Ci sono abbastanza nichel e litio per produrre 14 milioni di auto elettriche nel 2023

Ma l’Ue deve fare di più per sostenere l'approvvigionamento da fonti sostenibili. Cresce l’importanza del riciclo

[5 Maggio 2022]

Secondo lo studio “Why Europe can secure enough critical raw materials – Wrong priorities, not metal shortages, are blocking Europe’s oil-free future”, sulla disponibilità a breve termine delle materie prime pubblicato da Transport & Environment (T&E),  «Ci sono abbastanza litio e nichel disponibili per produrre 14 milioni di auto elettriche a livello globale nel 2023 anche senza forniture russe». Ma T&E invita i governi europei a «Fare di più per sostenere l’accesso ai metalli chiave per garantire la sicurezza dell’energia verde».

L’analisi copre il quadriennio 2022-2025. Si basa su dati BloombergNEF e incrocia le stime sulle quantità disponibili di litio e nichel con la capacità produttiva delle gigafactory attive nel mondo.

Julia Poliscanova, direttrice senior di T&E, ha sottolineato che «La guerra in Ucraina ha dimostrato che dobbiamo svezzarci dal petrolio. Il modo migliore per farlo è passare all’elettrico. Nonostante quello che si dice, non c’è carenza di litio o nichel nella crosta terrestre. E’ solo la mancanza di volontà politica che rende l’Europa vulnerabile alle pressioni dell’offerta».

Smentendo la vulgata che tracima anche sulla stampa italiana su una presunta dipendenza da Cina e Russia anche per le materie prime per la green economy, T%E sottolinea che «Il modo migliore per l’Europa di punire il regime di Putin per la sua guerra illegale contro l’Ucraina è passare ai veicoli elettrici. In netto contrasto con il petrolio, il nichel e il litio, metalli cruciali per la produzione di batterie per veicoli elettrici, vengono estratti in modo nettamente preponderanre nei Paesi democratici. Eppure, molti affermano che non ci sono abbastanza materie prime disponibili per passare all’elettricità nel breve termine, un problema aggravato dalle sanzioni sul nichel russo».

«L’attuale fornitura di batterie elettriche per automobili non è vincolata dalle materie prime. Il numero di auto elettriche vendute dipende dalle normative globali. Come la normativa ZEV (Zero emission vehicle mandate) negli Stati Uniti o i limiti alle emissioni di CO2 in Europa – spiega lo studio di T&E e dimostra che «Ci sarebbero abbastanza metalli al litio e nichel per produrre fino a 14 milioni di auto elettriche a batteria (BEV) a livello globale nel 2023, il 55% in più rispetto alle attuali proiezioni del mercato. Nel 2025, anche se le forniture di materie prime si restringessero e rimanessero al di sotto della capacità di produzione di  batterie, potrebbero comunque essere prodotti 21 milioni di BEV, quasi il 50% in più rispetto alle stime di mercato».

Però, questo non garantisce che l’Europa sia il principale mercato mondiale dei veicoli elettrici: «L’aumento delle vendite di auto elettriche in Cina e negli Stati Uniti significa che c’è concorrenza per le materie prime critiche, con entrambi i paesi che introducono misure per garantire l’accesso alle materie prime chiave», avverte il rapporto.

La Poliscanova aggiunge: «Mentre Cina e Stati Uniti stanno flettendo i loro muscoli politici per assicurarsi forniture di metalli essenziali, i leader europei stanno setacciando il mondo alla ricerca di più petrolio. Ora è il momento di concentrarsi sull’approvvigionamento delle materie prime sostenibili di cui il continente ha bisogno per la nostra indipendenza energetica e un futuro verde».

Mentre anche esponenti dei nostri governi sono in pellegrinaggio in Paesi con regimi autoritari quanto e più di quello russo (e a volte in guerra come la Russia) per sostituire il petrolio e il gas di Putin, T&E dice che, al contrario, «Una piccola frazione di questo sostegno e di questi fondi per garantire litio e nichel per il mercato europeo, assicurerebbe un aumento delle vendite di auto elettriche a un costo accettabile per gli automobilisti europei. I responsabili politici europei devono rafforzare la diplomazia con le altre democrazie come l’Australia, l’Indonesia, il Canada e il Cile ricche di risorse e avviare discussioni con le compagnie minerarie».. L’associazione ambientalista ha invitato l’Unione europea a «Creare un’autorità dedicata per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di metalli critici provenienti da fonti sostenibili. Ci sono sincere preoccupazioni sull’effetto che un mercato ristretto delle materie prime avrà sui prezzi delle batterie. Lasciare che le singole società acquistino le materie prime extra sui mercati spot creerà insicurezza e costi elevati».

Il rapporto conclude: «Strutturalmente, un lungo periodo di bassi prezzi delle materie prime ha visto sottoinvestimenti nella nuova estrazione di metalli, mentre le interruzioni a breve termine indotte dal Covid nelle catene di approvvigionamento e la guerra in Ucraina hanno aumentato la pressione sui prezzi. Ma questo non dovrebbe durare. Le compagnie minerarie e di riciclaggio stanno già reagendo ai prezzi elevati annunciando espansioni, che dovrebbero portare a una stabilizzazione dei prezzi nei prossimi anni».

Commentando il rapporto T&E, Circular Economy Network fa notare che «Sempre nell’ottica di assicurare le forniture e la loro sostenibilità, sarà fondamentale potenziare il riciclo. L’implementazione della nuova regolamentazione europea sulle batterie sarà cruciale per poter sfruttare le “miniere urbane”. In Europa è in via di discussione il nuovo regolamento sulle batterie che punta a imporre ambiziosi target di riciclo su alcune materie prime critiche come cobalto, nichel, piombo e litio. Stando a un recente studio dell’Agenzia internazionale dell’ambiente, il riciclo dei minerali nei prossimi anni può contribuire a ridurre la domanda di minerali fino al 10%».