Devastante terremoto in Turchia, forse più di 2.300 morti. Centinaia di vittime anche in Siria

Danni alle infrastrutture enormi. Allerta tsunami nel Mediterraneo ritirato.

[6 Febbraio 2023]

Come informa il Blog INGVterremoti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)  «Un terremoto di magnitudo M 7.9 è stato localizzato alle ore 02:17 italiane del 6 febbraio 2023 nella parte sud-orientale della Turchia, al confine con la Siria, nella regione dell’Anatolia sud-orientale. Tra le città più vicine all’epicentro, circa 30 km,  troviamo Gaziantep, una delle più grandi della Turchia. Il terremoto ha avuto un ipocentro a circa 20 km di profondità ed è stato fortemente risentito in tutta l’area meridionale della Turchia ed anche in Siria. La Turchia si trova in una zona altamente sismica attraversata da numerosi sistemi di faglia: l’area interessata dal terremoto di questa notte è considerata a pericolosità sismica molto elevata».

Dopo il terremoto delle 02:17, con epicentro nel distretto Pazarcık di Kahramanmaraş, sono state registrate diverse scosse di magnitudo superiore a 4.5 nell’area e, a causa della elevata magnitudo e della relativa vicinanza dal mare, sia il CAT-INGV che il KOERI turco hanno diramato un’allerta tsunami per il Mediterraneo. «Confermata a seguito di anomalie del livello del mare osservate ai mareografi di Iskendrun e Erdemli in Turchia». Ma l’allerta tsunami è stata revocata alle ore 7:15 italiane. Non sono state segnalate anomalie lungo le coste italiane.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan  ha detto che «Tutte le nostre unità competenti sono in allerta sotto il coordinamento dell’AFAD» (Autorità turca per la gestione dei disastri e delle emergenze), ma ha aggiunto che, secondo un bilancio provvisorio,  «912 dei nostri cittadini hanno perso la vita, 5.385 dei nostri cittadini sono rimasti feriti. Anche 2.818 edifici sono stati distrutti». Ma ormai le vittime In Turchia sono più di 2.300 e i feriti forse più di 10.000 e la tragica conta non si ferma.

Il ministro degli interni turco Soylu ha dichiarato: «Tutte le nostre squadre sono in allerta. Abbiamo lanciato un allarme di quarto livello. Questo è un allarme che include gli aiuti internazionali».

L’ondata di distruzione ha colpito 10 province turche, tra cui Kahramanmaras, Gaziantep, Sanliurfa, Diyarbakir, Adana, Adiyaman, Malatya, Osmaniye, Hatay e Kilis. Il porto turco di Iskenderun (Alexandreta), nella provincia sud-orientale di Hatay, è stato danneggiato ed è chiuso: La Direzione generale degli affari marittimi della Turchia ha comunicato che «Dopo il terremoto, è stato accertato che ci sono stati alcuni crolli nelle banchine del nostro porto di Iskenderun. Le operazioni continuano in altri porti, dove non c’è alcuna situazione negativa». Il terremoto ha anche distrutto l’unica pista dell’aeroporto della provincia di Hatay.

Un gasdotto è esploso vicino a Topbogazi, nella provincia sud-orientale di Hatay. Secondo le autorità,  «Due incendi sono scoppiati in due punti dell’infrastruttura del gas. Finora non sono state segnalate vittime a seguito dell’evento». L’operatore BOTAS ha dichiarato di aver interrotto il flusso, ma il gas pressurizzato nel gasdotto ha continuato ad alimentare gli incendi, Inoltre, in via precauzionale, è stato interrotto il flusso di gas naturale verso le province di Gaziantep, Hatay e Kahramanmaras. In Siria, il ministero delle risorse minerarie ha annunciato che la raffineria di Baniyas, una delle più grandi del Paese, è stata chiusa per i forti danneggiamenti subiti.

I sismologi turchi sottolineano che il terremoto di lunedì potrebbe diventare uno dei più distruttivi nella storia del Paese e lo confrontano con quello del 1999. Nella città di Izmit, sulla costa del Mar di Marmara, si è verificato il terremoto più distruttivo del Turchia, di magnitudo 7,6, che ha provocato circa 17.500 morti.

Il terremoto e stato avvertito anche in Iraq, Libano, Palestina, Israele, Giordania, Egitto, Arabia Saudita, Georgia e  Cipro Nord, ma ha colpito più duramente la Siria, dove ci sarebbero per ora 403  morti, 1.300 feriti e molti danni.  diversi edifici residenziali sarebbero crollati ad Aleppo e ad  Hama.   Il governo siriano ha anche ordinato di fermare tutti i treni per precauzione. I White Helmets, la ex protezione civile siriana, ha dichiarato lo stato di emergenza nel nord-est del Paese e hanno lanciato un appello alle organizzazioni umanitarie internazionaliper interventi in tempi rapidi con soccorsi ed aiuti alimentari, sanitari e per ospitare chi ha perso la casa. Anche la cittadella di Aleppo, patrimonio mondiale dell’UNESCO, è stata danneggiata dal terremoto  e la Direzione generale delle antichità e dei musei della Siria  ha reso noto che «Abbiamo ricevuto segnalazioni di crolli nella Cittadella di Aleppo e abbiamo inviato un team di specialisti per ispezionare il sito e valutare i danni». Secondo i media turchi, il castello di Gaziantep, una gigantesca a fortezza collinare nel centro della città di Gaziantep, è stato gravemente danneggiato dal terremoto. La struttura risale al II e III secolo, anche se è stata più volte rimaneggiata nel corso della storia, finora aveva resistito a guerre e terremoti ed era considerata il simbolo della città.