Con ABNJ di GEF e Fao, notevoli progressi per la tutela della biodiversità nelle acque internazionali

Fao: istituite 18 nuove aree per la tutela di ecosistemi marini vulnerabili

In calo la pesca eccessiva dei principali stock mondiali di tonno, ridotte le catture accidentali e l'inquinamento

[29 Gennaio 2020]

Il Common Oceans ABNJ Program è un’iniziativa della Fao e dei suoi partner, finanziato con 50 milioni di dollari dal Global Environment Facility (GEF) e incentrata sulle aree al di fuori della giurisdizione nazionale (Areas Beyond National Jurisdiction – ABNJ) o acque internazionali – che coprono il 40% del pianeta e costituiscono quasi il 95% del volume dei mari – ha fatto fare notevoli progressi alla tutela della biodiversità nelle acque internazionali, rendendo nelle stesse aree meno dannosa la pesca a diverse specie marine, tra le quali tartarughe e tonni.

Per lanciare il programma finanziato dal GEF, la Fao ha collaborato con ben 60 partner: organizzazione regionali di gestione della pesca del tonno in acque profonde, United Nations environment program (Unep), Banca mondiale, Wwf, la società civile, governi, il settore privato e organizzazioni non governative ed evidenzia che «Per affrontare il nesso critico tra ambiente e sistemi alimentari sostenibili, il GEF è un partner sempre più importante per la Fao, per la sua attenzione all’innovazione, al settore privato e alle soluzioni basate su sistemi integrati. Oggi la Fao gestisce un portafoglio GEF del valore di circa 900 milioni di dollari e rappresenta oltre 190 programmi in oltre 130 Paesi.

All’ABNJ Global Steering Committee Meeting iniziato oggi a Roma, si discute di come estendere il Programma con l’obiettivo di continuare a rafforzare la governance nelle acque internazionali e incrementare le misure per contrastare la pesca illegal, unregulated and unreported (IUU) e migliorare il coordinamento tra tutte le parti interessate nell’uso sostenibile delle acque internazionali.

Maria Helena Semedo, vicedirettrice generale della Fao per il clima e le risorse naturali, spiega che «Da molto tempo mantenere sane le acque internazionali e preservare la loro ricca biodiversità è una sfida per le aree marine che non rientrano nelle responsabilità di un solo Paese. Il Programma ha creato un’unica e ampia partnership per affrontare questa sfida, promuovendo la gestione sostenibile delle risorse ittiche e delle pratiche basate sugli ecosistemi con risultati eccezionali. Ci auguriamo di estendere questa iniziativa per continuare a salvaguardare la nostra biodiversità marina e contribuire agli obiettivi e alle aspirazioni globali dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e il post-2020 Global Biodiversity Framework».

Ecco una sintesi dei risultati del Programma GEF-Fao:

8 dei 13 principali stock commerciali di tonno non saranno più soggetti a pesca eccessiva. Tra il 2014 e il 2019 il numero dei principali stock di tonno esposti a pesca eccessiva è stato ridotto da 13 a 5. Ciò significa che otto stock ittici sono ora in fase di ricostituzione e raggiungeranno livelli sani. Per ottenere questo risultato il Common Oceans ABNJ Program ha riunito scienziati e responsabili della pesca per sviluppare strategie e processi di pesca del tonno sostenibili e trasparenti, basati su simulazioni al computer, che hanno consentito di fissare e applicare limiti più sostenibili di cattura del tonno. In tutto il mondo ogni anno vengono pescate circa 6 milioni di tonnellate di tonno. Il valore annuo dell’attività è di quasi 12 miliardi di dollari. La forte domanda, abbinata all’eccessivo numero di pescherecci, ha fatto sì che gli stock di tonno fossero esposti a un’immensa pressione.

Calo delle catture accidentali e dell’inquinamento. Gli adeguamenti delle attrezzature da pesca – per esempio il posizionamento delle reti da imbrocco a due metri di profondità in più – e la formazione su come proteggere le specie minacciate hanno contribuito a risparmiare mammiferi marini, soprattutto delfini e tartarughe. Tra il 2013 e il 2018, per esempio, il tasso di mortalità dei mammiferi marini catturati dalla pesca con le reti da imbrocco pakistane nelle acque del Mar Arabico settentrionale è stato ridotto del 98% – da 12.000 nel 2013 a meno di 200 nel 2018. La riduzione delle catture accidentali è stata resa possibile anche grazie all’adozione di dispositivi ecologici e anti-impigliamento per l’aggregazione dei pesci – i cosiddetti FAD – utilizzati per attirare i pesci. Prima del Programma non esistevano linee guida per i FAD per la pesca nell’Oceano Atlantico, Indiano, nel Pacifico orientale, né tantomeno nel Pacifico occidentale e centrale. Nel 2019 tutti avevano a disposizione linee guida per i FAD. Il Programma ha sviluppato e testato FAD ecologici e anti-impigliamento, e ha organizzato workshop con oltre 2.500 pescatori di 22 paesi sulle tecniche di mitigazione delle catture accidentali.

Per ridurre ulteriormente l’inquinamento da plastica in mare, sono in corso studi sull’uso di materiali biodegradabili per i FAD.

Istituzione di 18 nuovi ecosistemi marini vulnerabili. Tra il 2014 e il 2019 il Programma ha contribuito a istituire e proteggere ecosistemi marini vulnerabili in 18 nuove aree che ospitano specie di acque profonde come coralli e spugne, il che ha comportato il divieto di pesca in queste aree.  Due dei siti si trovano nell’Oceano Pacifico, cinque nell’Oceano Indiano meridionale, uno nell’Oceano Pacifico meridionale, sette nelle acque internazionali che circondano l’Antartide e tre nel Mediterraneo.

Sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi dei mari per rafforzare il processo decisionale. Nel condividere le esperienze, offrendo soluzioni innovative e acquisendo una comprensione più profonda delle complesse questioni in gioco nelle acque internazionali, il Programma ha anche istituito un gruppo di Leader regionali ABNJ. Mettendo in contatto rappresentanti e autorità di 34 Paesi e di vari settori, ha rafforzato la loro capacità di partecipare ai negoziati in corso per un nuovo strumento internazionale giuridicamente vincolante ai sensi dell’United Nations Convention on the Law of the Sea sulla conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità marina delle aree al di fuori della giurisdizione nazionale (BBNJ).