Unito come stato sponsor di UKSRL nella sua esplorazione di noduli polimetallici sul fondo marino dell’Oceano Pacifico».

Dopo che Blue Marine Foundation e Greenpeace UK hanno effettuato analisi dettagliate dei documenti, gli avvocati di Greenpeace UK hanno scritto al governo britannico avvertendolo che: «Le licenze sono state concesse per 15 anni dalla data della firma del contratto della International Seabed Authority (ISA), quando la legge britannica consente la concessione di licenze solo per un periodo iniziale massimo di 10 anni, il che suggerisce che potrebbero essere illegali. Le licenze si basano sulla legislazione del 1981, che non è più adatta allo scopo poiché la legislazione britannica pertinente è stata rivista nel 2014 e non tiene conto dell’adesione del Regno Unito all’UN Convention on the Law of the Sea  (UNCLOS) o della creazione del regolatore delle Nazioni Unite, l’ISA. Le licenze affermano che il Regno Unito “deve” (cioè “deve”, in termini legali) sponsorizzare UKSRL nel suo sfruttamento dei fondali marini se soddisfa le condizioni delle sue licenze di esplorazione, contraddicendo la posizione dichiarata dal governo britannico nel marzo 2020 che “non ha accettato di sponsorizzare o sostenere … alcuna licenza di sfruttamento per progetti di estrazione mineraria in acque profonde fino a quando non ci saranno prove sufficienti ”. Le aree di esplorazione descritte nelle licenze sono più del doppio dell’area in cui UKSRL è autorizzata a operare dall’ISA. Vi è inoltre l’assenza di disposizioni chiare per le valutazioni dell’impatto ambientale (VIA), nonostante il Regno Unito sia obbligato a garantire che il proprio appaltatore effettui la  VIA.

Secondo Louisa Casson della campagna Protect the Oceans di Greenpeace UK, «Queste licenze sono piene di così tanti errori e imprecisioni che la loro stessa liceità viene messa in discussione. Per quasi un decennio, il nostro governo ha nascosto questi importanti documenti al controllo pubblico, e ora è chiaro il motivo: espongono chiaramente il gap tra la retorica del governo e la sua azione quando si tratta di proteggere i nostri oceani.

Queste scadenti licenze sono l’ultimo motivo di imbarazzo per un’industria rischiosa che di recente ha visto bloccato un macchinario minerario da 25 tonnellate sul fondo dell’Oceano Pacifico. Con i problemi che passano l’alto mare fino ai corridoi del potere, è tempo che i ministri ripensino ai loro accordi con i minatori d’alto mare. Non sappiamo se le licenze di altri governi siano altrettanto negative o addirittura peggiori, ma sappiamo che sostenere l’estrazione in acque profonde non è compatibile con le affermazioni del Regno Unito di essere un campione mondiale degli oceani».

Gli ambientalisti tentavano di accedere a queste licenze da oltre due anni attraverso la legge sulkla Freedom of Information, ma l’accesso era stato loro negato dal governo del Regno Unito che alla fine, a marzo, ha reso disponibili solo le licenze rilasciate delle armi Lockheed Martin.

Gli avvocati di Greenpeace UK hanno scritto ai ministri esprimendo preoccupazione e chiedendo maggiori informazioni sulle licenze e su quale base su cui sono state concesse, ma non hanno ancora ricevuto una risposta.

Charles Clover, direttore esecutivo della Blue Marine Foundation, ha commentato: «Se non ci si può fidare dei governi per ottenere la giusta informazione sulla fase di esplorazione, che speranza c’è che gestiscano in modo responsabile l’estrazione mineraria in alto mare potenzialmente catastrofica? Queste licenze mostrano una chiara mancanza di diligence e controllo da parte del governo del Regno Unito, evidenziando ancora una volta la necessità di una pausa precauzionale su tutte le attività minerarie in alto mare».
L’esplorazione minerari privata dei fondali marini deve essere sponsorizzata da uno Stato nazionale iscritto all’UNCLOS. Gli Stati Uniti non fanno parte dell’UNCLOS o dell’ISA, «Il che significa – denuncia Greenpeace UK – che il gigante delle armi Lockheed Martin ha dovuto ottenere la sponsorizzazione da un governo diverso, in questo caso il Regno Unito, per esplorare e sfruttare i giacimenti minerari di acque profonde. Lo ha fatto creando UKSRL, una consociata interamente controllata da Lockheed Martin. L’UKSRL è stata istituita solo pochi giorni prima della firma delle licenze. UKSRL è stata costituita il 4 maggio 2012, con il certificato di sponsorizzazione tra UKSRL e il governo del Regno Unito firmato l’11 maggio 2012 e le licenze firmate il 18 maggio 2012. Questo solleva interrogativi su quanto sarebbe stata possibile attuare la  due diligence prima che le licenze fossero concesse dal governo del Regno Unito all’UKSRL. I canoni di licenza addebitati dal governo britannico a UKSRL sono sorprendentemente bassi, rispetto a quelli addebitati da altri Stati membri. Le tariffe totali di UKSRL per ciascuna licenza ammontano a sole 50.000 sterline per un periodo di 15 anni. Il Belgio, ad esempio, addebita una quota di iscrizione di 10.000 euro e una quota annuale di 40.000 euro, pari a 610.000 euro in 15 anni. L’ISA addebita anche una quota di iscrizione di 500.000 dollari e una quota annuale di 80.000 dollari, per un totale di 1,7 milioni di dollari in 15 anni. Le ragioni per cui le tasse del governo del Regno Unito sono così basse non sono chiare».

Sulla vicenda interviene anche Arlo Hemphill della campagna Protect the Oceans di Greenpeace Usa: «La cosa più preoccupante delle scoperte di Greenpeace UK è che una corporation statunitense ha utilizzato una licenza straniera per spingere una nuova industria distruttiva che il popolo americano alla fine non vuole. Utilizzando sussidiarie straniere e pratiche legali potenzialmente losche, Lockheed Martin sta mettendo in pericolo i nostri oceani e mettendo da parte la volontà del popolo americano per il proprio guadagno. Gli Stati Uniti non hanno ratificato la Law of the Sea Onu  e pertanto non possono ottenere licenze per l’estrazione in acque profonde tramite l’International Seabed Authority. Il nostro governo dovrebbe cercare di regolamentare questa pericolosa e innovativa industria e gli americani dovrebbero avere la possibilità di avere una discussione sui rischi delle miniere in acque profonde nei nostri fragili oceani. L’estrazione in acque profonde può essere altamente distruttiva per alcuni degli ecosistemi meno conosciuti e più vulnerabili del pianeta. Potrebbe avere impatti sconosciuti sul clima a causa dell’interruzione dei pozzi di carbonio nei fondali marini profondi. Non possiamo permetterci di continuare a danneggiare gli oceani del mondo per mano di corporation disoneste».

Bullet riassume: «il governo britannico ha concesso licenze di esplorazione mineraria in acque profonde nell’Oceano Pacifico a una compagnia di proprietà di Lockheed Martin, una delle più grandi compagnie di armi del mondo. Questa non è un’azienda che sta cercando di creare un mondo più verde e più pacifico. Traggono profitto dalla guerra e dall’oppressione: le loro armi sono collegate ad atrocità inimmaginabili su bambini, donne e uomini innocenti in tutto il mondo. Non solo le licenze vengono concesse a un’impresa molto discutibile, ma sono anche scadenti e piene di errori».

E Greenpeace UK conclude: «Se il governo si preoccupasse davvero di proteggere i nostri oceani, ci aiuterebbe a fermare l’estrazione in acque profonde. Può aiutare a proteggere i nostri oceani garantendo un forte Global Ocean Treaty. La fase finale cruciale dei negoziati alle Nazioni Unite dovrebbe andare avanti quest’estate».