Zim Cyber City: la nuova capitale dei ricchi per il poverissimo Zimbabwe

Dopo il nuovo Parlamento regalato dalla Cina, il governo vuole costruire una città fortezza per i ricchi mentre Harare sprofonda nel degrado e nella povertà

[27 Gennaio 2023]

Per ora c’è un cartellone pubblicitario che mostra il master plan di una nuova futuristica città, ZIM Cyber City, la nuova capitale dello Zimbabwe, che dovrebbe sorgere a Mount Hampden,  al posto della povera, sporca, cadente e sovraffollata Harare.

Intanto il presidente dello Zimbabwe, l’80enne Emmerson Mnangagwa, salito al potere nel novembre 2017  con un colpo di stato militare contro il 90enne ed eterno Robert Mugabe (del quale era vicepresidente), si è portato avanti con il lavoro e a luglio ha tagliato il nastro del nuovo Parlamento – aperto ufficialmente il 23 novembre –  costruito e finanziato dalla Cina con 140 milioni di dollari e regalato allo Zimbabwe attraverso il programma China Aid. I legami della Cina con lo Zimbabwe risalgono al sostegno maoista alla lotta di liberazione del Paese africano nella quale  Mnangagwa aveva combattuto a fianco di Mugabe. Il nuovo Parlamento sorge sulla storica collina del Mount Hampden, a circa 18 km a nord-ovest di Harare, e si ispira alle iconiche rovine del Grande Zimbabwe da cui lo Zimbabwe, l’ex Rhodesia, ha preso il nome dopo l’indipendenza e la liberazione dal regime razzista bianco.

L’imponente edificio costruito con un indefinito stile afro-cinese, copre un’area  di 33.000 m2 e si sviluppa su 2 edifici principali: per uffici a 6 piani e il palazzo del parlamento a 4 piani in grado di ospitare 1.000 persone, Anche se il Parlamento dello Zimbabwe non è proprio un esempio di democrazia, visto come è maltrattata l’opposizione.

A luglio, Mnangagwa, armato di piccone per apporre un’altra immaginaria prima pietra di ZIM City, aveva annunciato che «Il completamento dell’edificio del parlamento preannuncia l’inizio di una nuova capitale destinata a decongestionare Harare. Noi come popolo dello Zimbabwe, il governo dello Zimbabwe e in effetti io stesso a nome del popolo dello Zimbabwe siamo estremamente grati al governo della Repubblica popolare cinese». E ha spiegato che «Questa Cyber ​​City è concepita come una caratteristica chiave che porterà valore aggiunto alla New City a Mount Hampden che sarà sviluppata su oltre 15.500 ettari di terreno. Il progetto di avvio per la New City, il nuovo edificio del parlamento, è già stato completato».

Infatti, il nuovo anziano padre padrone dello Zimbabwe sta cercando investimenti stranieri per costruire ZIM, la “cybercity” che dovrebbe estendersi su un’area di 11,43 km2 nella quale realizzare anche la sede della banca centrale, le corti alta e suprema, centri per le aste minerarie, una borsa valori, un palazzo presidenziale e ville di lusso. Molte ville di lusso.

Shaji Ul Mulk, il miliardario degli Emirati Arabi Uniti boss di Mulk International, che sta investendo 500 milioni di dollari per iniziare il progetto, ha detto che «Mount Hampden è la nuova Harare e somiglierà a Dubai», dove lui vive. Ul Mulk ha affermato che la più grande banca dello Zimbabwe, CBZ Holdings Ltd, ha messo a disposizione 100 milioni di dollari di finanziamento per ZM City. Ma su questo CBZ si rifiuta di rilasciare qualsiasi dichiarazione.

E Mulk International presenta così ZIM Cyber City: «E’ un progetto di urbanizzazione all’avanguardia a uso misto. Distesa su uno spazio di 2,5 milioni di piedi quadrati, è attualmente in costruzione a Mount Hampden, New Harare. Il master plan di Mount Hampden comprende l’edificio del Parlamento recentemente completato e tutti gli edifici del ministero, nonché edifici residenziali e commerciali di fascia alta. Molti lo paragonano agli sviluppi di Downtown e Sheikh Zayed Road a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. Il terreno è una sovvenzione del governo ai grandi immobiliaristi di Mulk International».

E la nuova capitale dello Zimbabwe non sarà per tutti gli zimbabweani. Come spiega Mulk International nelle sue patinate brochure, «Inoltre, Zim Cyber ​​City offrirà un elevato standard di vita e una comunità benestante. Un centro commerciale duty free di classe mondiale e una vita residenziale di fascia alta che offre mutui pre-approvati dalle banche in dollari Usa. Questo è un enorme vantaggio in quanto le banche non forniscono mutui pre-approvati nel Paese. A questo vanno aggiunti i vostri investimenti esentasse e la tecnologia di sorveglianza integrata avanzata 24 ore su 24, 7 giorni su 7, direttamente collegata alle forze dell’ordine per la massima sicurezza dei residenti. Non c’è da stupirsi che Zim Cyber ​​City sia pubblicizzata come il progetto immobiliare più entusiasmante dell’Africa».

C’è invece da stupirsi che una cyber-città per ricchi, evidentemente blindata contro i poveri che dovranno guardarla da lontano dalla caotica Harare, sorga in un Paese poverissimo, devastato dai cambiamenti climatici e dove per sopravvivere gran parte della popolazione emigra clandestinamente in Sudafrica. E’ questa la fine che ha fatto il socialismo promesso dalla Zimbabwe African National Union – Patriotic Front (ZANU-PF) di Mugabe e Mnangagwa, trasformatosi presto in un regime dittatoriale e cleptocratico, dove tra i leader dello ZANU-PF ci sono personaggi che dicono di ispirarsi ad Adolf Hitler, in un razzismo al contrario che prevede la persecuzione degli ultimi grandi agricoltori bianchi e l’esproprio delle loro terre. Una promessa di socialismo diventata un avido regime populista e tribal-liberista che fa affari sia con i comunisti cinesi che con gli emiri del Golfo. Non è un caso se nelle brochure di ZIM abbondano persone con la pelle chiara. Evidentemente allo ZANU-PF i bianchi ricchi disposti a investire e a stare nella città dei privilegiati non fanno per niente schifo.

E la brochure di Mulk International, che contiene citazioni e fotografie di Mnangagwa, raffigura marciapiedi incontaminati, grattacieli imponenti e centri commerciali splendenti, tutti condivisi da una confraternita multirazziale di residenti benestanti. I progetti prevedono anche un impianto solare, un’attrattiva importante per un Paese che attualmente subisce blackout di corrente di 19 ore al giorno.

Un sogno irraggiungibile per chi vive ad Harare che, in 20 anni, si è trasformata da una città ben tenuta a un caos urbano con strade crivellate di buche e dove i rifiuti vengono raccolti raramente e dove molti sobborghi e Comuni non hanno acqua corrente affidabile da anni. Dove ben il 40% degli edifici commerciali ha chiuso a causa di una crisi infinita e di un’inflazione stratosferica, mentre il centro della città è invaso da venditori ambulanti che cercano di raggranellare qualcosa per vivere.

Stephen Chan, professore di politica mondiale alla School of Oriental and African Studies di Londra, ha detto a Bloomberg che «Lo sviluppo urbanistico pianificato a Mount Hampden riflette la preoccupazione dell’élite dominante di non passare la propria vita dovendo vedere sporcizia e povertà».

Nel 2005, i leader ex marxisti-leninisti dello Zimbabwe, con l’Operation Murambatsvina (che in lingua shona significa “spostare la spazzatura”),  hanno sgomberato baraccopoli e attività commerciali informali  utilizzando le ruspe come un Salvini qualsiasi, sfollando 2,4 milioni di persone. Ora, piuttosto che tentare di affrontare i problemi di fondo, questa fallimentare classe dirigente che si è tenuta al potere con la corruzione, la violenza delle sue bande delinquenziali di Partito e la baionette dell’esercito, sta tentando di crearsi una nuova capitale dove asserragliarsi mentre il suo popolo vive nella miseria e nella fame.

Per l’opposizione è solo l’ultimo tentativo di Mnangagwa di rilanciare un’economia nazionale che è praticamente in bancarotta da anni. Ma, al di là della disponibilità degli amici cinesi e di Ul Mulk finora ha avuto poco successo. Negli oltre 5 anni passati dal colpo di stato Mnangagwa ha annunciato progetti per 30 miliardi di dollari Usa che  vanno dalle miniere ai mattatoi, ma ne sono stati realizzati ben pochi. L’economia dello Zimbabwe è fragilissima, con una cronica mancanza di valuta estera che rende difficile attuare dei grandi progetti infrastrutturali. La valuta dello Zimbabwe, il dollaro RTGS è praticamente carta straccia e nel Paese in molti accettano ormai pagamenti solo in dollari Usa, Rand sudafricani, sterline, rupie indiane e yuan cinesi, i tassi di interesse sono i più alti del mondo e l’inflazione annuale è “calata” al 244% dopo aver raggiunto vette da Germania post-seconda Guerra Mondiale.

Tuttavia, Mnangagwa va avanti imperterrito, come se credesse di essere come il principe ereditario dell’Arabia Saudita  Mohammed Bin Salman che vuole costruire, investendo 500 miliardi di dollari, la città futuristica di Neom, o il presidente dell’Indonesia Joko Widodo che ha annunciato la costruzione nel Bornao della nuova capitale Nusantara per un costo stimato di 34 miliardi di dollari. Ma, come fanno notare su Bloomberg Ray Ndlovu e Archana Narayanan, «Per lo Zimbabwe, sconvolto dalle turbolenze economiche e politiche degli ultimi due decenni, le sfide sono enormi. Il Paese non può guadagnare abbastanza valuta estera per finanziare le importazioni di cibo e carburante di cui ha bisogno ed è escluso dai mercati dei capitali internazionali perché non può pagare 13 miliardi di dollari di debito estero».

Tendai Biti, un ex ministro delle finanze ora passato all’opposizione, denuncia: «C’è una preoccupante mancanza di dettagli sui termini per gli investimenti a Mount Hampden, e nessun piano è stato presentato per l’approvazione al parlamento dello Zimbabwe. Il governo è impegnato a ipotecare lo Zimbabwe».

Ma, a quanto pare, anche nel mare di povertà e polvere che è diventato lo Zimbabwe i ricchi non mancano:  secondo Ul Mulk, «Almeno il 12% delle 250 ville di lusso da costruire in una fase iniziale sono già state acquistate in anticipo». Ma non ha fornito ulteriori dettagli sull’identità degli acquirenti, anche se ha rivelato che ZIM City  «Mira a fornire alloggi che costano più di 500.000 dollari Usa per unità». Una cifra enorme per un Paese dove, secondo la Banca Mondiale, il reddito annuo pro capite è di 1.737 dollari Usa, meno di 5 dollari al giorno, e il 50% della popolazione vive in povertà estrema, con meno di 2 dollari al giorno.

Con la costruzione della nuova capitale, Harare potrebbe subire un’ulteriore decadenza. L’ex Salisbury del dominio britannico e della Rhodesia razzista, costruita per ospitare una popolazione di 200.000 coloni bianchi, oggi ospita 1,6 milioni di persone e le infrastrutture e servizi non hanno tenuto il passo; le fogne non funzionano e l’acqua che esce dai rubinetti è maleodorante.

Intanto, tutte le case e le baracche che erano state edificate nell’area dove sorgerà ZIM City sono state rase al suolo (meno una e nessuno sa il perché), ma in pochi credono che la città del futuro nascerà davvero. «Sarebbe una bolla, un’anomalia in un Paese in cui la maggior parte affronta la degenerazione infrastrutturale –  conclude Chan – E’ improbabile che, anche in un Paese con le priorità distorte come lo Zimbabwe, venga mai costruita».

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