L’Italia va a fuoco ma il 44% dei Comuni non ha il catasto degli incendi: territorio non tutelato

Europa verde: «Con la riforma Madia del Governo Renzi, si è pensato di cancellare e militarizzare il Corpo forestale dello Stato»

[26 Agosto 2021]

I dati forniti dell’European forest fire information system (Effis) mostrano un’Italia assediata da incendi record: dall’inizio di quest’anno sono già andati a fuoco 158.000 ettari, una superficie equivalente alle città di Roma, Napoli e Milano messe insieme.

In Sicilia ad esempio, solo dall’inizio del 2021, oltre 78mila ettari sono bruciati, pari al 3,05% della superficie della regione, in Sardegna invece 20mila ettari sono bruciati causando l’evacuazione di centinaia di persone.

Una situazione nazionale gravissima, figlia – oltre che della crisi climatica in corso – di «una politica senza scrupoli che, anziché puntare sul controllo e la prevenzione ha semplicemente pensato di ignorare il problema, cancellando una risorsa preziosissima come il Corpo forestale dello Stato e privatizzando de facto la flotta di canadair», denuncia in un dossier Europa verde.

«Sono passati vent’anni da quando una legge, fortemente voluta dai Verdi, ha introdotto il reato di incendio boschivo, eppure – si sottolinea nel documento – non si è fatto nulla per aumentare le iniziative di prevenzione e rafforzare il controllo del territorio. Al contrario, con la riforma Madia del Governo Renzi, si è pensato di cancellare e militarizzare il Corpo forestale dello Stato, lasciando che si perdesse un patrimonio prezioso di esperienze e capacità. Il responsabile ha un nome e un cognome e noi non possiamo fare a meno di chiederci cosa stia facendo adesso, dalla sua poltrona al Senato, Matteo Renzi. E il Ministro Cingolani dov’è di fronte all’avanzare del fuoco e, di conseguenza, dell’inesorabile desertificazione del Sud Italia?».

Oltre a un provvedimento che ripristini il Corpo forestale al di fuori del perimetro militare, da Europa verde chiedono di porre attenzione alla paradossale situazione che vivono troppi Comuni italiani, non dotati di un catasto incendi aggiornato.

La legge quadro in materia di incendi boschivi n. 353/2000 definisce divieti, prescrizioni e sanzioni sulle zone boschive e sui pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco prevedendo la possibilità da parte dei comuni di apporre, a seconda dei casi, vincoli di diversa natura sulle zone interessate. In particolare, la legge stabilisce vincoli temporali che regolano l’utilizzo dell’area interessata ad incendio: un vincolo quindicennale, un vincolo decennale ed un ulteriore vincolo di cinque anni. Inoltre, sulle zone boschive e sui pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco, è vietata per dieci anni la realizzazione di edifici nonché di strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive.

Ma com’è possibile avere precisa cognizione dei territori da sottoporre a vincolo, se non c’è un catasto degli incendi aggiornato?

«La questione che intendiamo sottolineare in questa nostra analisi – concludono nel merito da Europa verde – è rappresentata dal fatto che in molte regioni il dato del catasto non è aggiornato da anni. Secondo i dati forniti d l’Arma dei Carabinieri, solo nel 2020, il 44% dei Comuni non ha presentato la richiesta del catasto degli incendi. Considerando che nello stesso anno 53mila ettari sono andati in fumo nel territorio italiano per via degli incendi, quasi 25mila ettari non hanno ricevuto la tutela che la legge gli avrebbe garantito. Se abbiamo catasti fermi da anni significa che abbiamo centinaia di migliaia di ettari che non sono sotto tutela, e dove paradossalmente è consentita l’attività venatoria, è consentita l’attività di pascolo e, cosa ancor peggiore, sono consentite le attività di trasformazione urbanistica».