Il Water Front di Portoferraio preoccupa le terme di San Giovanni

Ma il comune riapre l’iter anche per il vicino porto di San Giovanni

[17 Giugno 2016]

Il progetto del Water Front del nuovo porto-cantiere di Portoferraio, del quale si sta discutendo da anni e il cui progetto è in discussione in Regione, preoccupa  le storche Terme San Giovanni.

I proprietari della struttura temono che «la cementificazione e il conseguente innalzamento del fondale marino possano ostacolare e ridurre gli scambi di correnti e maree che rinnovano costantemente le acque del bacino termale». Secondo loro, «A risentirne sarebbe il delicato equilibrio dell’ecosistema di alghe e piante marine che crescono spontaneamente all’interno della laguna e che costituiscono, insieme al limo dall’importante valenza terapeutica, un unicum irripetibile nel panorama termale italiano ed europeo. Non a caso presso lo stabilimento viene praticata la Talassoterapia, che riassume tutti i benefici che il mare può offrire attraverso l’acqua, il fango, le alghe e le piante marine. E proprio da questa laguna generosa nasce una linea di cosmetici naturali e prodotti biologici ecocertificati».

Secondo il dottor Emiliano Somigli, «Modifiche incaute potrebbero compromettere l’attività di fangobalneoterapia, grazie alla quale le Terme San Giovanni sono famose e ottimamente frequentate da oltre cinquant’anni, e i posti di lavoro, occupati da operatori qualificati. Auspichiamo dunque chiarimenti e rassicurazioni in proposito da parte del Comune di Portoferraio, del Demanio, della Regione Toscana. Ci auguriamo che il mondo istituzionale non abbandoni le Terme e che il progetto del nuovo porto, certamente utile per l’indotto turistico di Portoferraio e dell’intera isola, tenga in considerazione questi pericolosi effetti collaterali».

Ma probabilmente ad aumentare le preoccupazioni della proprietà delle Terme di San Giovanni contribuirà anche la decisione del Comune di Portoferraio di riaprire l’Iter del Porto turistico di San Giovanni, ancora più vicino alle Terme, un percorso che si era fermato a causa del rischio idraulico e delle osservazioni presentate dagli ambientalisti, che chiedono che l’intera area tra le Terme e le Prade sia protetta come Zona umida e rientri nel perimetro del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano.