La battaglia per lo sviluppo sostenibile sarà vinta o persa nelle città (VIDEO)

Le nuove città devono essere costruite per le persone, non per le automobili. Saranno in prima linea per i rischi legati al clima

[30 Maggio 2019]

Aprendo la prima  UN-Habitat Assembly in corso a Nairobi, in Kenya, la direttrice esecutiva dell’United Nations human settlement programme, la malese Maimunah Mohd Sharif, ha detto che «Se la battaglia per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) si vince o si perde nelle città, è necessario  avere un impatto duraturo sulle comunità e assicurarsi che nessuno resti indietro», Per la Mohd Sharif la chiave è l’innovazione, che ha definito come «Nuove conoscenze e soluzioni per migliorare le condizioni di vita per tutti nelle città e nelle comunità. E’ il tema centrale dell’Assemblea perché le città, che guidano le economie nazionali, creando prosperità, migliorando lo sviluppo sociale e fornendo occupazione, possono anche essere terreno fertile per la povertà, l’esclusione e il degrado ambientale. Pertanto, le città dovranno continuare a guidare l’innovazione in modi rivoluzionari, a beneficio di tutti, come previsto nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il piano delle Nazioni Unite per porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e assicurare la pace e la prosperità per tutti. Le soluzioni innovative e intelligenti fanno parte dei motivi per cui le città e le regioni si arricchiscono».

La  Mohd Sharif ha chiesto ai delegati di pensare a come «promuovere tecnologie urbane intelligenti in grado di gestire i principali sistemi richiesti da una città – come acqua, trasporti e energia pulita ─ migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini» e a come i diversi Paesi possano  creare un ambiente che incoraggi soluzioni innovative per eliminare la povertà; e come utilizzare al meglio le nuove conoscenze per servire meglio le comunità.

«L’UN-Habitat – ha detto la Mohd Sharif – punta a diventare un centro di eccellenza e innovazione che definisce il discorso globale e l’agenda sullo sviluppo urbano sostenibile, che produce conoscenze innovative, specializzate e all’avanguardia».

Dopo essersi complimentata per il lavoro fatto dall’ UN-Habitat, la  vice segretario generale dell’Onu. Amina Mohammed ha evidenziato che «Le città non possono più essere costruite come sono state costruite New York o Nairobi: le nuove città devono essere costruite per le persone, non per le automobili. E dobbiamo costruire le città sapendo che saranno in prima linea per i rischi legati al clima: dall’innalzamento del livello del mare alle tempeste. Le città galleggianti possono far parte del nostro nuovo arsenale di strumenti» (vedi video).

Al primo High level panel  ospitato dalll’UN Habitat Assembly hanno partecipato il presidente del Kenya Uhuru Kenyatta e quello del Sud Sudan Kiir Mayardit del Sud Sudan e i premier delle Figi Josai Vorege Bainimarama e dello Yemen (il governo di Aden) Maeen Abdulmalik Saeed e la Mohd Sharif  che hanno risposto alle domande sull’innovazione urbana, le partnership con il settore privato e il ruolo del multilateralismo.

Kenyatta ha spiegato come la politica degli alloggi a prezzi accessibili, un diritto sancito dalla Costituzione keniota del 2010, «Sarà una grande sfida nel mondo dell’urbanizzazione. Per noi è quindi importante guardare a modi alternativi, nuovi e innovativi per raggiungere questo obiettivo. Senza una partnership con il settore privato, non c’è modo di fornire alloggi a prezzi accessibili alle persone».

Il presidente del Sud Sudan, il più giovane Stato del mondo che praticamente è in guerra da prima e dopo l’indipendenza, ha ammesso di avere grossi problemi di alloggi e infrastrutture partendo da zero e, con una buona dose di faccia tosta, ha sottolineato «l’importanza dello sviluppo nel sostenere la pace e la stabilità».

Il primo ministro delle Figi, ha spiegato come il suo Paese stia usando l’innovazione per affrontare il cambiamento climatico: «Le Figi collaborano con l’UN-Habitat per coinvolgere le donne e le esperienze dei giovani nella loro pianificazione urbana per rendere i loro insediamenti urbani più sicuri, resilienti e sostenibili». Bainimarama è d’accordo sul fatto che le partnership con il privato siano importanti, ma ha ricordato ai liberisti più entusiasti che «I governi devono guidare e stabilire standard attraverso leggi, regolamenti, politiche e programmi».

Saeed, proprio mentre dal suo Paese arrivano terribili notizie di una nuova strage di bambini causata dal bombardamento dei suoi alleati/padrini sauditi, ha parlato delle conseguenze della guerra sulle aree urbane: «La recente guerra nello Yemen ha creato uno straordinario cambiamento demografico all’interno delle nostre città, mentre gli abitanti sono fuggiti dalle aree di conflitto. Nella ricostruzione abbiamo pianificato di adottare soluzioni innovative pur mantenendo l’identità unica delle città. Quando si tratta di pianificazione urbana e alloggi, abbiamo avremo di centinaia di migliaia di unità in determinate aree. Quindi ci stiamo impegnando e ci affidiamo al settore privato per produrli». Tradotto vuol dire che – se la coalizione arabo-sunnita sconfiggerà gli Houthi sciti che governano Sana’a – la ricostruzione dello Yemen sarà affidata alle grandi imprese edilizie saudite (compresa quella dei Bin Laden) ed emiratine, cioè dagli stessi che attualmente stanno bombardando le città.

Il direttore esecutivo dell’UN-Habitat, Maimunah Mohd Sharif, ha sottolineato che se la battaglia per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile deve essere vinta o persa nelle città, allora “le città dovranno continuare a guidare l’innovazione in modi pionieristici per ottenere un impatto duraturo sulle comunità e per garantire che nessuno sia lasciato indietro “.

La presidente dell’UN Habitat Assembly, la messicana Martha Delagado, ha concluso: «Dobbiamo avvicinare l’agenda globale ai cittadini e impegnarci con gli stakeholders, L’esperienza dimostra che gran parte della creatività e dell’innovazione avvengono a livello locale, attraverso le esperienze e gli incontri quotidiani».

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