Un’enorme flotta da pesca cinese al largo delle Galapagos. Il governo dell’Ecuador: difenderemo la nostra sovranità marittima

Il Wwf Ecuador per una conservazione senza frontiere. Difendere la Reserva Marina de Galápagos

[29 Luglio 2020]

Attualmente al largo dell’Ecuador – e in particolare delle Isole Galapagos – al di fuori della Zona economica esclusiva (ZEE) del Paese sudamericano,  ci sono circa 300 pescherecci di altura battenti bandiera straniera, soprattutto cinesi, e il Wwf Ecuador è molto preoccupato perché questo «rappresenta una minaccia ricorrente per le risorse alieutiche e la biodiversità marina, in particolare nelle vicinanze della Reserva Marina de Galápagos» e ha chiesto che il governo ecuadoreño di «adottare le misure necessarie a breve, medio e lungo termine per garantire la conservazione della biodiversità marina, la sostenibilità delle risorse alieutiche e la resilienza dei nostri mari».

Il Wwf Ecuador sottolinea che «Questo evento si verifica in acque internazionali, al di fuori dei limiti della giurisdizione nazionale, il che lo rende un problema complesso che deve essere affrontato da vari fronti e a diversi livelli. Le acque internazionali costituiscono i due terzi degli oceani del mondo, sono tutte aree marine che non fanno parte della ZEE e delle acque interne. Nelle acque internazionali non esistono chiare politiche di gestione o proprietà, ovvero la situazione che l’Ecuador si trova attualmente ad affrontare è un problema geopolitico, affrontato da tutti i Paesi costieri di tutto il mondo».

Nel 2017, una nave cinese è stata catturata nella Reserva Marina de Galápagos con a bordo 300 tonnellate di fauna selvatica marina, la maggior parte squali e il ministro della difesa dell’Ecuador, Oswaldo Jarrin, ha detto ai giornalisti: «Siamo in allerta, stiamo attuando la sorveglianza, pattugliamo per evitare un incidente come quello che è successo nel 2017».

L’ex sindaco di Quito, Roque Sevilla, ha detto a The Guardian che esiste una strategia di protezione per il mare delle Galapagos ma anche che «La pesca cinese incontrollata proprio ai margini della zona protetta sta rovinando gli sforzi dell’Ecuador per proteggere la vita marina nelle Galapagos».

Il contestato presidente dell’Ecuador, Lenin Moreno ha riaffermato in un discorso la sovranità marittima dell’Ecuador e ha detto che terrà consultazioni con altri paesi dell’America Latina che si affacciano sul Pacifico – Colombia, Perù, Cile, Panama e Costa Rica – per arrivare a una posizione regionale congiunta su questa minaccia. E ha detto a El Universo: «A causa di quella ricchezza [naturale] in quella zona, subiamo un’enorme pressione da parte delle flotte da pesca internazionali».

Infatti, come fa notare il Wwf Ecuador, «Nonostante l’esistenza dell’United Nations Convention on the Law of the Sea (UNCLOSCOS), nota come la “costituzione del mare”; delle organizzazioni regionali di gestione della pesca (ORGP) per la gestione di alcune specie come la Comisión Interamericana del Atún Tropical (CIAT) y la Organización Regional de Pesca del Pacífico Sur – SPRFMO, di cui fanno parte il nostro Paese e numerosi altri stati costieri, questi sforzi di cooperazione internazionale continuano a essere insufficienti per regolamentare, ordinare, controllare e garantire in modo efficace che le attività di pesca in alto mare siano responsabili e sostenibili. Un esempio di questo è che non tutti i paesi aderiscono all’UNCLOS, né fanno parte delle ORGP. O perché molte volte le ORGP, mettendo al primo posto interessi economici a brevissimo termine, perché ignorano le raccomandazioni degli scienziati, a causa dell’impunità con cui spesso opera la pesca illegale, o per il fatto che ci sono governi che sovvenzionano le loro flotte di pesca. (la grande flotta cinese ne è un esempio), le risorse ittiche del pianeta stanno diminuendo. Questo è corroborato dalla Fao, che nel suo ultimo rapporto sullo stato della pesca e dell’acquacoltura – 2020, sottolinea che un terzo degli stock ittici mondiali viene catturato in modo insostenibile e sovrasfruttato. Ecco perché l’è importante che i Paesi che cooperino per gestire in modo responsabile e sostenibile una risorsa globale come gli oceani, in modo da contribuire a garantire la sicurezza alimentare e la sussistenza di milioni di persone».
Il territorio marino dell’Ecuador è 5,5 volte più grande di quello terrestre e vi convergono importanti correnti marine: la corrente calda di El Niño, la corrente fredda di Humboldt e la corrente equatoriale. Questo si traduce in un importante spostamento di nutrienti che produce l’immensa ricchezza biologica, stanziale e migratoria, del mare equadoreño e dlle Galapagos in particolare. La Reserva Marina de Galápagos è una vasta area di riproduzione, alimentazione e ripopolamento dell’Oceano Pacifico orientale e i pescherecci stranieri le circondano per raccogliere quello che letteralmente trabocca da questa forziere di vita marina.

Il Wwf Ecuador ha chiesto al governo di Quito di prendere alcune misure per controllare l’attività e mitigare gli effetti delle flotte pescherecce nelle acque internazionali: «In primo luogo, richiedere, sulla base dell’UNCLOS, la sovranità sul massiccio sottomarino di  Carnegie, che è quello spazio compreso tra le 200 miglia continentali e le 200 miglia delle Galapagos, al fine di impedire il passaggio di flotte da pesca straniere e garantire la migrazione di una serie di specie tra la terraferma e le Galapagos. Per questo, è necessario completare gli studi scientifici che dimostrano la connessione tra il Continente e le Isole Galapagos, contribuendo alla soluzione di questo problema. L’istituzione incaricata di presentare questo studio tecnico, che è niziato anni fa, è l’Instituto Oceanográfico y Antártico de la Armada del Ecuador, e il Paese si è dato tempo fino al settembre 2022. In secondo luogo, la protezione di un’area più ampia della nostra zona economica esclusiva è importante. Tale espansione contribuirebbe a garantire la migrazione delle principali specie marine, pertanto dovrebbe basarsi su studi scientifici, oltre a essere emersa da un ampio processo partecipativo di consultazione con le principali parti interessate. In terzo luogo, rafforzare il Corredor Marino del Pacífico Este Tropical (CMAR), un’iniziativa regionale che punta  a un’adeguata gestione della biodiversità e delle risorse marine in quattro Paesi: Costa Rica, Panama, Colombia ed Ecuador. In quarto luogo, avvalendosi di tutte le capacità tecnologiche nazionali dell’Armada del Ecuador, è necessario identificare il tipo di imbarcazione e attrezzi da pesca utilizzati dalle flotte da pesca straniere e verificare, attraverso le ORGP, che tutte le navi sono incluse nei registri delle navi autorizzate ad operare legalmente nelle acque internazionali dell’Oceano Pacifico orientale. Nel caso in cui non vengano trovate in questi registri, il nostro Paese, in quanto parte cooperante di queste organizzazioni, deve riportare il fatto alla ORGP corrispondente e richiedere che tali navi vengano immediatamente incluse negli elenchi delle navi che partecipano alle attività. pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. In quinto luogo, l’Ecuador dovrebbe guidare lo sviluppo di una strategia regionale che includa elementi diplomatici e operativi, e persino commerciali, con le marine di ogni Paese, per affrontare la minaccia rappresentata dalla presenza di flotte da pesca straniere nelle acque internazionali dell’Oceano Pacifico orientale. Infine, l’Ecuador dovrebbe adottare una posizione di leadership molto più proattiva in relazione al processo di negoziazione della futura Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità oltre i confini nazionali (conservation and sustainable use of marine biological diversity of areas beyond national jurisdiction – BBNJ), che è stato definito il Trattato sull’oceano globale. Dal momento che diventerà lo strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla diversità biologica marina nelle aree al di fuori della giurisdizione nazionale».

Il Wwf conclude: «L’Ecuador è il Primo paese a riconoscere i diritti della natura a livello costituzionale; è firmatario di numerosi accordi internazionali, tra cui L’UNCLOS ed è un membro attivo di due ORGP nella regione. Alla luce di quanto detto, il Paese oggi ha l’opportunità di assumere un ruolo di leadership regionale di fronte a questo complesso problema, intraprendendo azioni concrete a livello nazionale e promuovendo azioni a livello regionale e globale che aiutino a contenere questa costante minaccia».