La legge regionale scempia-coste della Sardegna verrà impugnata dal governo?

GrIG: «Altro cemento sulle coste non vuol dire turismo, significa solo degrado ambientale e perdita di attrattiva»

[4 Agosto 2020]

La maggioranza di centro-destra del Consiglio regionale della Sardegna ha approvato la legge regionale 13 luglio 2020, n. 21 (Norme di interpretazione autentica del piano paesaggistico regionale) che è stata subito ribattezzata legge  scempia-coste e che è stata duramente criticata dalle associazioni ambientaliste, con l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) e un centinaio di cittadini che hanno inviato al governo nazionale istanze perché faccia ricorso alla Corte costituzionale contro la norma regionale.

Sulla legge  scempia-coste è intervenuta duramente anche Chiara Braga, responsabile nazionale Agenda 2030 e sostenibiltà del PD e  coordinatrice dell’Ufficio di Programma PD in Segreteria. «L’era salviniana travolge anche la Sardegna, che oggi vede approvata la legge del cemento. La giunta a targa Lega smantella il Piano paesaggistico regionale, introdotto dal centrosinistra e primo in Italia nel tutelare un principio di civiltà vietando la costruzione nella fascia dei 300 metri dalle coste. Sono tanti, troppi, i mega-progetti edilizi, al momento fermi, che potrebbero ripartire. A danno della fascia costiera, delle aree agricole, delle aree archeologiche e dei monumenti. Un patrimonio immenso e unico al mondo. Bene collettivo, di tutti gli italiani, ora minacciato dai costruttori che nell’isola hanno sempre visto profitto per sé, non per la comunità che la vive».

Secondo la Braga, «La legge appena approvata di fatto estromette il Ministero dal processo di copianificazione, sana gli abusi e consente di ottenere nuove autorizzazioni edilizie.  Tanti gli interessi economici in ballo. Poca la coscienza e il rispetto nei confronti dell’isola che si ritrovano a governare senza averne cura. Non serve essere ambientalisti per comprendere la gravità della decisione presa. Basta aver chiare le priorità di un territorio che fa i conti con disoccupazione e spopolamento per capire che la cementificazione è uno schiaffo in faccia ai sardi e a una terra la cui bellezza meriterebbe di essere tutelata e non svenduta».

Il GrIG  sottolinea che «L’Ufficio legislativo del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare ha formulato in questi giorni una chiara richiesta di impugnazione per violazione delle competenza statali esclusive in materia di tutela dell’ambiente.   Toni molto duri e determinati».  La conferma arriva dalla consigliera regionale dei Progressisti Maria Luisa Orrù che ha pubblicato sulla sua pagina Facebook stralci della lettera inviata il 27 luglio dall’Ufficio legislativo al Governo: «La legge regionale in oggetto contempla talune disposizioni che appaiono costituzionalmente illegittime, in quanto contrastanti con la competenza esclusiva statale in materia di “tutela dell’ambiente e dell’ecosistema” (art. 117, comma 2, lett. s), Cost.), materia, quest’ultima “trasversale” e “prevalente”, che si impone integralmente nei confronti delle Regioni che non possono contraddirla, spettando allo Stato, per costante giurisprudenza costituzionale, la competenza a fissare livelli di tutela uniforme sull’intero territorio nazionale. Infatti, il carattere trasversale della materia della tutela dell’ambiente se, da un lato, legittima le Regioni a provvedere attraverso la propria legislazione esclusiva o concorrente in relazione a temi che hanno riflessi sulla materia ambientale, dall’altro non costituisce limite alla competenza esclusiva dello Stato a stabilire regole omogenee nel territorio nazionale per procedimenti e competenze che attengono alla tutela dell’ambiente e alla salvaguardia del territorio (ex plurimis, sentenze n. 150 e n. 151 del 2018, n. 244 del 2016, n. 249 del 2009, Corte Cost.)».

Ma il GrIG  evidenzia che «E’ anche la legge regionale 24 giugno 2020, n. 17, che proroga, per l’ennesima volta, i termini di efficacia del c.d. piano casa a esser oggetto di specifica richiesta di impugnazione davanti alla Corte costituzionale sempre per le medesime motivazioni da parte dell’Ufficio legislativo del Ministero per i beni e attività culturali e il turismo».

L’associazione ricorda che, a maggioranza, «Il Consiglio regionale ha formulato con legge un’illegittima interpretazione autentica che consentirebbe la riscrittura del piano paesaggistico regionale (P.P.R.) nelle sue parti fondamentali (fascia costiera, zone agricole, beni identitari). In pratica, la Giunta regionale Solinas sarebbe così autorizzata a riscrivere le parti fondamentali del P.P.R.  in gelosa quanto interessata solitudine, senza ottemperare agli obblighi di pianificazione congiunta con il Ministero per i Beni e Attività Culturali e il Turismo. La motivazione dichiarata, legata al voler così consentire il completamento della nuova strada statale n. 291 “Sassari – Alghero”, non solo non è minimamente condivisibile, perché esso è esplicitamente previsto dall’art. 20, comma 1°, lettera b,  delle norme tecniche di attuazione (N.T.A.) del P.P.R., ma è anche smentita dalla decisione adottata dal Consiglio dei Ministri che ha approvato definitivamente il completamento della strada».

Infatti, lo stesso Solinas ha dovuto prendere atto che questo “alibi” era caduto e il 30 luglio, facendo buon viso a cattivo gioco, ha  detto che «Sulla vicenda della 4 corsie Sassari-Alghero, che ci ha spinti a ricorrere al Tar per far valere le ragioni della Sardegna, ha prevalso il buon senso. Dobbiamo portare a compimento una delle principali arterie stradali dell’Isola, di assoluto valore strategico, il cui completamento potrà consentire un adeguato collegamento dell’abitato di Alghero con la SS131 e con Sassari».
Il GrIG  gira il coltello nella piaga: «IL completamento della strada è una sfrangiata foglia di fico che maldestramente prova invano a coprire la solita, consueta, voglia mattonara».

Intanto la petizione online “Salvaguardiamo le coste sarde” lanciata dal GrIG ha superato 34 mila firme di cittadini che chiedono il mantenimento dei vincoli di inedificabilità costieri, i vincoli di inedificabilità nella fascia dei 300 metri dalla battigia marina, stabiliti dalle normative vigenti e una scelta di salvaguardia ambientale, una scelta per preservare il futuro, una scelta di civiltà.

Il Gruppo d’Intervento Giuridico conclude: «Altro cemento sulle coste non vuol dire turismo, significa solo degrado ambientale e perdita di attrattiva. Naturalmente le adesioni alla petizione continueranno a giungere, in attesa del prossimo esame di un’altra proposta legislativa foriera di fortissime preoccupazioni per la tutela efficace delle coste sarde, il disegno di legge della Giunta Solinas (deliberazione Giunta regionale n. 52/40 del 23 dicembre 2019relazione illustrativatesto della proposta) per consentire aumenti volumetrici anche a due passi dal mare. Abbiamo difeso, difendiamo e difenderemo la nostra Terra, millimetro per millimetro. Ne stiano certi».