L’impatto globale della pesca a strascico: il peggiore è in Adriatico

Studio globale: dove la pesca a strascico è gestita in modo sostenibile i fondali sono in buona salute

[21 Gennaio 2022]

Lo studio “Trawl impacts on the relative status of biotic communities of seabed sedimentary habitats in 24 regions worldwide”, pubblicato recentemente su Proceedings of the National Academy of Science (PNAS) da un team internazionale di ricercatori è il primo ad analizzare  i dati provenienti da 24 grandi regioni marine in tutto il mondo per stabilire una relazione tra la distribuzione e l’intensità delle attività di pesca a strascico e la salute delle comunità dei fondali marini.
I ricercatori, hanno valutato la vita sul fondale marino attribuendo un punteggio di status compreso tra 0 e 1, dove 0 è influenzato e 1 non è interessato e ne è venuto fuori che «15 regioni studiate erano in buone condizioni con uno status maggiore di 0,9, mentre 3 avevano uno status di degrado inferiore a 0,7.  In tutte le regioni messe insieme, l’1,5% di tutta la superficie del fondale marino studiata era in pessime condizioni con uno status  di 0».

Le tre regioni con uno status  povero sono tutte europee:: l’ovest dell’Iberia (0,60), lo Skagerrak–Kattegat (0,63) e l’Adriatico che risulta il mare messo peggio con un punteggio di solo 0,25. Le Le regioni europee avevano una superficie non interessata dalla pesca a strascico inferiore al 50% con i valori più bassi erano nel Mare del Nord (11%), a ovest dell’Iberia (16%), nel Mare Adriatico (17%) e nel Mare d’Irlanda (18%).

Cile, Australasia e Alaska hanno le più grandi aree marine dove non si pescaa strascico (dal 68 al 93%).
Secondo il principale autore dello studio, l’australiano Roland Pitcher di Oceans and Atmosphere della Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO) «Lo studio dimostra che una buona gestione della pesca contribuisce a risultati migliori per il più ampio ecosistema. I risultati dimostrano che la pesca a strascico gestita in modo efficace e sostenibile è associata a regioni con uno status del fondale marino elevato di 0,95 o più. Le regioni con punteggi di status del fondo marino basso erano luoghi in cui gli stock ittici in genere sono sovrasfruttati e hanno regimi di gestione inefficaci. Dati dettagliati non erano disponibili per tutte le giurisdizioni in cui si pratica la pesca a strascico, ma soprattutto, questo studio fornisce le prime statistiche al mondo per stimare l’impatto della pesca a strascico globale e fornisce una base di prove per informare miglioramenti efficaci alle pratiche di pesca a strascico in tutto il mondo».

Un altro autore dello studio, Ray Hilborn dalla School of aquatic and fishery sciences dell’università di Washington – Seattle, ha aggiunto che «La ricerca ha dimostrato il potere della collaborazione globale per la ricerca sulla pesca. Riunendo questi dati provenienti da 24 grandi regioni marine del mondo, siamo stati in grado di stabilire relazioni statistiche fondamentali tra l’attività della pesca a strascico, i loro impatti e lo stato dell’ecosistema, comprese le implicazioni delle scelte degli attrezzi da traino e delle distribuzioni spaziali dell’intensità delle reti a strascico.  Questa ricerca è un passo fondamentale per procedere verso una stima complessiva dell’impatto globale della pesca a strascico e comprendere i passaggi necessari per migliorare la gestione della pesca, ridurre lo sfruttamento, migliorare la sostenibilità degli stock e lo stato dell’ambiente del fondale marino. Lo studio ha anche dimostrato che lo stato dei fondali marini regionali può essere previsto da semplici metriche della quantità totale di reti a strascico di una regione, consentendo le valutazioni preliminari necessarie per migliorare la gestione delle reti a strascico nei Paesi in via di sviluppo dove i dati sono limitati».
Un co-autore dello studio, il britannico Jan Hiddink, della School of Ocean Sciences della Bangor University, conclude: «Quando si confronta la produzione di pesce con l’impatto della pesca a strascico rispetto ad altre impronte umane sull’utilizzo del suolo nel Regno Unito, come l’agricoltura, è chiaro che l’impronta delle reti a strascico nel Regno Unito è grande, ma che l’impatto della pesca a strascico in gran parte di questa impronta è limitato. Tuttavia, molte aree sono oggetto di una pesca a strascico intensa e hanno uno status del  fondale basso, ad esempio nelle zone fangose ​​nelle quale il target è lo scampo nel Mare d’Irlanda, utilizzando reti a strascico a lontre: queste aree sono prioritarie per realizzare una nuova ricerca per mappare gli habitat dei fondali marini sensibili e valutarne l’esposizione e rischi della pesca a strascico. Il lavoro fornisce una preziosa fonte di dati e una guida per i responsabili politici e i manager che cercano di gestire la pesca commerciale con reti a strascico in modo sostenibile».