Legambiente: a Carrara allarme terre di cava. Il rischio alluvionale è aumentato

Documento inviato a Regione e Comune: trasformare i ravaneti da fattore di rischio in fattore di sicurezza idraulica

[26 Luglio 2018]

Legambiente Carrara ha inviato al Comune e alla Regione un documento che è anche n grido d’allarme: «Mentre a valle della città si lavora a ridurre il rischio – dicono gli ambientalisti – il centro città sta subendo un progressivo aumento del rischio alluvionale a causa di una gestione delle cave che va in direzione
opposta a quella raccomandata dalla relazione Seminara».

IL cigno Verde ricorda che «La relazione Seminara individua la necessità di realizzare una decina di invasi per trattenere al monte complessivamente un milione di m3 di acque e ridurre i picchi di piena, ma al monte si stanno riempiendo le cave a fossa dismesse (utilizzandole come discariche di terre), perdendo così volumi d’invaso già esistenti. Col riempimento, quasi ultimato, delle sole cave Buca di Ravaccione, Calagio, Trugiano e Scalocchiella, infatti, stiamo perdendo un volume d’invaso di 700.000 m3. Oggi, dunque, a parità di precipitazioni, Carrara  subirebbe picchi di piena più elevati di quelli che si sarebbero verificati solo pochi anni fa; e quando i nuovi invasi saranno realizzati, la loro efficacia sarà vanificata dalla perdita degli invasi fino a ieri esistenti».

Il documento di Legambiente Carrara fa notare che «Anche per l’altra raccomandazione della relazione Seminara, la rimozione delle terre dai ravaneti (per aumentarne la capacità assorbente e ridurne la propensione alle colate detritiche che intasano gli alvei), sarebbe troppo poco dire che è stata disattesa: sta infatti proseguendo alacremente lo scarico di ingenti quantità di nuove terre sui ravaneti, aggravando ulteriormente, anche in questo modo, il rischio idraulico».

Legambiente documenta con molte foto «le drammatiche trasformazioni territoriali che avvengono sotto i nostri occhi» e non lamenta lentezze d’at­tuazione ma, al contrario, «denuncia una gestione delle cave che incrementa attivamente il rischio alluvionale».

Gli ambientalisti scrivono al Sindaco di Carrara: «Preso atto che la scelta degli uffici comunali di consentire la trasformazione del bacino montano del Carrione in un’immensa discarica di terre è stata indubbiamente consapevole, Legambiente sottolinea come fosse purtroppo pienamente azzeccata la definizione di “fabbrica del rischio alluvionale” da lei attribuita già anni fa alla macchina comunale» e chiedono al Comune di: «Ritirare le autorizzazioni che consentono il riempimento di cave a fossa; ordinare il completo svuotamento delle cave dai detriti che le hanno colmate; ordinare la completa rimozione delle terre abbandonate al monte negli anni passati (anche qualora l’abbandono fosse stato autorizzato).

Nel corposo documento, inviato anche agli uffici della Regione Toscana competenti, Legambiente chiede «se è stata verificata l’attendibilità delle portate di piena previste dallo studio Mobidic e se è stato effettuato lo studio ad hoc per valutare la riduzione del rischio alluvionale conseguibile con lo smantellamento dei ravaneti e la loro ricostruzione con sole scaglie (rimuovendo cioè le terre che li intasano). L’importanza di tale studio sta nel fatto che potrebbe scaturirne un intervento su grande scala di trasformazione territoriale (stavolta positiva!): la radicale pulizia dei ravaneti dalle terre, infatti, è proposta dall’associazione come la “grande opera” di cui ha bisogno Carrara per trasformare i ravaneti da fattore di rischio in fattore di sicurezza idraulica».