Il costo della pandemia: scuole chiuse e aumento delle spose bambine e delle gravidanze precoci

Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, Unfpa e ActionAid: «Raddoppiare gli sforzi contro la povertà educativa»

[11 Ottobre 2021]

Oggi è l’International Day of the Girl Child (Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze) che riconosce  «i diritti delle ragazze e le sfide uniche che le ragazze di tutto il mondo devono affrontare per realizzarli», ma c’è ben poco da festeggiare: nel mondo, per oltre 100 milioni di studenti  le classi restano chiuse. Secondo Il Global monitoring of school closures dell’Unesco, per milioni di bambini e adolescenti lo stop – totale o parziale – negli ultimi 18 mesi è stato in media di 34 settimane (oltre 8 mesi) in media e con, dice l’Unicef, conseguenze come aumento della povertà educativa, abbandono scolastico, matrimoni forzati e gravidanze precoci.

Per ActionAid l’Italia non fa eccezione: «Nel nostro Paese, come altrove, la pandemia ha accentuato fragilità pregresse e ampliato la forbice delle disuguaglianze. A pagare il prezzo più alto sono stati, ancora una volta, i più vulnerabili, i minori provenienti da contesti socio-economici svantaggiati. C’è dunque bisogno oggi più che mai di proseguire, e intensificare, gli sforzi per garantire a tutti, in Italia e nel mondo, il diritto all’istruzione».

Come spiega Katia Scannavini, vice segretaria generale di ActionAid Italia, «La crisi innescata dalla pandemia ha confermato, una volta di più, il legame strettissimo e drammatico tra povertà economica e povertà educativa. Negare il diritto all’istruzione ai bambini e alle bambine significa precludere loro l’unica strada verso un futuro migliore. Per questo è necessario raddoppiare gli sforzi affinché nessuno resti indietro»-

Per questo ActionAid rinnova il suo impegno nella lotta contro povertà educativa e abbandono scolastico con la campagna “Tutti a Scuola!”. L’iniziativa solidale è attiva fino al 31 ottobre. Per donare basta un sms o una chiamata da rete fissa al numero 45511.

In Italia il progetto coinvolge circa 3mila studenti e punta a contrastare la dispersione scolastica attraverso la riqualificazione di spazi fisici di partecipazione e aggregazione all’interno di 4 plessi scolastici tra Bari, Reggio Calabria, Milano e Palermo6, in aree caratterizzate da forte disagio sociale e un alto tasso di abbandono scolastico, ben al di sopra della media nazionale (13,1%) e dell’obiettivo europeo (10%). Quartieri periferici dove il prolungato isolamento dalla comunità educante non ha fatto che acuire la povertà educativa e il rischio dispersione.

Ma l’ONG sta realizzando anche il Progetto Malawi. Nel piccolo Paese africano ActionAid costruirà aule al coperto e servizi igienici per la scuola primaria di Chikunkha, nel distretto settentrionale di Nsanje, con l’obiettivo di garantire un’istruzione pubblica di qualità a oltre 6mila alunni, costretti a fare lezione all’aperto dopo l’alluvione che nel 2015 ha reso inagibile gran parte delle classi».

L’associazione internazionale ricorda che «Fenomeni climatici estremi e disastri naturali ciclicamente funestano il Paese africano con ripercussioni drammatiche sul diritto all’istruzione oltreché sull’economia e sulla sicurezza alimentare. Ultimo in ordine di tempo, il ciclone Idai nel 2019 ha distrutto gran parte delle scuole e i pochi edifici rimasti in piedi sono stati destinati all’accoglienza degli sfollati. La pandemia infine ha causato la chiusura totale delle scuole. E al rientro in classe moltissime alunne mancavano all’appello».

E, tornando alla Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, ActionAid evidenzia che «Secondo le stime del governo malawiano, sono almeno 3mila le spose bambine e almeno 2mila le gravidanze precoci registrate nel solo distretto di Nsanjein 6 mesi di chiusura. A livello nazionale, dall’inizio della pandemia le gravidanze tra le ragazzine hanno superato quota 40mila, i matrimoni forzati oltre 13mila. Nel Paese le famiglie – impoverite e affamate ulteriormente dalla pandemia – ricorrono al matrimonio come meccanismo di sopravvivenza. Un fenomeno molto diffuso che il progetto messo in campo da ActionAid intende arginare attraverso percorsi di segnalazione e monitoraggio promossi in collaborazione con le istituzioni locali».

La 14enne malawiana Aleke Daniel, studentessa della Chikunkha, ha fraccontato ad ActionAid che «A causa del Covid-19 la mia scuola è stata chiusa. Sono rimasta a casa per molti mesi. Il mio papà allora ha deciso che dovevo sposarmi. Mia madre si è opposta. Anche io ho detto che non volevo», 

Il Malawi non a caso detiene un triste primato: secondo il rapporto “End Child Marriage in Malawi” dell’Unicef, è uno dei Paesi con il più alto tasso di matrimoni forzati al mondo, con circa il 42% delle ragazze sposate prima dei 18 anni e il 9% delle spose bambine minori di 15. «Eppure – fa notare ActionAid –  il Paese non rappresenta un caso isolato. E’ piuttosto l’emblema di un fenomeno ampiamente diffuso che la pandemia ha aggravato con conseguenze drammatiche su bambine e adolescenti».  Il rapporto “State of World Population Report – SoWP 2021“ dell’United Nations sexual and reproductive health agency (Unfpa)  stima che nel momdo ci siano  650 milioni di donne che hanno contratto il matrimonio prima dei 18 anni. E ogni anno 12 milioni di ragazze diventano mogli prima dell’età adulta. E una sposa bambina che diventa madre corre rischi altissimi per la propria salute. Si stima aumentino fino al 50% le possibilità di morte per sé e per il bambino nei primi giorni di vita. Senza contare i rischi durante il parto: dalla rottura della placenta alla fistola ostetrica fino alla morte.

L’Unfpa lavora per proteggere la salute ei diritti delle ragazze adolescenti attraverso l’accesso a servizi di consulenza, informazioni e servizi per la salute sessuale e riproduttiva; educazione sessuale completa; e incoraggiando l’empowerment e la partecipazione delle ragazze alle decisioni che più le riguardano. L’Unfpa lavora anche con ragazzi e uomini per promuovere l’uguaglianza di genere e incoraggiare l’abbandono di pratiche e stereotipi dannosi.

L’Agenzia Onu sottolinea che «La connettività digitale per tutte le ragazze è fondamentale per i diritti umani e può migliorare l’autonomia corporea delle ragazze, il processo decisionale e la costruzione del movimento. Ma oggi le ragazze hanno meno accesso dei ragazzi a Internet e alle tecnologie e, di conseguenza, si perde ciò che potrebbero ottenere, i loro doni, la visione, l’ingegno e la passione che potrebbero offrire al mondo».

Quest’anno, il tema del  l’International Day of the Girl Child  è “Digital Generation: Technology and innovation as accelerators of girls’ bodily autonomy” e l’Unfa spiega che «Celebriamo le ragazze della generazione digitale che stanno sfruttando il potere delle nuove tecnologie per ritagliarsi un futuro migliore per tutti e richiamare l’attenzione urgente su quelle lasciate indietro dalla discriminazione di genere che limita sistematicamente le ragazze, ora e nel corso della loro vita».

Man mano che i format virtuali e la connettività digitale si espandono e aprono nuove opportunità per le ragazze, l l’International Day of the Girl Child  si concentra sulle loro richieste per: ​​Chiudere il gap di genere digitale per connettività, dispositivi e utilizzo: Canalizzare la loro creatività per progettare soluzioni digitali innovative per aiutare le ragazze a ottenere i propri diritti e garantire la propria autonomia corporea: Creare un mondo digitale accessibile e sicuro per tutti

Per accendere i riflettori su povertà educativa e abbandono scolastico in Italia e in Malawi, il 10 ottobre in venti piazze tra Milano, Roma e Napoli sono tornati i volontari di ActionAid con “Dream Book”, iniziativa solidale giunta alla terza edizione. Con un piccolo contributo chiunque ha potuto acquistare «il quaderno che realizza i sogni dei bambini» e sostenere la campagna “Tutti a Scuola!”.