Frana la Liguria, nell’indifferenza e nell’assoluta mancanza di indignazione

Non siamo più in grado di visioni collettive. In un paese normale, non sarebbe un sogno

[30 Dicembre 2019]

Frana la Liguria … e il tutto avviene nell’assoluta indifferenza pubblica. Citando Via col vento,  alla domanda, “Che ne sarà di noi?” verrebbe da rispondere: “Francamente, me ne infischio!”. Ecco, la frana dell’Aurelia tra Chiavari e Rapallo sintetizza il pensiero contemporaneo: l’indifferenza, l’assoluta mancanza di indignazione di ciò che avviene nella “cosa pubblica”. Siamo indifferenti … è come se crollasse la società alla quale apparteniamo.

Non siamo più in grado di visioni collettive. Le frane, che appartengono sia all’abbandono del territorio sia alla storia dei luoghi, sono e rappresentano la fine di un corretto rapporto tra la sfera pubblica e quella privata. Il toponimo della frana di Chiavari è Liggia, ovvero “scivola”: se un territorio scivola verso il mare è mio dovere controllare e avvisare la popolazione, così come è mio dovere utilizzare le tecnologie disponibili come avviene, ad esempio, per la frana di Castagnola a Framura. E’ doveroso, non solo monitorare, ma costruire un sistema di protezione civile di allerta e di informazione immediata rivolta alle popolazioni, ai passanti.

Nessun morto, per fortuna! Ma io non mi accontento della fortuna. Desidero muovermi e viaggiare in sicurezza, avere la certezza di essere in buone mani. Pretendo che chi è preposto al controllo lo esegua realmente, così come chi svolge le attività le svolga nel pieno rispetto delle regole.

Occorre tutelare i privati confinanti con le strade pubbliche, servono norme che garantiscano la rapidità degli interventi e assicurazioni che coprano le responsabilità di chi, frontista, ha concesso un passaggio pubblico. Occorre un piano di manutenzione straordinario con il rifacimento dei muri spanciati dell’Aurelia adoperando i finanziamenti destinati per la conservazione dei muri a secco: intervenire sulle zone a rischio diventa indispensabile. E’ necessario incontrarsi e confrontarsi su come recuperare il territorio attraverso la valorizzazione del cibo e della  terra quali strumenti di prevenzione del rischio idrogeologico e ricostruire un percorso delle acque che torni ad essere governato. Occorrono giovani, iniziative e collettività, una visione che sappia coniugare cibo, tutela dell’ambiente, turismo, accoglienza e sicurezza. Se non vogliamo franare anche noi dobbiamo riscoprire la proposta.

Esprimo la mia personale vicinanza al Torriglia, la fondazione proprietaria del terreno franato, sperando che rinuncino definitivamente al progetto edilizio di cui si è discusso in questi anni a favore di un progetto di territorio, un progetto economico in cui parte dei proventi siano reinvestiti nella struttura stessa.

L’ultimo aspetto è quello relativo alle responsabilità. La legge 142 sulle pubbliche amministrazioni si è rivelato una straordinaria sciagura: doveva fare chiarezza circa i compiti e le differenze che intercorrono tra politica e dirigenza. Ha, invece, prodotto solamente la disparità di trattamento economico all’interno della pubblica amministrazione con enormi disparità di compenso tra impiegati e dirigenti senza, peraltro, risolvere il problema delle responsabilità. Non sapremo mai chi sono i veri responsabili, né dei ponti né delle frane, ed è per questa ragione che dobbiamo essere noi responsabili e trovare assieme soluzioni.

Se il Comune di Chiavari avesse aderito all’allargamento del Parco Nazionale di Portofino, la frana sarebbe stata rimossa con la dovuta attenzione mediatica per un evento grave ed inaccettabile come è questo. Ma la politica non vuole! Questi politici preferiscono un atteggiamento egocentrico e la carriera … ma le carriere individuali portano all’isolamento del territorio, al non contare più niente. Peccato …

Chiudo in positivo, formulando una proposta: organizziamo un tavolo comune e lanciamo un progetto nazionale di recupero della collina delle Grazie, rilanciamo sul turismo compreso quello religioso, valorizziamo il sapere degli anziani per produrre e vendere conserve e marmellate, ripiantiamo frutteti e recuperiamo l’olio, con il legno riscaldiamo la casa di riposo, … In un paese normale, non sarebbe un sogno.

di Massimo Maugeri – Legambiente Liguria

dal blog dl Circolo Legambiente Cantiere Verde – Tigullio