Quando delfini ed esseri umani pescano insieme

In Brasile la pesca cooperativa tra delfini e pescatori giova a entrambe le specie. Ma questo comportamento rischia l'estinzione

[1 Febbraio 2023]

Da oltre un secolo, a Laguna, sulla costa meridionale del Brasile, delfini ed esseri umani si aiutano a vicenda a pescare. In pratica, i pescatori tradizionali aspettano che nella laguna che appaiano i tursiopi selvatici, poi osservano il comportamento dei cetacei, alla ricerca di segnali che dicano loro quando lanciare le reti per pescare. Si tratta di un raro (anche se non unico) caso di cooperazione tra uomo e fauna selvatica e i vantaggi per i pescatori sotto forma di maggiori catture sono ben noti. Ma quello che non si sapeva era come si svolgesse questa cooperazione sott’acqua e se anche i delfini beneficiassero o meno della partnership con gli umani.  A rivelarlo è lo studio “Foraging synchrony drives resilience in human–dolphin mutualism”, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), durato 15 anni  e condotto da un team di ricercatori brasiliani e tedeschi, che  ha rivelato i comportamenti di pescatori e delfini con dettagli senza precedenti.

I ricercatori ricordano che «I movimenti sincronizzati di stormi di uccelli e banchi di pesci sono un comportamento comune ma sorprendente che può essere la chiave per la sopravvivenza degli animali. Tuttavia, il comportamento sincronizzato tra le specie, come quello tra i tursiopi e i pescatori tradizionali brasiliani, è molto più raro. La pratica è considerata una tradizione culturale a Laguna, dove esiste da più di 140 anni ed è stata tramandata attraverso generazioni di pescatori e delfini. La relazione di pesca cooperativa è specifica di questa popolazione di tursiopi e non è un tratto genetico negli animali,

I ricercatori hanno scoperto che «I delfini e i pescatori che utilizzano reti da lancio  sincronizzano il loro comportamento, il che porta entrambi a catturare più pesci».  Ma lo stesso studio avverte che «Questo raro esempio di interazione reciprocamente vantaggiosa di due grandi predatori, tuttavia, sta rischiando l’estinzione. I modelli predittivi eseguiti nell’ambito dello studio mostrano che il futuro della pratica potrebbe essere minacciato se le popolazioni di triglie – il tipo di pesce ricercato sia dai delfini che dalle persone – continueranno o a diminuire, o le future generazioni di pescatori perdessero interesse nell’apprendere l’arte di questa pratica di pesca unica».

Il principale autore dello studio, il brasiliano Mauricio Cantor, dell’Universidade Federal de Santa Catarina che ha guidato lo studio mentre era al Max-Planck-Institut für Verhaltensbiologie (MPI-AB) e che ora lavora al Marine Mammal Institute dell’Oregon State University. spiega che «Dal punto di vista dei pescatori, questa pratica fa parte in tutti i modi della cultura della comunità. Acquisiscono abilità tramandate da altri pescatori e la conoscenza si diffonde attraverso l’apprendimento sociale. Si sentono anche legati a questo luogo e hanno un senso di appartenenza alla comunità. Esistono resoconti storici e recenti di comportamenti simili in una manciata di località in altre parti del mondo, ma la pratica è in declino o è scomparsa completamente nella maggior parte dei luoghi e rimane quasi del tutto non studiata in altri. La natura rara della pratica è uno dei motivi per cui viene presa in considerazione per la designazione come  patrimonio culturale in Brasile».

Per comprendere meglio questa tradizione culturale di umani e delfini, i ricercatori hanno utilizzato in combinazione droni, idrofoni e fotocamere subacquee per catturare i meccanismi della collaborazione e al MPI-AB dicono che «Insieme, i metodi rivelano che i delfini e gli esseri umani stanno coordinando attivamente i loro comportamenti per catturare i pesci: i delfini radunano banchi di triglie verso i pescatori, creando zone temporanee di alta qualità poco prima di dare spunto ai pescatori per gettare le reti».

Cantor aggiunge: «Sapevamo che i pescatori stavano osservando il comportamento dei delfini per determinare quando gettare le reti, ma non sapevamo che i delfini stessero coordinando attivamente il loro comportamento con i pescatori».

Per capire le conseguenze a breve e lungo termine sia per i pescatori che per i delfini, i ricercatori hanno condotto indagini demografiche a lungo termine per i delfini e hanno intervistato e osservato i pescatori, scoprendo così che «La sincronia del foraggiamento ha portato i pescatori a catturare quasi quattro volte più triglie» e che «Questa cooperazione aumenta anche la sopravvivenza dei delfini – i delfini che si dedicano alla pesca cooperativa in quest’area hanno un aumento del 13% dei tassi di sopravvivenza – e il benessere socioeconomico dei pescatori». Cantor fa notare che «Questo dimostra che si tratta di un’interazione reciprocamente vantaggiosa tra umani e delfini. I questionari e le osservazioni dirette sono modi diversi di osservare lo stesso fenomeno e si abbinano bene. Integrandoli insieme, potremmo quindi ottenere il quadro più completo e affidabile di come funziona questo sistema e, cosa più importante, di come avvantaggia sia i pescatori che i delfini».

Lo studio evidenzia che «La maggior parte delle interazioni interspecifiche, comprese quelle tra esseri umani e altri animali, sono competitive piuttosto che reciprocamente vantaggiose».  «Ma non in questo caso . sottolinea un altro autore dello studio Damien Farine, che ha condotto la ricerca mentre era all’MPI-AB ed è ora lavora all’Universität Zürich e all’Australian National University – Questo rende questo sistema di notevole interesse scientifico, in quanto può aiutarci a capire in quali condizioni la cooperazione può evolversi e – cosa di crescente importanza nel nostro mondo in rapida evoluzione – in quali condizioni potrebbe estinguersi, o passare da un’interazione cooperativa a una competitiva».

Un coautore della ricerca, Fábio Daura-Jorge, che ha studiato la pratica sul campo per 15 anni per conto dell’Universidade Federal de Santa Catarina, ha avvertito che «I ricercatori stanno già vedendo i primi segni di declino nella pratica. I modelli predittivi eseguiti come parte dello studio supportano questa osservazione. Affinché il rapporto di cooperazione abbia successo, sia i delfini che i pescatori dipendono da una popolazione ittica forte e sana. Negli ultimi anni, la regione ha visto una ridotta disponibilità di pesce. C’è anche un interesse ridotto nell’apprendimento della tradizione. Non sappiamo cosa accadrà in futuro, ma la nostra ipotesi più fondata, utilizzando i nostri migliori dati e i migliori modelli, è che se le cose continuano come stanno ora, ci sarà un momento in cui l’interazione non sarà più di interesse per almeno uno dei predatori: i delfini o i pescatori».

I ricercatori suggeriscono che, per garantire il futuro di questa incredibile pratica di pesca, potrebbero essere necessarie diverse misure di conservazione, a partire dal cercare di identificare la fonte del declino delle triglie e dall’adottare misure per gestire meglio quella specie, come ridurre l’uso di reti illegali con il contributo dellee forze dell’ordine. L’atra cosa da fare è lavorare con i pescatori artigianali attuali e futuri, sottolineando l’importanza culturale ed economica della pratica della rete da lancio, il che potrebbe includere l’offerta di incentivi per incoraggiare la pratica tradizionale, come la fissazione di un prezzo maggiorato per il pesce catturato con questo metodo.

Cantor conclude: «Questo fenomeno di interazione reciprocamente vantaggiosa tra la fauna selvatica e gli esseri umani sta diventando sempre più raro e sembra essere a rischio globale. Il valore culturale e la diversità biologica sono importanti ed è importante preservarli».