Come le élite politiche del Sud Sudan hanno derubato il loro popolo

Petrolieri e imprese straniere complici del saccheggio. E l’industria petrolifera devasta ambiente e salute

[24 Settembre 2021]

La Commission on Human Rights in South Sudan ha presentato un rapporto  nel quale denuncia che «Distraendo somme sbalorditive di denaro e altre ricchezze dalle casse pubbliche e dalle risorse del Sud Sudan, i leader del Sud Sudan stanno minando i diritti umani e mettendo in pericolo la sicurezza».

La Commission on Human Rights in South Sudan è stata istituita dall’United Nations Human Rights Council nel marzo 2016 e prorogata nel marzo 2017 e poi nel marzo 2018, nel marzo 2019, nel giugno 2020 e marzo 2021. Il suo mandato è quello di determinare e riferire i fatti e circostanze, raccogliere e conservare prove e chiarire la responsabilità per presunte gravi violazioni e abusi contro i diritti umani e crimini correlati, compresa la violenza sessuale e di genere e la violenza etnica, al fine di porre fine all’impunità e fornire responsabilità.

La Commissione indaga con non poche difficoltà su crimini perpetrati in un Paese che non conosce la pace da prima, durate la infinita guerra di liberazione dal Sudan islamico, e dopo la sua indipendenza nel 2011.  Gran parte di coloro che si è macchiato di questi criminali saccheggi si dichiara un fervente cristiano.

Secondo le inchieste svolte negli ultimi due anni dalla Commissione, «Dal 2018 sono stati dirottati oltre 73 milioni di dollari, comprese transazioni per quasi 39 milioni di dollari in un periodo di meno di due mesi». La Commissione sottolinea che «Questa cifra è solo una frazione dell’importo complessivo saccheggiato; come ha ammesso lo stesso presidente Salva Kiir già nel 2012, le élite al potere del Sud Sudan avevano sottratto più di 4 miliardi di dollari.

Nella sua Conference Room Paper , la Commissione ha evidenziato come la distrazione sistematica e illecita di risorse statali abbia gravemente leso i diritti economici, sociali e culturali dei cittadini. Questo saccheggio continua anche ad alimentare la competizione politica tra le élite ed è un fattore chiave del conflitto in corso, delle violazioni e dei crimini gravi, mettendo a repentaglio le prospettive di una pace sostenibile.

Le raccomandazioni della Commissione rivolte al governo del Sud Sudan mirano a garantire che lo Stato sia in grado di proteggere e soddisfare i diritti dei suoi cittadini.

Inoltre il rapporto sottolinea  che «Le élite del Sud Sudan hanno deliberatamente adottato un sistema fortemente informale di riscossione delle entrate petrolifere, nel quale l’assenza di supervisione indipendente e trasparenza facilita e consente l’appropriazione indebita di fondi pubblici. Allo stesso modo, i processi difettosi e non trasparenti per i pagamenti dei contratti, gli appalti e le entrate sono gestiti illecitamente per deviare le entrate non petrolifere».

In un solo caso emblematico, la Commissione ha rivelato come «un unico pagamento effettuato illegalmente nel maggio 2018 dal ministero delle finanze sud-sudanese all’imprenditore sudanese Ashraf Seed Ahmed Al-Cardinal, noto anche come “Al Cardinal”, rappresentasse lo sbalorditivo 21,6% del budget totale per “Uso di beni e servizi” e  “Spese in conto capitale” per l’intero esercizio 2018/2019».

La presidente della Commissione Yasmin Sooka, che è anche direttrice esecutiva della Foundation for Human Rights sudafricana e fiduciaria del Desmond Tutu Peace Center, ha sottolineato che «La documentazione della Commissione sulla corruzione, l’appropriazione indebita, la concussione e l’appropriazione indebita di fondi statali da parte delle élite politiche è solo la punta dell’iceberg. Le nostre indagini hanno tracciato esattamente come questo denaro viene deviato e le nostre scoperte che rivelano i modelli e le tendenze dell’appropriazione indebita includono il coinvolgimento in questi crimini di politici, funzionari governativi, società internazionali, personale militare e banche multinazionali. Il ministero delle finanze e della programmazione economica, l’Agenzia delle entrate e un certo numero di società straniere sono stati tutti complici di tutto questo».

Il rapporto della Commissione evidenzia e traccia anche un collegamento tra la distrazione illecita di fondi e l’inadeguatezza delle risorse a disposizione delle autorità pubbliche per adempiere ai loro obblighi legali di provvedere al godimento dei diritti economici, sociali e culturali dei cittadini.

Il commissario Andrew Clapham, conferma che «Le violazioni dei diritti umani e i crimini correlati su cui stiamo indagando si riferiscono a un’ampia categoria di attività che coinvolgono denaro, finanze o beni, il cui scopo è ottenere illegalmente un profitto o un vantaggio per gli autori. Queste attività sono vietate sia dalla legislazione nazionale che dal diritto internazionale, inclusa la Costituzione di transizione del Sud Sudan, l’Anti-Corruption Commission Act e l’Investigation Committees Act. In quanto Stato parte, il Sud Sudan è ulteriormente vincolato dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione. Di conseguenza, altri Stati parte di tale Convenzione potrebbero essere obbligati a rimpatriare i fondi originari del Sud Sudan e utilizzati illecitamente per acquistare immobili all’estero, come abbiamo documentato in modo molto dettagliato».

Inoltre, il rapporto della Commissione mostra un’altra tragedia legata alla corruzione e alla rapina delle risorse: «L’industria petrolifera del Sud Sudan è dominata da consorzi petroliferi irresponsabili, le cui azioni hanno prodotto una notevole devastazione, compreso il degrado ambientale e danni che incidono sulla salute dei cittadini. Le fuoriuscite di petrolio nelle contee di Pariang e Rubkona dello Stato dell’Unity, ad esempio, hanno portato a nascite pretermine, nati morti, anomalie congenite o decessi nei neonati, cecità, disfunzione sessuale maschile e bassa fertilità».

La Sooka aggiunge: «Abbiamo analizzato una serie di incidenti sanitari prevenibili indotti da malattie e difetti alla nascita devastanti, compresi molti che possono essere direttamente attribuiti alla presenza di contaminazione da petrolio greggio nell’acqua, contribuendo al degrado ambientale. Il danno causato da questi importanti consorzi petroliferi alle comunità locali, e in particolare l’impatto sui bambini che continuano a soffrire di gravi malformazioni congenite, è assolutamente eclatante e devastante per le famiglie».

La Commissione ha inoltre ribadito che «I guadagni illeciti derivanti dai crimini economici sono anche uno dei principali motori del conflitto armato in Sud Sudan». il Commissario Barney Afako ha riferito che «I conflitti devastanti del Sud Sudan sono stati significativamente favoriti e persino motivati ​​dalle opportunità di controllare e saccheggiare le risorse naturali, nonché le entrate petrolifere e non petrolifere. Inoltre, le autorità nazionali e le élite hanno dato la priorità al finanziamento degli apparati militari e di sicurezza rispetto agli investimenti in servizi pubblici, infrastrutture e mezzi di sussistenza. Esortiamo con forza il governo ad agire in modo rapido e deciso per attuare pienamente il capitolo IV dell’accordo di pace rivitalizzato, che fornisce la base appropriata per garantire un’efficace gestione delle risorse, economica e finanziaria in Sud Sudan».

La Commissione ha identificato diverse persone presumibilmente legate a violazioni dei diritti umani e ai relativi crimini economici e le ha incluse nella sua lista riservata che sarà consegnata all’Alto Commissario per i diritti umani allo scopo di facilitare le risposte della giustizia di transizione, comprese le indagini e i procedimenti penali».