Wwf: basta vendita illegale degli “spadini” nel Mediterraneo

Cambiare il periodo di chiusura della pesca al pesce spada per evitare le catture indesiderate di individui giovani e ad accelerare il pieno recupero dello stock

[2 Agosto 2022]

La pesca del pesce spada del Mediterraneo (Xiphias gladius) ha da sempre fornito cibo e reddito a numerose comunità di pescatori della regione. Ogni anno nel Mediterraneo vengono pescate circa 9.000 tonnellate di pesce spada, per un valore di oltre 200 milioni di euro.  Ma dalla metà dello scorso decennio, quando le catture erano due volte maggiori rispetto a quanto avrebbero dovuto essere per mantenere la popolazione entro i limiti biologici di sicurezza, la popolazione di pesce spada del Mediterraneo è stata sull’orlo del collasso.  Secondo l’International Commission for the Conservation of Atlantic Tuna (ICCAT), la biomassa riproduttiva dello stock di pesce spada (SSB) – il peso combinato di tutti i singoli pesci dello stock in grado di riprodursi – era inferiore dell’88% rispetto ai livelli considerati sicuri per mantenere lo stock. Le catture sono state due volte superiori a quelle che avrebbero dovuto sostenere la popolazione di pesce spada.

Nel 2016 l’ICCAT ha adottato un piano di recupero che punta a raggiungere la piena ricostituzione dello stock di pesce spada entro il 2031 e che comprende l’introduzione di un limite di Catture Totali Consentite (TAC), la chiusura delle attività di pesca per 3 mesi all’anno e la definizione di una taglia minima di riferimento per la sua conservazione.  MA il Wwf fa presente che «Tuttavia a 4 anni dalla adozione del piano, dalla prima valutazione scientifica della popolazione di pesce spada del Mediterraneo, condotta dall’ICCAT, emerge che le catture di giovanili di pesce spada (inferiori a 100 cm) sono ancora circa 24% del pescato totale: una percentuale allarmante».

Ora, il Wwf dice che le prove che ha raccolto confermano che «Un quarto di tutto il pesce spada pescato nel Mediterraneo è costituito da giovanili che in parte vengono venduti a prezzi bassi sul mercato illegale. Questa pratica, che è un vero crimine di natura, danneggia uno degli stock ittici e delle attività di pesca più preziosi della regione. La chiusura delle attività di pesca nei mesi di ottobre e novembre, quando gli “spadini”, individui giovani di pesce spada, vengono catturati maggiormente, ridurrebbe quasi della metà le catture di pesce spada sotto taglia, accelerando il pieno recupero dello stock, con benefici a lungo termine per il nostro mare e i pescatori, oltre che per la sicurezza dei consumatori».

Le prove fotografiche raccolte dal Wwf  in Italia e in Tunisia mostrano che «Il pesce spada sotto taglia viene venduto illegalmente in molti mercati ittici. Pesce spada al di sotto della taglia minima stabilita è stato trovato in vendita illegalmente e a prezzi molto bassi sulle banchine dei porti, nei mercati del pesce e agli angoli delle strade a El-Haouaria e Kelibia in Tunisia e a Palermo e Catania in Italia. Qui, solo nel 2020, in 26 operazioni di polizia, sono stati sequestrati almeno 700 esemplari di pesce spada venduto illegalmente, dove il 60% del pesce era costituito da esemplari al di sotto della taglia minima consentita. In 7 operazioni è stato segnalato anche l’uso illegale di reti derivanti, vietate dal 2003 nel Mediterraneo».

Inoltre, un’analisi scientifica commissionata dal Wwf suggerisceche «Cambiamenti mirati all’attuale piano di recupero potrebbero ridurre la mortalità giovanile di circa il 40% (soprattutto dei pesci neonati), consentendo alla popolazione di ricostituirsi completamente cinque anni prima dell’obiettivo fissato dal piano per il 2031».

L’Unione Europea – parte contraente dell’ICCAT – conta circa il 75% degli sbarchi annuali di pesce spada nel Mediterraneo e per questo il Wwf chiede alla Commissione Ue di «Proporre e attuare una chiusura della pesca con il sistema palangaro pelagico nei mesi di ottobre e novembre (più un mese aggiuntivo)». E spiega che «Solitamente, il pesce spada si riproduce inl Mediterraneo durante l’estate, per cui in autunno i giovani esemplari sono estremamente voraci e facilmente insidiabili dai palangari che pescano il pesce spada adulto o altre specie pelagiche come il tonno. Un divieto di pesca allo spada durante l’autunno consentirebbe ai giovani pesci spada di raggiungere una taglia maggiore e la maturità, prima di poter essere catturati. Questo cambiamento, insieme a un’applicazione più severa del divieto di commercializzazione del pesce spada sotto taglia (sotto i 100 cm), non solo potrà accelerare il recupero dello stock, ma avrà anche un impatto positivo sul reddito dei pescatori, aumentando la quantità e il valore delle catture nel lungo periodo. Abbiamo stimato un aumento delle catture del 10% nell’arco di un decennio, con un aumento dei ricavi lordi stimato al  14%».

Concludendo, il Panda fa notare che «Eventuali iniziali perdite economiche che queste misure comporterebbero per il settore della pesca nel breve periodo, sarebbero ampiamente compensate dai benefici ecologici ed economici che uno stock in salute offrirebbe a lungo termine. L’alternativa è una ripresa molto più lenta e la persistenza dell’illegalità che minaccia non solo il nostro mare, ma anche quei pescatori che rispettano le regole e lavorano per fornire ai consumatori un prodotto legale, tracciabile e sicuro».