Erosione costiera, fermare subito il Grande progetto del litorale di Salerno

Il blitz di Goletta Verde contro il rischio di artificializzazione di 40 chilometri di costa salernitana da Pontecagnano ad Agropoli

[7 Luglio 2017]

Dopo la ripresentazione del Grande Progetto “Interventi di Difesa e Ripascimento del Litorale del Golfo di Salerno, oggi Goletta Verde ha realizzato un blitz contro il rischio di artificializzazione di 40 chilometri di costa salernitana che vanno da Pontecagnano ad Agropoli.

Questa mattina gli attivisti di Legambiente protestavano contro il primo stralcio di interventi previsti con un flash mob, esponendo lo striscione “Giù le mani dalla costa” sulla spiaggia libera di Pontecagnano, in località Magazzeno, mentre al largo la Goletta Verde issava l’esplicito messaggio “Che vergogna!”.

Legambiente spiega che «Con una Delibera della Giunta Regionale della Campania del 23 maggio scorso, infatti, è stato infatti affidato alle strutture preposte l’attuazione degli interventi relativi ad un primo stralcio del Grande Progetto, consistente nella realizzazione di un sistema a celle dalla foce del Picentino al litorale Magazzeno a Pontecagnano per un importo pari a circa 29 milioni di euro dei 70 milioni totali. Rimandando il completamento del progetto agli esiti del monitoraggio che dovranno essere effettuati a conclusione di questo primo stralcio».

Mariateresa Imparato, della segreteria di Legambiente Campania, denuncia: «Provincia e Regione corrono imperterriti, senza porsi adeguate domande su quale sarà l’efficacia e soprattutto quali saranno gli impatti di questo massiccio intervento. Da anni protestiamo contro questo tipo di interventi. Pensavamo che il pericolo per la nostra costa fosse ormai scongiurato, invece occorre ancora oggi occorre prestare la massima attenzione affinché le risorse comunitarie non vengano investite per interventi che già altrove si sono dimostrati fallimentari e che la stessa Unione europea sconsiglia. Se davvero si vuole affrontare il problema della fascia costiera non si possono più mettere in campo metodi da compartimenti stagni. Non si può affrontare il problema dell’erosione, senza tenere a mente quello della mancata depurazione delle acque, dello stato del sistema dunale, della biodiversità della fascia pineta, dell’abbandono della pista ciclabile, delle potenzialità dell’agricoltura e dei servizi per i lavoratori che quelle zone vivono».