Legambiente: «Il “nuovo” piano per l’accosto delle navi da crociera a Portoferraio era già stato bocciato nel 2007»

Gli ambientalisti a Sindaco e Autorità portuale: «Progetto e impatto ambientale insostenibili»

[9 Luglio 2019]

L’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale nel comunicato del 26 Giugno 2019 riferisce del suo progetto di ridisegnare il porto di Portoferraio che prevede il prolungamento di 64 metri della banchina di Alto Fondale, creando così un accosto con una lunghezza finale di circa 180 metri contro gli attuali 116. L’Autorità portuale definisce questa «La principale proposta di adeguamento tecnico funzionale al Piano Regolatore Portuale» con la quale si ripropone di «ridisegnare Portoferraio, rendendolo adatto a ricevere le navi di ultima generazione, quelle con lunghezza variabili tra i 117 e i 170 metri, che per evidenti limiti strutturali non possono ormeggiare in porto. Assieme al prolungamento dell’Alto Fondale, la Port Authority intende ridimensionare di 30 metri la lunghezza della Calata Depositi (oggi lunga 105 mt), riallenandola con il Molo Gallo e ampliando così gli spazi a terra, 1500 mq che potranno essere utilizzati agevolare tutte le procedure di sbarco e imbarco dei veicoli senza intralciare la viabilità locale oltremodo congestionata. Anche per le aree di sbarco alla radice del Pontile 1 si rende necessario prevedere ulteriori spazi che permettano un’agevole procedura di sbarco e imbarco dei nuovi traghetti. Tali aree devono garantire degli spazi minimi per garantire gli incolonnamenti dei veicoli prima dell’imbarco senza andare ad interferire con il traffico locale, così come avviene peraltro già oggi sul piazzale già esistente e di dimensioni adeguate a servizio del lato Nord del pontile in questione. Per eliminare le possibili interferenze con il traffico cittadino, che ovviamente si accentua in modo evidente nei mesi estivi si propone pertanto di realizzare un ampliamento del piazzale di imbarco alla radice del pontile n.1 lato Sud che porterebbe ad avere 1.600 mq di nuovi piazzali indispensabili per consentire lo stoccaggio e l’imbarco in sicurezza dei mezzi sui traghetti ivi destinati. L’onere complessivo dei lavori relativi ai due interventi di adeguamento si prevede possano ammontare a circa sei milioni di euro».

Quel che non dice l’Autorità Portuale è che aveva già presentato al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. un analogo progetto di “Adeguamento tecnico funzionale n° 2 al P.R.P. vigente anno 2005. Riprofilatura delle banchine e dei pontili esistenti e nuovo approdo pesca Porto di Portoferraio relazione tecnica” –  https://www.portialtotirreno.it/pianificazione-e-opere/adeguamenti-tecnico-funzionali/

Un progetto che era esplicitamente dedicato ai «mezzi da crociera attualmente facenti scalo nel Porto di Portoferraio, determina altresì un ampliamento degli spazi a terra per una superficie pari a circa 1.500 mq. che potrà essere dedicata ad aree di sosta per i veicoli in transito; Aree di vitale importanza come emerso nel corso delle varie riunioni, indette dal Vice Prefetto di Livorno e svoltesi per disciplinare i traffici veicolari nel Porto medesimo durante i “caldi” periodi estivi». Ma la cosa non convinse affatto il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici che, con la delibera n. 209/2007 bocciò il progetto: «Si evidenzia preliminarmente che il vigente P.R.P. di Portoferraio risale al lontano 1959 ed è stato poi oggetto di un variante parziale, formalizzato con un decreto interministeriale n. 4300 in data 12.02.1968. La vetustà del vigente P.R.P. unitamente al notevole aumento del traffico RO-RO di autoveicoli e merci, nonché passeggeri, imporrebbe una revisione generale del vigente Piano, per renderlo più adeguato alla nuova realtà. Lo strumento più idoneo per ottenere ciò, come previsto dalla vigente normativa, sarebbe una variante di P.R.P. e non una serie di adeguamenti tecnico-funzionali che inevitabilmente portano a considerare aspetti limitati della funzionalità e dell’urbanistica portuale, tenuto anche conto dell’esistente tessuto urbano particolarmente delicato e complesso. Nel caso specifico vengono proposti all’esame quattro distinti adeguamenti tecnici funzionali, due dei quali interferiscono tra loro […]. Iniziando dal “Prolungamento del molo Alto Fondale”, la proposta prevede essenzialmente un prolungamento di circa 64 metri dell’esistente banchina, per permettere l’attracco di navi da crociera di medie dimensioni; come conseguenza si avrebbe una minore lunghezza di circa m 50 della banchina dove attualmente attraccano i pescherecci. Come riferito dall’Autorità portuale, i pescherecci che non avrebbero più posto in questa zona (“Calata Depositi”) potrebbero attraccare presso una nuova banchina che si realizzerebbe con altro adeguamento tecnico-funzionale, (di cui si tratta in seguito), “ampliamento della radice del pontile n. 1 lato sud” o presso altra banchina. Come già osservato in occasione della lettera n.149 del 18.10.2006 riportata in premesse, questo piano di adeguamento tecnico-funzionale non si ritiene ammissibile, in quanto si avrebbe una modifica della destinazione d’uso del banchinamento, peraltro, tale modifica richiederebbe l’attivazione di una variante di P.R.P.. Inoltre si ritiene inopportuno che le previste navi da crociera attracchino a ridosso del centro storico, soprattutto per l’impatto del notevole traffico di pullman a servizio dei croceristi».

Insomma, il progetto era già stato bocciato 5 anni prima del naufragio della Costa Concordia all’Isola del Giglio e del decreto Clini/Passera che vieta ai giganti del mare di avvicinarsi alle aree protette e alle aree ecologicamente e paesaggisticamente delicate, prima che l’incompatibilità delle grandi navi con i centri storici e con il traffico di traghetti si mostrasse in tutta la sua evidenza e drammaticità a Venezia e 12 anni prima del recente rapporto “One Corporation to Pollute Them – All Luxury cruise air emissions in Europe” di Transport & Environment del quale emerge che nel 2017 le 203 navi da crociera che hanno solcato i mari dell’Europa hanno emesso  «62 mila tonnellate di ossidi di zolfo, 155 mila tonnellate di ossidi di azoto, 10 mila tonnellate di polveri sottili e più di 10 tonnellate di CO2», cioè circa 20 volte più ossidi di zolfo (SOx) dei 260 milioni di automobili circolanti nell’Ue, e che Costa Crociere e MSC Crociere sono le compagnie che emettono  la maggior quantità di inquinanti nei mari dell’Ue.

Ed è abbastanza incredibile che lo si riproponga in un porto congestionato e in un’isola che finalmente punta timidamente sulla qualità ambientale e che non ha certo bisogno di uno dei turismi mordi e fuggi considerati a più elevato impatto ambientale e a minor impatto economico. Senza contare che l’inquinamento delle navi da crociera andrebbe a incrementare quello dei traghetti di linea per ila mitigazione del quale Legambiente chiede da anni mitigazioni, controlli e la messa in linea di navi energeticamente più efficienti e al passo con quanto prevedono le Direttive europee.

Per questo Legambiente Arcipelago Toscano ha scritto al Sindaco del Comune di Portoferraio e al Presidente Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale per chiedere al Comune di pubblicare sul suo sito istituzionale «il Piano Strutturale e il Piano Regolatore Portuale (del 1959 ed è stato poi oggetto di un variante parziale, formalizzato con un decreto interministeriale n. 4300 in data 12.02.1968) vigenti evidenziando dove contemplino il progetto del prolungamento del Molo Alti Fondali che come confermato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici non può essere considerato un adeguamento tecnico-funzionale».

Vista anche la delibera della giunta comunale portoferraiese del 28/6/2019 che sembra dar via libera al progetto, Legambiente ricorda inoltre che, in base all’articolo 39 comma 3 del DLGS 33/2013, la pubblicità’ degli atti di governo del territorio  “è condizione per l’acquisizione dell’efficacia degli atti stessi”.

Legambiente Arcipelago Toscano conclude facendo notare che «Inoltre che una variante al Piano Regolatore Portuale di tale portata dovrebbe essere preceduta dalla revisione del Piano Strutturale, peraltro scaduto, accompagnata da una valutazione ambientale strategica che consideri le possibili alternative e l’impatto ambientale generato dalle navi e dalla circolazione automobilistica in prossimità del centro storico».