Gli yacht dei super-ricchi finanziano la brutale dittatura militare del Myanmar. Coinvolta l’Italia

Imprese occidentali certificate come socialmente responsabili acquistano il teak birmano gestito dalla giunta militare

[6 Marzo 2023]

L’indagine “Deforestation Inc.” dell’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ) ha rivelato che m nell’estate del 2021, mentre la giunta militare del Myanmar reprimeva sanguinosamente gli oppositori democratici, una famosa e storica impresa di legname statunitense, la J. Gibson McIlvain Co. del Maryland,  che ha fornito legname anche alla Casa Bianca e allo Yankee Stadium  e che si vanta per il suo impegno per una silvicoltura responsabile ha concluso silenziosamente un affare da 100.000 dollari con la Win Enterprise Ltd, una filiale dell’impresa del legname che ha strettissimi legami con la giunta militare fascista del Myanmar.  Secondo i documenti trapelati dall’agenzia delle imposte del Myanmar, la spedizione di teak sarebbe una delle almeno due avvenute nel 2021 e nel 2022, dopo che sia gli Stati Uniti che l’Unione Europea avevano imposto sanzioni al produttore monopolistico di teak del Myanmar in risposta al colpo di stato militare che ha rovesciato un governo eletto democraticamente.

L’ ICIJ  evidenzia che «Sebbene Win Enterprise non fosse soggetta a sanzioni, all’epoca era elencata sul sito web del monopolio di stato come un’unità della Forest Products Joint Venture Corp. Ltd. (FPJV), un’impresa di legname di proprietà maggioritaria del monopolio di stato e un’agenzia statale. Win Enterprise, che ha lo stesso direttore di FPJV, afferma che «L’elenco è un errore».

Sul suo sito Web, J. Gibson McIlvain afferma di avere «Il controllo totale della qualità lungo l’intera catena di approvvigionamento forestale in qualsiasi parte del mondo» ed esibisce il logo “responsible forestry” del  Forest Stewardship Council (FSC), che verifica la sostenibilità ambientale e sociale della catena di approvvigionamento dei prodotti forestali. Sentita da ICIJ, FSC ha risposto che sta indagando sulle catene di approvvigionamento del teak che ha certificato.

Il teak del Myanmar è molto apprezzato per realizzare e manutenere gli yacht di lusso e dai produttori di mobili di fascia alta in tutto il mondo. Questo legname prezioso è anche una fonte di reddito vitale per il regime militare del Myanmar che gestisce in proprio il mercato attraverso imprese in mano all’esercito che  sequestrata e rivende anche il teak tagliato illegalmente per finanziare le operazioni militari, comprese violazioni dei diritti umani e crimini ambientali.

Deforestation Inc. del ICIJ  fa luce sul ruolo di intermediari come Win Enterprise e organizzazioni di certificazione come FSC nel commercio del teak insanguinato del Myanmar e rivela anche «Difetti più ampi nel sistema globale inteso a prevenire la deforestazione e combattere il cambiamento climatico. Condotta con 39 media partner, l’indagine mostra come i revisori ambientali e le cosiddette società di certificazione abbiano dato il loro marchio di approvazione a prodotti legati alla deforestazione, alle attività di disboscamento nelle zone di conflitto e ad altri abusi per farli entrare nei mercati di tutto il mondo».

L’inchiesta sulla continuazione del commercio di teak in Myanmar dopo il colpo di stato si basa su file trapelati dall’agenzia fiscale del Myanmar, dati commerciali pubblicamente disponibili e interviste con commercianti di teak in 11 Paesi. I file confidenziali ー la maggior parte del 2021 e 2022 ー sono stati condivisi con ICIJ da Justice for Myanmar, Finance Uncovered e Distributed Denial of Secrets. L’indagine dell’ICIJ ha rilevato che «Almeno 10 commercianti e rivenditori di teak, oltre a J. Gibson McIlvain, erano in possesso di certificazioni verdi mentre acquistavano da fornitori del Myanmar. Queste certificazione sono continuate dopo che alcune autorità europee hanno iniziato a limitare l’importazione di legno del Myanmar nel 2017 e dopo che l’Ue e gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni nel 2021: Le sanzioni hanno spinto le società di certificazione a smettere di consentire l’uso dei loro loghi sul legno del Myanmar o proveniente dai programmi forestali del Paese». Tra i commercianti e i rivenditori c’è un’impresa della Florida che produce ponti per yacht e un’impresa di legname neozelandese che fornisce legname agli architetti.

L’ICIJ ha anche scoperto che «Alcuni Stati membri dell’Ue semplicemente non applicano le restrizioni commerciali dell’Ue, messe in atto in risposta alle preoccupazioni sul disboscamento illegale». E denuncia che «Un’impresa italiana ha continuato a fornire tonnellate di teak birmano ai costruttori navali di altri Stati membri anche dopo che gli esperti dell’Ue hanno dichiarato non valide le certificazioni del teak birmano a causa dell’inaffidabile tenuta dei registri nell’attività controllata dalla giunta».

Deutsche Welle (DW), che ha pubblicato l’inchiesta di  ICIJ insieme ad altri media europei, denuncia che «Sebbene stati come Germania, Belgio e Paesi Bassi abbiano cessato le importazioni dirette dal Myanmar, i dati commerciali dell’Ue suggeriscono che ciò non è vero per Croazia, Grecia e Italia, che è diventata il fulcro del commercio di teak in Europa.  Deforestation Inc. ha scoperto che alcuni produttori italiani di ponti per yacht e commercianti di legname importano prodotti in teak dal Myanmar tramite intermediari, che oscurano l’origine e la data di raccolta del legno, per poi esportare la merce a clienti in altri Paesi europei.  I file trapelati dall’agenzia delle entrate del Myanmar mostrano che solo tra aprile e settembre 2021, Comilegno Srl, che si definisce “importatori e fornitori di legname per pavimenti nel settore nautico”, ha importato più di 665.000 euro di teak. Comilegno Srl è solo una delle 27 società menzionate nei documenti trapelati».

Il tenente colonnello Claudio Marrucci dei Carabinieri Forestaliiano, intervistato dalla piattaforma investigativa italiana IRPIMedia nell’ambito di Deforestation Inc., ha affermato che «L’Italia adotta un approccio indulgente nei confronti del teak perché è fondamentale per l’industria nautica del Paese da quasi 2,8 miliardi di euro.  E’ un crimine, ma considerato grave quanto l’uccisione di uccelli».

Il governo turco non ha imposto sanzioni sull’importazione di materie prime dal Myanmar e le aziende turche continuano liberamente a importare il prezioso teak: nel 2021 le importazioni teak in Turchia erano 2,2 milioni di euro, nel 2022 hanno superato i 10,6 milioni di euro e solo a gennaio 2023 erano già stato importato teak birmano per un valore superiore a 3,2 milioni di euro. Una parte di queste importazioni finisce in Italia.

Parlando con DW, un importatore di teak turcoha detto di essere stato avvicinato da aziende italiane che gli chiedevano di cambiare l’origine documentata del teak del Myanmar e di venderlo a loro. «Le aziende italiane sono molto aggressive su questo tema» ha affermato e, anche se ha detto di non conoscere società turche che si sono piegate alle pressioni dei commercianti italiani, le statistiche ufficiali analizzate da DW dimostrano che «Nel 2022 la Turchia ha esportato teak in Italia per un valore di 500.000 euro. È stata la prima esportazione di teak da oltre 20 anni».

Secondo i documenti condivisi con Deforestation Inc., verso la fine del 2022, in sole 6 settimane, la compagnia di costruzioni Cengiz Insaat Sanayi ve Ticaret AS (che vale 2 miliardi di euro) ha importato teak del Myanmar per un valore di 3 milioni di euro. Il  presidente della compagnia, Mehmet Cengiz, è amico intimo dell presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Secondo la Banca Mondiale, Cengiz Holding è una delle prime tre società al mondo con il maggior numero di gare pubbliche vinte tra il 2002 e il 2020.  Sentito da DW, Cengiz Holding non ha voluto commentare quale utilizzo abbia fatto del teak del Myanmar.

Secondo “Deforestation Inc.”, il risultato di tutto qusto è che «Un brutale regime militare raccoglie denaro attraverso i rapporti con i commercianti di teak del Myanmar, e le imprese occidentali continuano a pubblicizzarsi come “sostenibili” mentre vendono mobili e yacht di fascia alta realizzati con il teak del Myanmar».

Win Myo Thu, un ambientalista ed esperto di silvicoltura del Myanmar che era consulente del governo democratico abbattuto dal golpe militare, sottolinea che «Nelle aree in cui ci sono specie commerciali di elevato valore come il teak, lo sfruttamento delle foreste è ancora in corso. Nel frattempo, il regime militare sta usando i profitti del teak per schiacciare le forze democratiche».

Le ricche risorse naturali del Myanmar – petrolio, gas, oro e legni duri tropicali, come il teak – sono state la principale causa dei colpi di stato militari e della guerriglia delle minoranze etniche. La Myanma Timber Enterprise ( MTE), di proprietà statale, ha il monopolio della produzione e del commercio di legname del Myanmar  e contratta con società di disboscamento, comprese alcune controllate dai militari, che raccolgono legname per venderlo in Cina e Thailandia e in molti altri Paesi. Le compagnie di disboscamento sfruttano soprattutto foreste remote dove non arrivano i controlli degli ambientalisti, diventati ancora più rischiosi dopo il nuovo golpe militare. L’MTE paga al governo una royalty per i tronchi, che vende all’asta alle imprese esportatrici, comprese alcune di proprietà di oligarchi politicamente legati ai militari.

Secondo i dati di Global Forest Watch, la deforestazione, sia sotto i governi militari che con quelli effimeri civili, ha avuto un effetto devastante sulle foreste del Paese: dal 2001 il Myanmar ha perso un’area forestale grande quanto la Svizzera.

La situazione era cominciata a cambiare dopo che il governo di transizione civile-militare si era insediato nel 2011, seguito da un governo guidato di fatto dalla Premio Nobel per la pace  Aung San Suu Kyi, dopo che la Lega nazionale per la democrazia nel 2015 stravinse le elezioni, Per redigere standard e regolamenti, l’agenzia forestale governativa si era rivolta all’industria delle certificazioni ambientali internazionali.

Nel 2017, il  Myanmar Forest Certification Committee ha collaborato col Programme for the Endorsement of Forest Certification (PEFC)  per stabilire standard di gestione forestale sostenibile e creare un processo di certificazione. Il PEFC ha aiutato a formare gli auditor  forestali  fino al 2020.

Mentre FSC e PEFC hanno cessato di concedere il loro label al teak del Myanmar dopo il colpo di stato del 2021,  la sedicente società di verifica Double Helix Tracking Technologies di Singapore non l’ha fatto e garantisce ancora la “sostenibilità” del teak acquistato e registrato secondo alla legge birmana. Fondata nel 2008, Double Helix  è diventata una delle 4 società accreditate dal Myanmar Forest Certification Committee per controllare i produttori e i commercianti di prodotti forestali e certificare la loro conformità agli standard forestali locali.

In un’intervista a ICIJ, il co-fondatore e amministratore delegato dell’azienda, Darren Thomas, ha affermato che «Double Helix è stata creata per aiutare i clienti a condurre la due diligence sulle catene di approvvigionamento basata sulla capacità di rintracciare i prodotti fino ai punti di origine». Ma per verificare certificati, accordi di licenza e altri documenti che documentano quando e come gli alberi vengono tagliati, trasportati e approvati per l’esportazione, Double Helix si affida alle fonti di informazioni meno affidabili: quelle fornite dalle autorità forestali del Myanmar.  Thomas ha però ammesso che «Dal colpo di stato del 2021, il numero di clienti è diminuito e l’impresa si concentra sul determinare se il teak che i suoi clienti commerciano sia stato registrato prima delle sanzioni e quindi non collegato al governo militare».

Però, gli esperti fanno notare che la situazione in Myanmar, un Paese in piena guerra civile, è così caotica che non è possibile verificare le pratiche forestali e che, in ogni caso, il commercio del legname avvantaggia la giunta militare fascista.

Win Myo Thu ricorda che «Anche prima del colpo di stato, la fragile presa del potere del governo nelle aree remote rendeva praticamente impossibile un’efficace governance delle foreste. Durante le mie  ispezioni ho scoperto enormi discrepanze tra i dati forniti dai funzionari e la realtà sul campo. A volte, la fonte del legname non può essere verificata. In altre occasioni, le agenzie governative non disponevano di dati accurati né sugli inventari dei tronchi né sugli alberi rimasti in piedi». In un rapporto del 2019 che citava i risultati dell’organizzazione di Win Myo Thu, Advancing Life and Regenerating Motherland, e altre ricerche, osservatori dell’Onu e dell’Ue hanno evidenziato che «Alcuni segni identificativi sui tronchi erano applicati così male da rendere difficile rintracciarne l’origine, mentre alcuni ceppi non aveva alcun segno, portando alla conclusione che”alcuni legnami vengono estratti illegalmente».

Win Myo Thu  ha detto a ICIJ  che «Date le carenze del governo, dubito che Double Helix – o chiunque altro – possa verificare in modo affidabile la legalità delle pratiche di disboscamento in Myanmar».

Nel 2020, dopo una serie di sentenze dei tribunali europei e un ampio studio, il team di esperti europei del Multi-Stakeholder Platform on Protecting and Restoring the World’s Forests ha concluso che «Le informazioni fornite dalle autorità del Myanmar non potevano essere verificate, rendendo inaffidabili le attestazioni di Double Helix» e ha scoperto che «I metodi di Double Helix non potevano escludere in modo affidabile che il legname testato fosse raccolto all’interno o all’esterno di specifiche aree di raccolta forestale o di conflitto».

Nonostante tutto questo, le imprese con sede in Myanmar e i commercianti di teak di paesi che non hanno sanzionato le imprese legate alla giunta, tra cui India e Singapore, utilizzano la certificazione Double Helix per garantire la sostenibilità del teak birmano. Negli Usa e in alcuni Paesi europei, lo fanno anche le aziende che affermano di aver acquistato il teak prima che venissero imposte le sanzioni. Il  CEO di Double Helix, Thomas, respinge la posizione dell’Ue e la butta addit rittura sul sociale: «Il nostro ritiro dal Myanmar danneggerebbe i normali lavoratori forestali e delle segherie. Non ho alcun interesse o sostegno per l’attuale governo militare del Myanmar, ma sostengo il popolo del Myanmar che deve sopportare l’attuale crisi senza alcun sostegno internazionale. Non vedo alcun motivo per attaccare o rimuovere un’altra fonte di reddito economico per le imprese private e gli operai che stanno già lottando per sopravvivere».

A parte il fatto che nemmeno l’autoritaria Singapore è un esempio di democrazia, la sua posizione è resa possibile dalla scarsa pressione dei Paesi democratici verso un regime militare che spara contro il suo stesso popolo, che ha ucciso almeno 3.000 oppositori e provocato 1,4 milioni di sfollati con una guerra interna.