Le attività umane sono le principali cause dell’erosione dei suoli alpini italiani

Uno studio francese sullo spartiacque del Lago d’Iseo: ad alta quota incide di più il clima a quote più basse le attività antropiche

[11 Ottobre 2021]

Lo studio “Quantitative evaluation of human and climate forcing on erosion in the alpine Critical Zone over the last 2000 years”, pubblicato recentemente su Quaternacy Science Reviews da un team di scienziati francesi delle università Savoie Mont Blanc (USMB), Grenoble Alpes (UGA), Rouen Normandie (URN), del CNRS e dell’Institut de Physique du Globe de Paris (IPGP) mostrano per la prima volta che « Gli esseri umani sono il principale fattore di erosione del suolo nelle Alpi italiane negli ultimi due millenni. Lo sviluppo dell’agricoltura e della pastorizia ha portato a un duplice aumento dei tassi di erosione».

All’USMB, che ha guidato lo studio, spiegano che «L’erosione è un processo geologico che causa il degrado del suolo. Spostando la materia presente nei suoli e nelle rocce, l’erosione colpisce principalmente la zona critica, definita come il sottile film superficiale della Terra e così chiamata perché luogo di sviluppo della maggior parte delle forme di vita terrestri ma anche delle società umane. Nel corso dei secoli, l’intensità dell’erosione è cambiata in base alle fluttuazioni climatiche e all’uso del suolo. L’Europa e le Nazioni Unite hanno classificato l’erosione e la perdita del suolo come una delle principali minacce per l’umanità. In particolare, colpisce indirettamente la produzione alimentare, la qualità dell’acqua e la biodiversità. E’ quindi essenziale comprendere e quantificare l’impatto del clima e delle attività umane sull’erosione del suolo, al fine di migliorare la gestione di questa risorsa, in particolare nelle aree montane dove il fenomeno dell’erosione è molto elevato».

Lo studio ha permesso di ricostruire i tassi di erosione nel nord Italia negli ultimi due millenni e la ricerca è stata condotta utilizzando i sedimenti del Lago d’Iseo che è il punto di convergenza dei corsi d’acqua di uno spartiacque montuoso di 1.777 km2.  I ricercatori francesi ricordano che «Durante l’erosione, piccole particelle si staccano dalle rocce o dal suolo e rimangono sospese nell’acqua. Tutti i sedimenti spostati durante l’erosione dello spartiacque nord italiano vengono poi depositati nel fondo del Lago d’Iseo».

Studiando i sedimenti presenti nel lago e utilizzando metodi geochimici e sedimentologici, il team francese è stato in grado di separare il ruolo svolto dal clima da quello svolto dell’utilizzo del suolo da parte dell’uomo nell’aumento dell’erosione nello spartiacque del lago.

All’USMB  concludono: «Semplificando lo spartiacque del Lago d’Iseo in due parti in base all’altitudine e al tipo di roccia, gli scienziati sono stati in grado di separare l’effetto delle fluttuazioni climatiche e delle attività umane sull’erosione. Infatti, nella parte d’alta quota, l’erosione è dovuta principalmente all’avanzare e al ritiro dei ghiacciai e alle precipitazioni. Al contrario, nella parte di media e bassa quota, dove le società umane hanno sviluppato le loro attività per millenni, sono i diversi usi del suolo e le precipitazioni che hanno influito sull’erosione».