Il mondo ha bisogno di un’acquacoltura sostenibile e più diffusa

Un settore in espansione che svolge già un ruolo importante nel soddisfare le esigenze nutrizionali del mondo

[22 Maggio 2023]

In occasione della 12esima sessione del  Sub-Committee on Aquaculture del Committee on Fisheries della Fao, che si è tenuto dal 16 al 19 maggio a Hermosillo, in Messico, il  Journal of the World Aquaculture Society ha pubblicato il numero speciale “Conference on Aquaculture Millennium+20: Aquaculture for Food and Sustainable Development ‐ Thematic Reviews”  che fa il punto – in 8 articoli –  su un settore che negli ultimi decenni ha registrato enormi progressi e che è destinato a produrre la maggior parte del cibo destinato a soddisfare la domanda sempre crescente di alimenti acquatici. Nel 2021 l’acquacoltura ha prodotto circa 126 milioni di tonnellate di animali acquatici e alghe, di cui circa la metà costituita da pesci di allevamento. Il valore stimato di questa produzione è stato di 296,5 miliardi. L’Asia rappresenta oltre il 90% della produzione mondiale di animali acquatici. Insieme, le Americhe, l’Europa e l’Africa rappresentano l’8,2%. Attualmente nel mondo vengono allevate o coltivate circa 700 specie, ma la metà circa della produzione globale è costituita da sole 12 specie.

L’acquacoltura è però un settore che per diventare responsabile dal punto di vista ambientale e sociale, economicamente sostenibile e in grado di soddisfare le esigenze delle generazioni presenti e future ha urgentemente bisogno di un insieme aggiornato di principi guida che assicurino che si espanda e si intensifichi utilizzando le moderne tecnologie. Ed è proprio questa esigenza che delineano la serie di articoli pubblicati dai massimi esperti del settore sul Journal of the World Aquaculture Society  e che sono il frutto dell’ultima Global Conference on Aquaculture Millennium +20  tenutasi a Shanghai nel settembre 2021.

Gli 8 articoli affrontano temi essenziali  per l’acquacoltura, inclusi i metodi di produzione, le questioni sociali e la salute del pianeta, la nutrizione, le risorse genetiche, la biosicurezza, la governance e l’accesso inclusivo al mercato.

La crescita futura dell’acquacoltura dovrebbe essere anche climate smart  se vogliamo davvero utilizzare l’oceano in modo più efficace, efficiente e intelligente per fornire cibo. Per questo sarà necessario puntare sulla crescita integrata con specie a basso livello trofico, come alghe, molluschi bivalvi e pesci filtratori. L’acquacoltura è praticata soprattutto in Asia e deve quindi essere diffusa  in modo più uniforme, con iniziative immediate per stimolarne lo sviluppo in Africa, America Latina e piccoli Stati insulari in via di sviluppo.

La Fao evidenzia che «Sono stati compiuti grandi progressi nel migliorare l’efficienza dei mangimi e ridurre l’uso di ingredienti di origine marina, ma sarà necessaria maggiore innovazione, soprattutto per molte delle specie allevate nei Paesi in via di sviluppo. Contrariamente all’agricoltura terrestre, i programmi di allevamento selettivo per sviluppare tipi di specie acquatiche allevate più efficienti sono fortemente sottoutilizzati, e attualmente rappresentano solo il 15% circa della produzione».
Gli esperti dicono che anche la biosicurezza dovrebbe essere rafforzata e che bisogna «Adottare un approccio più proattivo attraverso migliori sistemi di allerta delle malattie, dati integrati e quadri normativi che riducano il rischio di diffusione di malattie epidemiche acquatiche».

Per migliorare i problemi di sicurezza alimentare e i protocolli di certificazione, come il sistema di tracciabilità, il commercio elettronico, nonché per ampliare l’accesso al mercato, possono essere sfruttate le tecnologie digitali ed elettroniche. Ma «E’ necessario che molti Paesi sviluppino e attuino una legislazione di sostegno e dedicata, attraverso un’agenzia capofila, per coordinare le normative che promuovono lo sviluppo sostenibile garantendo al contempo il benessere pubblico senza limitare eccessivamente la capacità dei sistemi di acquacoltura di far fronte alle sfide ambientali e sociali».

La Fao fa notare che «Dopo essersi affermata come uno dei principali settori economici e di produzione alimentare, l’acquacoltura deve ora integrare in modo proattivo la responsabilità sociale e le prospettive del benessere umano a tutti i livelli, compresi sia i lavoratori che le comunità in generale. La certificazione della sostenibilità e degli standard di lavoro dignitoso è una richiesta a valle, eppure gli oneri della conformità ricadono in modo sproporzionato sui produttori, in particolare sugli operatori dell’acquacoltura su piccola scala. Dovrebbero essere ricercati e implementati meccanismi per ridistribuire equamente costi e benefici tra produttori e rivenditori».
Xinhua Yuan, vicedirettore per l’acquacoltura della Fao, ha sottolineato: «Dato che l’acquacoltura ora fornisce circa il 50% del cibo acquatico e dato il suo potenziale per contribuire a così tanti obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, dobbiamo tutti concentrarci su come portarla avanti in modo sostenibile. Il pesce e altri prodotti acquatici possono svolgere e svolgeranno un ruolo importante nel soddisfare le esigenze alimentari di tutte le persone, contribuendo a migliorare la resilienza del sistema alimentare globale, soddisfacendo anche le esigenze di sicurezza alimentare dei più povero».
Uno dei punti principali affrontati dal meeting del Sub-Committee on Aquaculture di Hermosillo è stato l’esame del nuovo progetto di linee guida volontarie per l’acquacoltura sostenibile (Guidelines for Sustainable Aquaculture – GSA) e la pubblicazione delle revisioni tematicheha fornito un contesto utile per queste discussioni e più in generale alla visione della Fao per una Blue Transformation.

Xinhua Yuan conclude: «L’obiettivo è quello di raggiungere l’ulteriore intensificazione ed espansione dell’acquacoltura in modo sostenibile, in modo da soddisfare la domanda globale di cibo acquatico e distribuire i benefici in modo equo, con attenzione alla responsabilità sociale, all’inquinamento e ad altre considerazioni. Le tecnologie innovative che possono aumentare la produttività e ridurre gli sprechi, nonché migliorare l’inclusione dei piccoli operatori nel settore, sono ampiamente disponibili ma devono essere applicate, in particolare al di fuori dell’Asia, e mirate nelle aree in cui la produzione dell’acquacoltura ha il maggior potenziale di crescita. Inoltre, le pratiche di acquacoltura producono in media meno emissioni di gas serra rispetto ad altre forme di produzione animale».