Riceviamo e pubblichiamo

Frana sulla SS 107 in Calabria colpa degli abusi edilizi, non del maltempo

Legambiente Sila: messa in sicurezza del territorio, approvare il Piano strutturale, abbattere 526 abusi edilizi

[27 Ottobre 2021]

Le frane a San Giovanni in Fiore non le causano la pioggia ma il dissesto del territorio provocato da decenni di abusi edilizi. Il maltempo non è la causa principale dello smottamento che ha interessato la SS 107 la cui origine è da ricercare nella mancanza di prevenzione e controllo del territorio che, anche per effetto del cambiamento climatico che accelera i fenomeni negativi, provoca effetti devastanti sul territorio.

Per questo motivo le dichiarazioni della sindaca di Succurro sulla frana, che sarebbe stata causata da lavori abusivi, non ci sorprendono ed anzi la incoraggiamo a proseguire con la richiesta di un intervento della prefettura di Cosenza per affrontare il degrado del territorio che abbiamo denunciato da anni e che hanno portato la Procura di Cosenza ad emettere 526 ordinanze di demolizione di opere edilizie abusive realizzate dal 2002 sul territorio comunale e in quello extraurbano in particolare.

Oltre a questo chiediamo all’Amministrazione Succurro di realizzare un piano a lungo termine per la manutenzione urbana e la messa insicurezza dei servizi e delle infrastrutture tecnologiche (sistema idrico, fognature, reti…) oltre a recupero delle aree a rischio idrogeologico già identificate dal Piano di assetto idrogeologico (PAI) e nuovi studi per aree di recente costruzione e non adeguatamente classificate dal punto di vista idrogeologico. Occorre imprimere una svolta nella gestione sostenibile del territorio completando l’iter di approvazione del Piano Strutturale Comunale (PSC), la cui discussione iniziata nel lontano 2008, non ha ancora portato a nulla di concreto. Il PSC sarebbe il principale strumento di governo e gestione del territorio, necessario per frenare il consumo di suolo e per proseguire con determinazione al taglio di almeno il 70% delle previsioni di crescita dell’edificato contenute nel vecchio e vigente Piano regolatore generale del 1999 che, per accontentare il partito del cemento e della speculazione edilizia, prevede la folle realizzazione di ulteriori edifici per 114mila abitanti, come se nel nostro paese ci fosse una carenza di abitazioni, quando la realtà dice l’esatto opposto.

E’ preferibile uno strumento come il PSC, magari imperfetto, che nessuno strumento di gestione del territorio, o peggio ancora continuare a mantenere in vigore l’attuale PRG che ha fatto tanti danni ed ha favorito il consumo di suolo anziché imporre di recuperare l’esistente e frenare all’aggressione del territorio. Approvare il PSC sarebbe utile anche per poter usufruire delle opportunità offerte dai bonus per le ristrutturazioni edilizie e per puntare sul recupero del patrimonio edilizio esistente, frenare l’abusivismo e mitigare il rischio idrogeologico e il degrado del territorio.

di Legambiente Sila